Venezia 68 - Le preferenze della nostra redazione

Ecco i film del cuore della redazione di Movieplayer.it visti in questa edizione della Mostra del Cinema veneziana che volge al termine.

Anche per quest'anno la Mostra del Cinema di Venezia entra in dismissione e puntualmente sul Lido iniziano a diffondersi le voci più disparate sui possibili vincitori. Memore delle soffiate circolate l'anno della vittoria di The Wrestler, soffiate che a quanto pare gli hanno rovinato la sorpresa del trionfo, il presidente della giuria Darren Aronofsky sembra intenzionato a mantenere il segreto sulla votazione il più a lungo possibile blindando la sua giuria. Ma Venezia è Venezia e ogni minimo segnale di preferenza viene accolto dalla stampa e dagli addetti ai lavori come un possibile verdetto, in attesa della proclamazione ufficiale di stasera. Anche la redazione di Movieplayer.it ha deliberato votando i film del cuore di quest'annata, le sorprese (qualcuna bella, qualcuna meno) e le scene di culto viste in questa edizione della kermesse veneta. Cominciamo col dire che anche quest'anno il concorso veneziano si è dimostrato all'altezza. Tanti lavori ottimi, qualche capolavoro (ma questo ce lo dirà il tempo) e pochi film di scarsa qualità che però hanno alimentato le immancabili polemiche seguite a i tonfi eccellenti.

A mettere d'accordo tutta la nostra redazione ci hanno pensato due film, Carnage e Shame. Dopo i mesi di detenzione in Svizzera l'immenso Polanski è tornato alla grande con un'opera travolgente, feroce e divertentissima interpretata da un cast grandioso. Ai suoi attori è stato messo in mano uno script a prova di bomba tratto dalla pluripremiata pièce teatrale di Yasmina Reza Il dio della carneficina e incentrato sulle dinamiche che si instaurano tra due coppie altoborghesi impegnate ad appianare la lite scoppiata tra i figli undicenni. Nel corso del claustrofobico incontro casalingo emergono dissensi, crisi, livore e comportamenti molto poco politically correct che ci permettono di godere di quattro performace attoriali strepitose. La nostra preferita? La grandiosa Kate Winslet, impegnata in una scena di culto di cui non sveliamo di più per non rovinare la visione. Si conferma attore di altissimo livello anche Michael Fassbender che, dopo Hunger, torna a essere diretto dal talentuoso Steve McQueen. Dopo l'incredibile Hunger, il regista inglese era atteso al varco con la sua opera seconda, ma il risultato non ha deluso. McQueen ha presentato in concorso un film difficile, ostico, intento a esplorare l'universo della sessualità perversa e malata di un uomo senza porre limiti alla messa in scena della sofferenza. Un'opera coraggiosa ed estrema, meno limpida e politica di Hunger, ma ugualmente affascinante e una dichiarazione d'amore di McQueen (amore professionale s'intende) alla sua star che si candida seriamente a portarsi a casa la Coppa Volpi maschile.
Con Le idi di marzo, George Clooney si è confermato erede della tradizione del cinema politico anni '70 dei Pakula e dei Lumet realizzando un'opera di lucida denuncia e impegno civile. Un film importante, volto a svelare i lati oscuri della politica americana, in cui il regista ha saputo sfruttare al meglio il cast eccezionale a disposizione, in primis il talentuoso Ryan Gosling che si è caricato sulle spalle l'intero peso del film uscendone alla grande. Chissà se la giuria lo preferirà al volitivo Fassbender. Ci hanno colpito positivamente anche il romantico Poulet aux prunes, opera seconda dell'autrice di Persepolis Marjane Satrapi che fa ritorno nel suo Iran per narrare la struggente storia di un violinista deciso a lasciarsi morire di fame in una lunga settimana in cui il suo passato e il futuro dei suoi cari divengono oggetto di riflessione, visioni e incubi, e il poetico e struggente A Simple Life di Ann Hui, racconto quotidiano della commovente relazione tra un'anziana domestica e il suo padrone. Impossibile, infine, non citare il ritorno del mitico William Friedkin, eclettico settantenne maestro del cinema di genere che ha lasciato di stucco la platea festivaliera presentando l'esplosivo Killer Joe, noir stralunato e violentissimo che farebbe impallidire Tarantino. Un concentrato di scene indimenticabili intriso di sesso, violenza, e risate che difficilmente riuscirà a raggranellare qualche premio nel palmares ufficiale, ma che già si candida a nuova opera di culto di genere e che, appena arriverà in sala, farà la gioia di molti cinefili. In attesa della comunicazione dei premi ufficiali godetevi le nostre preferenze!

Valentina D'Amico

Top 5

  1. La talpa - La perfezione della regia di Tomas Alfredson si fonde con una manciata di interpretazioni impressionanti in un film che svela la vera natura del mestiere di agente segreto.
  2. Shame - Steve McQueen si conferma uno dei registi dal talento visivo più limpido attualmente in circolazione e per lui Michael Fassbender è capace di interpretare qualsiasi ruolo.
  3. Carnage - Polanski mette in piedi un perfetto meccanismo a orologeria nel kammerspielfilm più feroce e divertente mai visto.
  4. Killer Joe - Perché è il film più cool.
  5. Le idi di marzo - Perché Clooney riesce a non farci rimpiangere i grandi film politici degli anni '70 e Ryan Gosling è superlativo.

