10 anni di Oscar, fra meriti e abbagli: le nostre pagelle agli Academy Award

Aspettando l'imminente notte degli Oscar, ripercorriamo le ultime dieci edizioni degli Academy Award proponendovi le nostre 'pagelle' al premio cinematografico più prestigioso del mondo: gli indubbi meriti, le scelte discutibili e gli errori più clamorosi, dall'edizione relativa ai film del 2004 a quella dell'anno scorso.

Si svolgerà domenica 22 febbraio, al Kodak Theatre di Los Angeles, la cerimonia per la 87° edizione dei premi Oscar: un'altra occasione, per i cinefili incalliti così come per gli spettatori occasionali, per fare il tifo per i propri film e attori favoriti, per entusiasmarsi all'annuncio di alcuni premi e, inevitabilmente, anche per arrabbiarsi un po'. E benché sia impossibile mettere d'accordo tutti, è pur vero che alcune scelte compiute dalla giuria dell'Academy hanno contribuito a canonizzare grandi classici della storia del cinema o a celebrare il lavoro di autori e attori di primaria importanza.

Oscar 2015 - Neil Patrick Harris al 'nominee luncheon' ipnotizza tutti al Nominee Luncheon
Oscar 2015 - Neil Patrick Harris al 'nominee luncheon' ipnotizza tutti al Nominee Luncheon

Ma purtroppo non sempre è andata così, e in altri casi le preferenze degli Academy Award hanno suscitato perplessità ed aspri disaccordi, con le omissioni di film ed interpreti assolutamente meritevoli a favore di prodotti più convenzionali e Academy-friendly o di performance non proprio memorabili. Oggi, pertanto, abbiamo deciso di proporvi le nostre 'pagelle' alle ultime dieci edizioni degli Oscar, da quella relativa ai film del 2004 a quella per i film del 2013: fra serietà e ironia, un modo per ripercorrere dieci anni di capolavori e di grandi pellicole, ma anche di passi falsi e di statuette che, con il senno di poi, probabilmente avrebbero avuto destinatari ben diversi...

Premi Oscar 2005: il trionfo di Clint Eastwood con Million Dollar Baby

Clint Eastwood con Hilary Swank in una scena di Million Dollar Baby
Clint Eastwood con Hilary Swank in una scena di Million Dollar Baby

La 77° edizione degli Oscar ha assistito al trionfo di Million Dollar Baby di Clint Eastwood, vincitore di quattro premi per miglior film, regia per Eastwood, attrice per Hilary Swank e attore supporter per Morgan Freeman: una scelta ineccepibile per le due categorie principali, per quello che rimane uno dei più asciutti e dolenti capolavori del cinema americano degli anni Duemila (benché, ancora una volta, a scapito del povero Martin Scorsese), e per l'attesissimo Oscar al veterano Freeman. Premio più che comprensibile anche quello per la grintosa boxer Hilary Swank, sebbene una seconda statuetta per la Swank abbia fatto storcere il naso a molti (noi compresi): e difatti, fra i nostri redattori in molti avrebbero preferito che l'Academy avesse premiato invece le interpretazioni da urlo di Annette Bening o di Imelda Staunton, senza contare la Kate Winslet di Se mi lasci ti cancello (film giustamente premiato per la sceneggiatura originale). Meritati gli Oscar come miglior attore al mimetico Jamie Foxx di Ray, pur con l'ovvio dispiacere per la mancata statuetta a Leonardo DiCaprio, e per la Katharine Hepburn impersonata da Cate Blanchett nel kolossal di Scorsese The Aviator, che si portò a casa un totale di cinque Oscar, mentre l'apprezzatissima commedia Sideways di Alexander Payne fu premiata per la sceneggiatura adattata.

Il nostro voto: 8 (un'edizione di livello eccellente)

Premi Oscar 2006: l'annus horribilis dell'upset di Crash

Thandie Newton e Matt Dillon in una scena di Crash
Thandie Newton e Matt Dillon in una scena di Crash

