Mangia, prega, ama: in viaggio con Bardem e Jenkins

In occasione della premiere romana del film, i due attori ci hanno raccontato la loro esperienza al fianco di una sfavillante Julia Roberts nella commedia romantica Mangia Prega Ama, in uscita in questi giorni nelle nostre sale.

Ogni uomo lo desidererebbe ma solo in pochi sono riusciti a mangiare, pregare e ad amare al fianco di Julia Roberts, senza dubbio il sorriso più magico di Hollywood. Dopo una sfilza lunghissima di sex symbol, tra cui George Clooney, Brad Pitt, Richard Gere e tanti altri, è toccato anche al divo latino del momento Javier Bardem e ad uno degli attori più bravi e sottovalutati dello star system, interprete feticcio di un cinema indipendente che sa farsi valere, quel Richard Jenkins che dopo una lunga e fruttuosa carriera si è meritato la candidatura agli Oscar per la sua struggente performance ne L'ospite inatteso. Accomunati dall'esperienza a stretto contatto con l'arte cinematografica dei fratelli Ethan e Joel Coen, i due attori recitano nel film rispettivamente nei panni di Felipe, un romantico padre single brasiliano che con l'aiuto dei magnifici paesaggi di Bali riesce a riavvicinare la sfiduciata protagonista Liz all'amore, e di Richard il texano, una sorta di guida spirituale che accompagna la donna nel difficile percorso di introspezione, meditazione e riequilibrio durante il suo mistico viaggio in India.
I loro progetti futuri? Bardem sarà nel prossimo film di Terrence Malick al fianco di Rachel Weisz e Ben Affleck ed anche nel nuovo gangster movie d'azione di Tony Scott intitolato Potsdamer Platz al fianco di Mickey Rourke, Jason Statham e Christopher Walken. Jenkins sarà invece uno dei protagonisti di Let Me In, il remake anglo americano dello splendido film scandinavo Lasciami Entrare, che sarà diretto da Matt Reeves (regista di Cloverfield), in uscita i primi di ottobre negli Usa.
Abbiamo incontrato i due attori a Roma in occasione della presentazione del film, questo è quello che ci hanno raccontato di questa loro prima esperienza a stretto contatto umano e professionale con la divina Julia Roberts.

Dal doppio premio come miglior attore a Venezia all'Oscar per Non è un paese per vecchi passando per la Palma d'Oro a Cannes. Quanto del suo successo è da attribuire al suo essere figlio d'arte e quanto questa cosa influisce sulla scelta degli script da interpretare?

Javier Bardem: Mangia, prega, ama non è solo un film frivolo, nel personaggio di Felipe c'è una profondità che viene prepotentemente fuori, quando ad esempio saluta il figlio che riparte alla volta dell'Australia. L'ho scelto perchè a mio avviso è un personaggio completo e complesso, se avessero voluto un attore di commedia leggera non avrebbero chiamato di certo me. Se l'hanno fatto è stato perchè volevano che portassi un po' di me in Felipe. Senz'altro la mia famiglia mi ha insegnato a mantenere una certa distanza di sicurezza sia dal successo che dal fallimento, ho imparato questa cosa sin da piccolo: la professione di attore è una maratona, non è uno sprint, per continuare a correre ci vuole criterio, e a volte si sbaglia, prima o poi accade a tutti.

La nomination agli Oscar per L'ospite inatteso ha consacrato la sua carriera di trasformando un gregario di lusso in uno dei grandi protagonisti della scena. Com'è cambiata da quel momento la vita professionale di Richard Jenkins?

Richard Jenkins: Non posso negare che la nomination non abbia cambiato in meglio la mia carriera, quando ebbi la notizia, Sean Penn mi disse che avrei avuto due settimane di tempo per sfruttare la situazione, poi tutto sarebbe tornato come prima, gli ho risposto: "Ma come due settimane? sono quarant'anni che recito!" (ride). La partecipazione a L'ospite inatteso è stata per me un grande regalo mandatomi dal cielo, certo a 63 anni ricevere una nomination agli Oscar non può più di tanto cambiarti la carriera, ma migliorarla si. La scelta di script si è notevolmente ampliata e quando mi capitano dei ruoli interessanti come quello di Richard il texano ne sono ben felice.

Ci raccontate la vostra esperienza sul set non con una star ma con 'la' star Julia Roberts?
Javier Bardem: All'inizio ero un po' nervoso, sapevo di dover lavorare con una grande attrice, ma poi è passato tutto subito, Julia è fantastica e anche se io mi sentivo un po' come il ragazzetto di campagna che arriva in città lei non mi ha mai fatto sentire tale. E' una persona semplice, con la quale lavorare è molto gratificante, è un'attrice che mi ha permesso di trovare con lei un punto d'incontro. Ho lavorato con un gruppo di persone generose e divertenti, lei è una donna coraggiosa che si prende i suoi rischi e si lancia nelle cose, ed è una donna che non ha bisogno di avere tutto sotto controllo, una professionista che ti fa sentire libero e che lascia le cose andare dove devono andare.
Richard Jenkins: Quando si recita così lontano da casa si sta sempre insieme e si diventa come una grande famiglia, si mangia insieme, si scherza, si gioca. Ricordo che Julia aveva i suoi bambini al seguito ed è stato molto divertente. Quando si va in location lontane si diventa sempre molto amici, anche perchè in questi luoghi un po' sperduti non si conosce nessun altro. Ero già stato in India per una tourneé di una commedia teatrale nel 1981 ed anche lì ci si ritrovava sempre tutti insieme. Quando ho iniziato a fare questo lavoro pensavo fosse esattamente questo il significato del lavoro dell'attore ed è uno dei motivi per cui ho accettato di partecipare a questa produzione, avevo voglia di lavorare con Julia, la stimo molto e la trovo una professionista davvero straordinaria.

