Recensione The Eagle (2011)

Salito alle cronache cinematografiche grazie ai successi de L'ultimo Re di Scozia e State of Play, Kevin MacDonald si lascia sedurre dal fascino del passato con The Eagle, epica storica sulla misteriosa scomparsa della IX Legione romana.

L'orgoglio delle aquile

Oltre il Vallo di Adriano si estendono terre selvagge che segnano la fine del mondo conosciuto, ma non c'è minaccia mortale in grado di fermare il cammino di un giovane uomo desideroso di riabilitare il nome e l'onore della propria famiglia. Figlio di Flavio Aquila, comandante della disonorata IX Legione scomparsa misteriosamente tra gli altopiani della Caledonia nel II secolo dopo cristo, il valoroso Marco si avventura lungo le regioni impervie dell'estremo nord guidato dal britannico Esca nel disperato tentativo di rintracciare l'aquila dorata, simbolo della grandezza di Roma perduta in battaglia dal padre vent'anni prima. In questo modo, padrone e servo, divisi dal reciproco sospetto e uniti dalla necessità di appagare un orgoglio a lungo ferito, ripercorrono i sentieri di un passato storico il cui peso grava atavicamente sulle loro spalle. Nemici per nascita e compagni per dovere, il conquistatore e il conquistato si confrontano sul terreno della lealtà e del coraggio, scoprendosi uniti nella vastità di un territorio che non conosce perdono per le debolezze dell'animo. Così, circondati dalle profonde gole scozzesi e braccati dal popolo delle Foche, i due colmano distanze etniche e culturali comprendendo finalmente che il valore di un popolo non può essere rappresentato dall'imponenza di un vessillo dorato ma dalla grandezza d'animo dei suoi uomini.


All'interno della cronaca storica è quasi sempre possibile rintracciare un territorio indefinito dove il certo lascia spazio al plausibile, alimentando il nascere di mitologie che spesso si sovrappongono alla realtà documentata. Si tratta di una zona franca dell'interpretazione messa al servizio di cineasti e scrittori che, colmate le incertezze con il prodotto della loro fantasia, costruiscono una sorta di verità parallela a volte più seducente ed economicamente produttiva della realtà accademicamente conclamata. Non stupisce, dunque, che a questo restyling narrativo sia stata sottoposta anche la leggenda più o meno confermata della IX Legione, storica unità militare costituita da Augusto nel 41 a.c. e simbolo dell'espansione romana fino alla sua improvvisa scomparsa avvenuta in Cappadocia, l'attuale zona delle Highland. Nonostante gli sforzi di storici ed esperti impegnati a confutare qualsiasi mistero intorno all'avvenimento, la forza del mito in questi ultimi anni ha preso sempre più consistenza tanto da indurre il premio Oscar Kevin MacDonald, fortemente legato a tematiche attuali, a lasciarsi travolgere dal fascino del passato più remoto.

Salito alle cronache cinematografiche grazie ai successi de L'ultimo Re di Scozia e State of Play, il regista, però, non ha totalmente rinunciato ad una cifra artistica personale cercando, non sempre con successo, di piegare la materia epica alle sue necessità interpretative. In questo modo The Eagle, liberamente tratto dal romanzo La Legione scomparsa di Rosemary Sutcliff, abbandona gli intenti apocalittici perseguiti da Centurion di Neil Marshall per lasciare spazio all'uomo che, affrontando un viaggio catartico, libera se stesso e forse un popolo intero dai preconcetti del nazionalismo. Attraverso un prevedibile gioco di ruoli in cui la fiducia viene ambiguamente messa in discussione da servo e padrone, contrapposti per la loro identificazione culturale più che per quella sociale, MacDonald prova a vestire di antico la sua critica al mondo moderno. Così, nonostante il racconto si sviluppi attraverso gli elementi tipici di un'avventura giovanile in cui "cavaliere" e "scudiero" affrontano l'ignoto di una prova iniziatica all'età della conoscenza, a determinare ogni singolo evento è l'accusa all'imperialismo occidentale che, nell'irrispettoso orgoglio romano, vede riflesso il proprio.
Non riuscendo, però, a sfruttare pienamente le potenzialità di un mondo essenziale dove l'onore sembra acquistare importanza solo grazie allo spettro della vergogna e la natura ruvida del territorio mette a dura prova la volontà dell'uomo, il film svela il mistero di una formula sociale ben poco innovativa basata essenzialmente sull'ascolto e il rispetto dell'altro. Così, totalmente privo di qualsiasi sensazionalismo visivo e concettuale, The Eagle ha il sapore retrò di una pellicola di genere "corrotta" da un sottotesto politico incapace di diluire e rendere meno stucchevole un'etica fin troppo evidenziata che l'artisticamente giovane, forse troppo, Channing Tatum cerca di sostenere con malcelato sforzo interpretativo.

Fronte alta e mascella volitiva, il profilo dell'attore americano si staglia nella sua romanità in contrapposizione con i lineamenti più sfuggenti e taglienti del britannico Jamie Bell che sembra cedere con maggior resistenza alla rappresentazione di una morale scontata sui mali evidenti del colonialismo perpetrato all'ombra di un vessillo ideologico. In questo modo il regista scozzese, nonostante il tentativo di attualizzare il mito, non sfugge ad una certa leggerezza espressiva tipica dei racconti giovanili rimanendo a guardare a debita distanza chi, con grande senso della storia e sapiente utilizzo dell'immagine, ha saputo trasformare un gladiatore in un eroe dalle proporzioni epiche.

Movieplayer.it

2.0/5