Dopo le soddisfazioni dell'edizione precedente, il 2006 è stato un anno in cui agli Oscar più di qualcosa è andato storto. A partire dal premio principale: quando tutti - ma proprio tutti! - erano pronti al trionfo de I segreti di Brokeback Mountain, reduce da una valanga di trofei in giro per il mondo, l'Oscar per il miglior film andò invece al pregevole ma nettamente inferiore Crash - Contatto fisico di Paul Haggis, premiato anche per sceneggiatura originale e montaggio. Il commovente melodramma su due giovani cowboy gay vinse comunque tre Oscar per la regia di Ang Lee, la sceneggiatura adattata e le musiche, ma il mancato premio come miglior film resta tuttora uno dei più goffi errori nella storia dell'Academy. Ma il 2006 è stato anche l'anno dell'Oscar sacrosanto al compianto Philip Seymour Hoffman, impeccabile protagonista di Truman Capote - A sangue freddo, nonché della statuetta a George Clooney (in lizza pure come regista di Good Night, and Good Luck) per Syriana. Scelte meno felici, invece, sul versante femminile, dove a prevalere furono la Reese Witherspoon di Quando l'amore brucia l'anima - Walk the Line (ma quanto avrebbe meritato di più la Felicity Huffman in versione transgender di Transamerica) e, fra le supporter, la Rachel Weisz di The Constant Gardener (nell'edizione delle primissime nomination per due future beniamine dell'Academy, Amy Adams e Michelle Williams). Poco convincente pure l'Oscar al film d'animazione Wallace & Gromit - La maledizione del coniglio mannaro a scapito dell'incantevole La sposa cadavere di Tim Burton.

Il nostro voto: 6 (una sufficienza strappata solo grazie ad Ang Lee e Hoffman)

Premi Oscar 2007: la rivincita di Martin Scorsese

Martin Scorsese, Oscar 2007 come miglior regista per The Departed
Martin Scorsese, Oscar 2007 come miglior regista per The Departed

Impossibile obiettare sull'attesissima e troppo a lungo rimandata vittoria di Martin Scorsese: nel 2007, uno dei più grandi registi viventi conquistò finalmente la statuetta inseguita per trent'anni grazie a The Departed, remake capolavoro del thriller Infernal Affairs, premiato con quattro Oscar per miglior film, regia, sceneggiatura e montaggio. Protagonista di The Departed, un bravissimo Leonardo DiCaprio di cui, però, l'Academy preferì per motivi poco comprensibili la performance in Blood Diamond - Diamanti di sangue, consegnando infine l'Oscar al Forest Whitaker de L'ultimo Re di Scozia (ma che peccato non aver premiato il commovente Peter O'Toole di Venus, alla sua ottava ed ultima nomination). Ma la 79° edizione degli Academy Award, in assoluto fra le migliori del decennio, è stata anche quella dell'Oscar alla meravigliosa Helen Mirren di The Queen, del premio come miglior film straniero all'eccellente Le vite degli altri e delle due statuette per una delle commedie simbolo del moderno cinema indie americano, Little Miss Sunshine, travolgente successo di pubblico e Oscar per la sceneggiatura originale e per il veterano Alan Arkin fra gli attori supporter, mentre fra le attrici supporter l'Academy incoronò l'esordiente Jennifer Hudson per il musical Dreamgirls.

Il nostro voto: 9 (gli Oscar al film di Scorsese suggellano un'edizione clamorosa)

Premi Oscar 2008: i fratelli Coen, il petroliere Day-Lewis e Marion Cotillard

Academy Awards 2008 - foto di gruppo per gli attori vincitori: Tilda Swinton, Daniel Day-Lewis, Javier Bardem, Marion Cotillard
Academy Awards 2008 - foto di gruppo per gli attori vincitori: Tilda Swinton, Daniel Day-Lewis, Javier Bardem, Marion Cotillard

Dopo la splendida edizione del 2007, anche nel 2008 la giuria dell'Academy ebbe la possibilità di scegliere fra candidati di tutto rispetto, cogliendo l'occasione per celebrare una delle coppie di registi più stimati d'America, Ethan Coen e Joel Coen, per il cupo thriller Non è un paese per vecchi, vincitore di quattro Oscar: miglior film, regia, sceneggiatura e attore supporter per l'inquietante killer di Javier Bardem. L'altro candidato di punta di quell'anno era un altro dramma di tenebrosa grandezza: Il petroliere, superbo ritorno sul set di Paul Thomas Anderson, che vinse due Oscar per il maestoso protagonista Daniel Day-Lewis e per l'eccezionale fotografia. Per la prima volta, inoltre, l'Academy ricompensò una performance in lingua francese: quella a dir poco strepitosa di Marion Cotillard, diventata da allora un'indiscussa primadonna del cinema mondiale, nei panni di Edith Piaf nel biopic La vie en rose. Un'ottima scelta anche quella di un'altra attrice di immenso talento, Tilda Swinton, premiata con l'Oscar come attrice supporter per il thriller Michael Clayton (e preferita dall'Academy alla stupefacente Cate Blanchett di Io non sono qui, film però assai più 'ostico' per un vasto pubblico). La commedia trovò spazio con l'Oscar per la sceneggiatura originale al gioiellino indie Juno di Jason Reitman, mentre tra i film d'animazione prevalse Ratatouille, deliziosa perla targata Pixar.