Film italiano

Ruggine - Daniele Gaglianone si conferma uno dei registi italiani più interessanti anche in un film complicato da gestire.

La sorpresa

La Sala Darsena che viene evacuata per sospetto odore di bruciato

Il Mostro della Mostra

4:44 Last Day on Earth - Inutili le lunghe scene di sesso tra Dafoe e Shanyn Leigh e fastidioso il montaggio di immagini in dissolvenza del finale.

Scena cult

Il sesso col pollo di KFC in Killer Joe (ma tutte le apparizioni di Matthew McConaughey nel film sono da culto).

Scena scult

Lo scambio di sguardi in funivia tra Filippo Timi e Claudia Pandolfi in Quando la notte.

Francesca Fiorentino

Top 5

  1. Carnage - E' un film perfetto. In uno spazio 'ridotto' Polanski riesce a mettere in scena il crollo, lento ma inesorabile, di ipocrisie e falsi valori della società americana. Con un dinamismo psicologico che smonta la teatralità della storia.
  2. Shame - Messa in scena splendida e poetica di una storia facilmente digeribile. Al di là dei nudi 'reali', quello che sorprende è la messa a nudo morale del protagonista, la sua incapacità a relazionarsi con l'altro da sé. E se il protagonista è Fassbender, tenderei a non aggiungere altro.
  3. Killer Joe - Sfida vinta per William Friedkin che spiazza tutti con un film che se fosse stato girato da Tarantino e Rodriguez sarebbe diventato un cult. Invece diventerà un cult lo stesso per il messaggio nerissimo che contiene (certi padri e certi figli riescono solo a rapportarsi con violenza l'un l'altro) e l'ironia con cui è raccontato.
  4. Terraferma - Bello e semplice, carnale, efficace senza essere retorico, il film di Crialese è un'opera diretta ed immediata su un tema delicato; il regista lo 'sfrutta' per raccontare anche un'altra cosa, ovvero la capacità dei figli di separarsi (bene) dai padri.
  5. Alps - Peccato per la freddezza e la 'razionalità' della messa in scena, altrimenti il film sarebbe stato il capolavoro del Festival, grazie a una storia geniale, carica di significati e di possibili letture.

Film italiano

Terraferma - Per i motivi di cui sopra.

La sorpresa

Himizu - E' un film difficile, a tratti confuso, ma ha il merito di raccontare con visionarietà estrema la nuova tragedia giapponese, con un protagonista che resta davvero impresso nella mente.

Il Mostro della Mostra

Maternity Blues - Il dramma della follia omicida delle mamme viene affrontato con una superficialità sconcertante, mettendo in fila una serie di agghiaccianti casi di cronaca, senza alcun approfondimento dei personaggi e con una banalità criminale.

Scena cult
Non c'è dubbio alcuno: la fellatio con la coscia di pollo fritta in Killer Joe di William Friedkin. Non ammetto repliche.

Scena scult
Arisa e le sue confessioni al padre Marco Messeri in Tutta colpa della musica. Qual è la soluzione ad una vita sessuale repressa e triste? La cantante non ha dubbi: "Farsi una scopatona ona ona ona e fare PUM!"

Luca Liguori

Top 5

  1. Shame - Per la straordinaria regia di Steve McQueen, l'intensa intepretazione di Michael Fassbender e soprattutto per le emozioni che il film è in grado di suscitare nonostante l'argomento scottante.
  2. A Simple Life - Semplicemente il film più emozionante di tutto il festival, soprattutto grazie alle straordinarie interpretazioni di due attori che non potrebbero essere più differenti, ma che invece formano una coppia davvero memorabile.
  3. Carnage - Una commedia divertente e catartica, ancora una volta un film in
    cui spicca soprattutto un cast e una sinergia tra attori davvero esemplare.
  4. Poulet aux prunes - Rispetto agli altri film appena citati un'opera molto più squilibrata e imperfetta, ma propria questa sua doppia anima (divertente e grottesca nella prima parte, malinconica e romantica nella seconda) sorprende e colpisce dritto al cuore.
  5. Le idi di marzo - Un film più tradizionale, classico, che in un certo senso punta molto in alto, ispirandosi al cinema statunitense più "impegnato" degli anni '70), ma sorprende proprio per la capacità di riuscire a essere un film politico e complesso ma anche molto piacevole nella sua scorrevolezza. Bravo poi Clooney a ritagliarsi una buon ruolo da attore ma senza togliere spazio e visibilità al suo ottimo protagonista .

Film italiano

Terraferma - Il film di Crialese è un bel film, non solo in quanto italiano. E se non fosse stato per l'alto numero di opere qualità presenti in concorso quest'anno avrebbe meritato certamente un posto anche nella top 5 di cui sopra.