Il nostro voto: 9 (un'altra annata da incorniciare che rasenta la perfezione)

Premi Oscar 2009: The Millionaire asso pigliatutto

Dev Patel e Freida Pinto in una scena del film Slumdog Millionaire
Dev Patel e Freida Pinto in una scena del film Slumdog Millionaire

Il 2009 è stato l'anno del trionfo inarrestabile di un film accattivante e coinvolgente quanto, purtroppo, decisamente sopravvalutato: ben otto premi Oscar, tra cui miglior film, regia e sceneggiatura, per l'avventuroso calvario del giovane Jamal in The Millionaire di Danny Boyle. Un fenomeno che, con la sua valanga di statuette, ha messo i bastoni fra le ruote al dramma romantico Il curioso caso di Benjamin Button di David Fincher (tredici nomination, ma solo tre Oscar tecnici per scenografia, trucco ed effetti speciali). La 81° edizione degli Oscar è stata però anche quella delle statuette al travolgente Sean Penn, attivista gay in Milk di Gus Van Sant (premiato anche per la sceneggiatura originale), e a Kate Winslet, premiata finalmente alla sua sesta candidatura per il dramma sull'Olocausto The Reader - A voce alta (un'interpretazione che l'Academy preferì ad un'altra, bellissima prova della Winslet nel sottovalutato Revolutionary Road); e dei premi come attori supporter alla scatenata Penelope Cruz di Vicky Cristina Barcelona e soprattutto a Heath Ledger, vincitore di un Oscar postumo per la sua indelebile performance nella parte del malefico Joker ne Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan, nuova frontiera del cinecomic (escluso però dalle categorie principali). Scelte di valore anche tra i film d'animazione, con il trionfo di WALL·E, e tra i film stranieri, con la piacevole sorpresa del giapponese Departures.

Oscar 2009: Kate Winslet, Sean Penn e Penelope Cruz festeggiano le loro statuette
Oscar 2009: Kate Winslet, Sean Penn e Penelope Cruz festeggiano le loro statuette

Il nostro voto: 8 (nel complesso un'ottima edizione, ma troppi Oscar per The Millionaire)

Premi Oscar 2010: The Hurt Locker batte Avatar

Una scena di The Hurt Locker di Kathryn Bigelow
Una scena di The Hurt Locker di Kathryn Bigelow

Edizione rivoluzionaria per molti versi, quella degli Academy Award del 2010, con l'espansione della categoria per il miglior film a un totale di dieci candidati ed un vincitore atipico come The Hurt Locker, film di guerra uscito in sordina quasi un anno prima e semi-ignorato dal pubblico, salvo poi essere riscattato dalla critica alla fine del 2009 e conquistare sei premi Oscar, tra cui miglior film, regia e sceneggiatura. L'asciutto dramma ambientato in Iraq, inoltre, è valso per la prima volta la statuetta a una regista donna, Kathryn Bigelow, che ha battuto così l'ex marito James Cameron e il suo kolossal di fantascienza: Avatar, fenomeno diventato il maggiore campione d'incassi di tutti i tempi, al quale l'Academy tributò tre Oscar tecnici per fotografia, scenografia ed effetti speciali. Il grande Jeff Bridges ottenne finalmente l'Oscar per la sua prova nel malinconico Crazy Heart, mentre l'Oscar alla miglior attrice si rivelò uno dei peggiori abbagli nella storia dell'Academy: anche a causa di una concorrenza non agguerritissima, la statuetta andò infatti alla modesta Sandra Bullock per il mediocre The Blind Side. Scelta inappuntabile invece quella di Christoph Waltz come miglior attore supporter per il ruolo del mefistofelico ufficiale nazista in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino, mentre il sopravvalutato Precious di Lee Daniels ricevette due Oscar per la sceneggiatura e l'attrice supporter Mo'Nique. Tra i film d'animazione, inarrestabile la Pixar con Up, mentre una nota di demerito si segnala tra i film stranieri: l'Oscar al thriller argentino Il segreto dei suoi occhi appare infatti inspiegabile alla luce della presenza, nella cinquina, di due capolavori del calibro de Il nastro bianco e Il profeta.

Il nostro voto: 7 (soddisfazione per The Hurt Locker, ma diversi errori nelle altre categorie)

Premi Oscar 2011: l'immeritata incoronazione del Re balbuziente

Helena Bonham Carter con Colin Firth nel film The King's Speech
Helena Bonham Carter con Colin Firth nel film The King's Speech

La 83° edizione degli Oscar sarebbe stata un'annata di altissimo livello, se solo l'Academy non avesse sbagliato clamorosamente proprio nelle due categorie principali, facendo trionfare Il discorso del Re: un film pregevolissimo e magnificamente recitato, ma nettamente inferiore rispetto alla complessità e alla profondità di The Social Network. Pertanto, vedere Il discorso del Re e Tom Hooper aggiudicarsi i trofei per miglior film e regia (oltre che sceneggiatura) al posto del capolavoro di David Fincher ha rappresentato uno dei punti più bassi nella storia dell'Academy, laddove appare invece sacrosanto l'Oscar a Colin Firth nella parte del sovrano balbuziente; The Social Network fu ricompensato comunque con tre Oscar per la sceneggiatura originale, il montaggio e le musiche. Performance eccellenti anche quelle di Natalie Portman, incoronata miglior attrice nel visionario Il cigno nero di Darren Aronofsky, e degli attori supporter Christian Bale e Melissa Leo in The Fighter di David O. Russell, così come può considerarsi meritatissimo l'Oscar al film d'animazione Toy Story 3 - La grande fuga; un po' meno, invece, la statuetta per il sopravvalutato dramma danese In un mondo migliore tra i film stranieri. Da segnalare inoltre il successo di Inception di Christopher Nolan, vincitore di quattro Oscar nelle categorie tecniche.

Oscar 2011: Melissa Leo, Christian Bale, Colin Firth e Natalie Portman con i loro Academy Awards
Oscar 2011: Melissa Leo, Christian Bale, Colin Firth e Natalie Portman con i loro Academy Awards

Il nostro voto: 7 (una buona annata compromessa dal mancato Oscar per The Social Network)

Premi Oscar 2012: la silenziosa vittoria di The Artist

Jean Dujardin e Bérénice Bejo in The Artist
Jean Dujardin e Bérénice Bejo in The Artist

La 84° edizione degli Oscar costituì una celebrazione del cinema, con il trionfo di due pellicole che, seppure in modi opposti, omaggiano entrambe gli albori della settima arte e il suo potere immaginifico. The Artist, melodramma metacinematografico di produzione francese muto e in bianco e nero, si aggiudicò cinque premi Oscar: miglior film, regia per Michel Hazanavicius, attore per Jean Dujardin, colonna sonora e costumi. Cinque Oscar anche per l'incantevole Hugo Cabret di Martin Scorsese, premiato per fotografia, scenografia, effetti speciali, sonoro ed effetti sonori. Il 2012 è stato anche l'anno del terzo Oscar di Meryl Streep, giunta alla diciassettesima nomination e di nuovo premiata dall'Academy per il suo ritratto di Margaret Thatcher in The Iron Lady (nella stessa edizione del ritorno, fra le candidate, della veterana Glenn Close), e della vittoria a ottantadue anni (un record assoluto) di Christopher Plummer, miglior attore supporter per la commedia Beginners. In un'edizione pressoché perfetta dal punto di vista delle scelte dell'Academy, da applaudire anche i premi alla strepitosa Octavia Spencer per il commovente The Help, alla sceneggiatura adattata di Paradiso amaro di Alexander Payne e il quarto Oscar di Woody Allen grazie allo script di uno dei suoi film più ispirati, Midnight in Paris; tra i film stranieri, infine, meritatissima statuetta per il sofisticato Una separazione, opera che ha rilanciato il cinema iraniano sulla scena internazionale.

Il nostro voto: 9 (in assoluto una delle migliori edizioni del decennio)

Premi Oscar 2013: la rimonta di Argo e il terzo Oscar di Day-Lewis

Argo: Ben Affleck in una scena del film insieme a Bryan Cranston
Argo: Ben Affleck in una scena del film insieme a Bryan Cranston