La sorpresa

Contagion di Soderbergh, un film piacevole e interessante che è andato oltre le aspettative (forse fin troppo basse) di tutti. Riesce ad essere un vero film corale facendo interessare davvero lo spettatore alle sorti di tutti questi personaggi, e per un lavoro di questo tipo non è assolutamente una cosa di poco conto.

Il Mostro della Mostra

Il taiwanese Warriors of the Rainbow: Seediq Bale, forse interessante come idea e lodevole per la volontà di portare alla luce una storia "nascosta", ma il film è davvero un pasticcio sotto ogni aspetto, spesso fastidio e irritante per la leggerezza e superficialità con cui tratta argomenti davvero scottanti. Il finale, poi, è un capolavoro del kitsch.

Scena cult

Il protagonista di Poulet aux prunes che cerca di fare un ultimo toccante discorso ai suoi cari ma viene interrotto dal figlioletto flautolento; quindi immagina se la stessa cosa fosse successa a Socrate durante il suo ultimo discorso prima di bere la cicuta.

Scena scult

Monica Bellucci danza sinuosa e ammiccante in una discoteca nel film di Philippe Garrel Un été brûlant. Al termine di questo lunghissimo ballo il marito (Louis Garrel) le rinfaccia che si è comportata da sgualdrina; lei lo fissa con sguardo intenso, in silenzio, e poi dice solo "Ba-staaa!", e va via.

Marco Minniti

Top 5

  1. A Simple Life - Intenso, toccante, rigoroso nel suo incedere quieto e realistico, con una regia asciutta e una straordinaria interprete.
  2. Shame - Duro e senza compromessi, la discesa all'inferno di un uomo incapace di comunicare oltre che un trattato geometrico sulle pulsioni umane.
  3. Faust - La sporcizia e la disperazione della razza umana, la bruttezza e la pervasività del male nella visione esteticamente pregnante e quasi pittorica di un maestro.
  4. Carnage - Quattro interpreti straordinari per un kammerspiel moderno dal ritmo travolgente, da un maestro eclettico e mai pago.
  5. Poulet aux prunes - Una favola moderna e sognante in cui realtà e immaginazione si fondono, la malinconia ha un che di dolce e l'amore sognato è quasi un surrogato di quello reale.

Film italiano

Terraferma - Dramma sull'immigrazione, spaccato sociologico di una piccola comunità tra tradizione e modernità, trattato generazionale. Crialese fonde tutto questo in un film intenso e narrativamente equilibrato, con una grande limpidezza di sguardo.

La sorpresa

Tormented - Qualche salutare crepa nella formula ormai stantia del J-Horror, ad opera di un insospettabile come Takashi Shimizu, ma soprattutto un uso del 3D funzionale ed espressivo, qualità ormai più unica che rara.

Il Mostro della Mostra

Qualche nuvola - Come raccontare un tradimento lasciando completamente indifferente lo spettatore, incapace della benché minima reazione. Il cinema italiano che tutti combattono, ma che intanto si continua a produrre.

Scena cult

Il criceto di Carnage, beatamente incurante di tutte le discussioni su di lui incentrate: tanto rumore per nulla, meglio roditori che umani.

Scena scult

La marcia sull'arcobaleno di Warriors of the Rainbow: Seediq Bale, kitsch puro e sublime al termine di un film talmente sbagliato da renderne quasi necessaria la visione.

Luciana Morelli

Top 5

  1. Carnage - Perché è la quintessenza del cinema, una commedia irresistibile e feroce che sarà impossibile dimenticare.
  2. Le idi di marzo - Perché è un film che racconta un avvincente intrigo politico senza perdere di vista la suspence e i brividi che contraddistinguono il thriller puro.
  3. Shame - Perché è stato il film senza dubbio più scioccante della Mostra e ha toccato corde che nessun altro film è riuscito a toccare.
  4. Killer Joe - Perché il film è la dimostrazione più tangibile di come il talento dei grandi maestri del cinema possa essere ancora di esempio per le nuove generazioni di cineasti.
  5. Himizu - Per la poesia e la forza con cui Sion Sono ha rappresentato sullo schermo il grido di dolore di un Paese, il Giappone, dopo il terremoto dell'11 marzo 2011, un dramma che ha distrutto vite e sogni.

Film italiano

Terraferma - Per aver raccontato senza retorica, ma con passione e sagacia una storia tutta italiana di indifferenza e malcostume.

La sorpresa

Eva - Per la semplicità con cui il film racconta l'amore tra uomo e macchina.

Il Mostro della Mostra

Maternity Blues - Per la superficialità con cui si è trattato il tema dell'infanticidio da
parte di mamme colpite dalla depressione post-partum.

Scena cult

Senza dubbio la fellatio al pollo fritto di Killer Joe, un colpo di genio assoluto che Friedkin ha sfoderato con classe e originalità.

Scena scult

La scena del marito che succhia il latte materno dalla mammella della moglie in Quando la notte di Cristina Comencini, una scena gratuita e inutile realizzata male anche a livello tecnico.