La 85° edizione degli Academy Award ci ha fatto assistere a una delle 'rimonte' più sorprendenti nella storia degli Oscar: dopo essere stato escluso dalla cinquina per la miglior regia Argo, diretto e interpretato da Ben Affleck e basato sulla vera storia di un'operazione segreta della CIA, ha iniziato una marcia trionfale culminata, nel febbraio 2013, con la vittoria di tre statuette per miglior film, sceneggiatura adattata e montaggio. Peccato solo che, nello stesso anno, l'Academy avesse l'occasione di premiare, al posto del thriller efficacissimo ma un po' convenzionale di Affleck, un altro film sulla CIA, ma ben più meritevole: il capolavoro di Kathryn Bigelow Zero Dark Thirty (solo un Oscar per gli effetti sonori). Non si è trattato dell'unico errore di un'edizione contraddistinta da gravi passi falsi, ma anche da una stupenda sorpresa: la pioggia di nomination per un altro capolavoro, il rigoroso dramma austriaco Amour, diretto da Michael Haneke e ricompensato con l'Oscar per il miglior film straniero. Quattro statuette all'elegante ma sopravvalutato Vita di Pi, premiato per la regia di Ang Lee oltre che per musiche, fotografia ed effetti speciali.

Lincoln: Daniel Day-Lewis è il 16esimo Presidente degli Stati Uniti
Lincoln: Daniel Day-Lewis è il 16esimo Presidente degli Stati Uniti

Il 2013 fu inoltre l'anno del terzo, storico Oscar al prodigioso Daniel Day-Lewis, protagonista dell'acclamato Lincoln di Steven Spielberg (senza dimenticare però l'altrettanto valido Joaquin Phoenix per il sottovalutato The Master), del secondo Oscar a Christoph Waltz per un altro film di Quentin Tarantino, il western Django Unchained (premiato pure per la sceneggiatura originale), e del premio come attrice supporter per Anne Hathaway, in una breve ma intensa performance nel musical Les Misérables (tre statuette in tutto). Purtroppo, però, bisogna citare altri due premi a dir poco discutibili: quello come miglior attrice a Jennifer Lawrence per la commedia romantica di David O. Russell Il lato positivo - Silver Linings Playbook, a scapito di due candidate di gran lunga superiori (la Jessica Chastain di Zero Dark Thirty e la Emmanuelle Riva di Amour), e l'Oscar al film d'animazione Ribelle - The Brave al posto del meraviglioso Frankenweenie di Tim Burton.

Il nostro voto: 7 (Day-Lewis e Amour bilanciano il pasticcio dell'Oscar ad Argo)

Premi Oscar 2014: gli schiavi, lo spazio e La grande bellezza

Paolo Sorrentino vince l'Oscar per La grande bellezza - qui sul palco con Toni Servillo
Paolo Sorrentino vince l'Oscar per La grande bellezza - qui sul palco con Toni Servillo

Arriviamo così all'ultima edizione degli Oscar, che ha visto prevalere l'apprezzatissimo dramma storico 12 anni schiavo di Steve McQueen, premiato come miglior film, per la sceneggiatura adattata e per l'attrice supporter alla giovane esordiente Lupita Nyong'o. A fare incetta di statuette, però, è stato Gravity di Alfonso Cuarón, thriller ambientato interamente nello spazio, con Sandra Bullock sola sullo schermo per quasi tutto il film: ben sette Oscar, incluso quello per la regia di Cuarón, per un'opera che si è distinta innanzitutto per le sue incredibili qualità tecniche. Il povero Leonardo DiCaprio, trascinante protagonista del magnifico The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, ha dovuto cedere l'Oscar come miglior attore a un Matthew McConaughey di straordinaria intensità nel dramma sull'AIDS Dallas Buyers Club, premiato anche per l'attore supporter Jared Leto e per il make-up. Se la statuetta a McConaughey appare assai meritata, era davvero inevitabile l'Oscar per la magistrale Cate Blanchett di Blue Jasmine di Woody Allen. Tra gli altri titoli in gara, Lei di Spike Jonze si è portato a casa la statuetta per la sceneggiatura originale, mentre oltre a Scorsese sono rimasti purtroppo a mani vuote altri due film pluricandidati come American Hustle - L'apparenza inganna di David O. Russell e Nebraska di Alexander Payne. E se può lasciare una punta di amarezza il mancato Oscar per il capolavoro di Hayao Miyazaki Si alza il vento (ma il premio al lanciatissimo Frozen - Il regno di ghiaccio era quanto mai scontato), ci ha fatto estremo piacere - e non per motivi di campanilismo, ma per i suoi effettivi meriti - il premio come miglior film straniero a La grande bellezza di Paolo Sorrentino, che dopo quindici anni ha riportato l'Oscar in Italia.

Il nostro voto: 8 (un'edizione di tutto rispetto senza alcun errore vistoso)