Signor Bardem, come si è calato in questo personaggio per lei così insolito?
Javier Bardem: Non credo che sia un personaggio per me insolito questo, anzi spero che la gente mi veda più in questo ruolo che in quello di Non è un paese per vecchi dei Coen (ride). Mi piace Felipe perchè è una persona reale, un uomo che ha saputo superare paure, dubbi e fantasmi per tornare a credere nell'amore, una situazione in cui tutti prima o poi si imbattono nella vita. Ho accettato di interpretarlo perchè è una persona positiva, che vede la vita in modo costruttivo nonostante le sofferenze.

Ha letto il romanzo di Elizabeth Gilbert? Cosa le è piaciuto?

Javier Bardem: E' una storia che ha molti aspetti interessanti, è un po' un diario, una raccolta di pensieri e riflessioni, mi piacevano i racconti di questa scrittrice single americana di trent'anni che si inserisce - con il bagaglio socio politico da cui proviene - in un contesto del tutto divderso. Era divertente leggere le sue opinioni e i suoi punti di vista su luoghi, popoli e culture completamente diverse dalla sua. Col passare del tempo il mio personaggio le servirà per capire che è importante ritornare a credere, uscire dall'autocompassione e dalla routine.

Dopo Mangia, prega, ama quindi ci dobbiamo aspettare di vederla in altre commedie?
Javier Bardem: Nel film di Woody Allen Vicky Cristina Barcelona il mio personaggio era comico per quel che riguardava i suoi bisogni affettivi, voleva sembrare forte ma non poteva far a meno di mostrare una certa dipendenza da affetto, Felipe è invece un uomo che vuole credere a tutti i costi e questo lo rende forte, anche se poi è la sua debolezza a renderlo dolce e piacevole. Mi piacciono questi film che sanno coniugare l'aspetto drammatico e la commedia, non si può parlare di genere, non mi piace catalogare i film in generi.

Quando come in questo caso c'è una grande aspettativa intorno a un film, si riesce da attori a dimenticare tutto e a concentrarsi sulle riprese senza troppe pressioni?
Richard Jenkins: Devi riuscirci per forza, sei costretto in qualche modo ad accantonare tutto quello che è fuori dal set. Da attore devi imparare in fretta a farlo, devi trovare il modo altrimenti la troppa pressione finisce per riflettersi sul tuo lavoro. Ammetto di essermi sentito spesso sotto pressione, ma ho cercato in ogni modo di evitare che questo potesse incidere sulle mie performance.

Signor Jenkins, lei ha iniziato la carriera di attore in teatro, è rimasto tuttora legato al suo primo amore o ama di più il cinema?

Richard Jenkins: Amo in maniera viscerale i film, come amo questo lavoro e nonostante i miei numerosi lavori teatrali adoro molto di più il processo che porta in sala un film, la lavorazione, la preparazione e tutto il resto. Non solo recitavo, ma ero arrivato a dirigere il teatro in cui lavoravo come attore tanti anni fa, ma da quando recito al cinema non sono mai più tornato sul palcoscenico, ci torno solo come spettatore, molto di più di quanto facevo quando recitavo.

Lei è uno dei maggiori interpreti del cinema indipendente americano, ha fatto film molto importanti e di successo, quali sono le differenze, a parte il budget, tra la piccola e la grande produzione?
Richard Jenkins: A parte il budget direi... il budget! (ride) E' senz'altro la discriminante maggiore, questo è fuori di dubbio, ma i soldi non sono tutto. E' difficile da dire, dipende dalle persone con cui lavori, a volte in grandi produzioni mi sono sentito come se stessi facendo un piccolo film e viceversa.

Quando vediamo i film americani in cui si parla dell'Europa assistiamo sempre alla messa in scena di una serie di stereotipi. Da spagnolo qual'è il suo commento a questo proposito?
Javier Bardem: Non si tratta di stereotipi, si tratta di raccontare una storia filtrata con l'occhio turistico di una donna americana in visita in Italia, in India e a Bali. Bisogna sempre tener conto che si tratta di una commedia romantica e non di una commedia sociale. Quando Scarlett Johansson arriva a Barcellona lo fa per cercare il lato più turistico della città, ma l'omologazione che traspare in realtà proviene dalla grande ammirazione che si ha per un popolo o per una terra straniera, nel caso dell'Italia a mio avviso c'è da parte del turista americano sempre un po' di invidia per l'eredità storica e artistica delle sue città. Mangia, prega, ama segue alla perfezione le regole della commedia romantica, e andare a frugare più in profondità sarebbe un errore.

A proposito di luoghi comuni e di terre lontane, accade spesso che di ritorno dall'India le persone cambino radicalmente. E' successo anche a Richard Jenkins? Cosa le è rimasto impresso di quel paese?

Richard Jenkins: Quando sono tornato dal mio primo viaggio in India nell'81 effettivamente mi sono sentito un po' strano, cambia un po' la tua visione del mondo, specialmente quando vivi negli Stati Uniti e sei circondato dall'acqua tendi a perderti nel tuo stesso mondo. In India ci sono miliardi di persone che vivono in un mondo del tutto diverso, vivono una vita completamente agli antipodi rispetto alla nostra e questo può essere straniante.

Qual'è il suo approccio alla spiritualità?
Richard Jenkins: Sono molto confuso a proposito di spiritualità (ride). Credo che ci sia qualcosa di grande che ci unisce tutti, sto ancora cercando di capirci qualcosa. La cosa migliore per farvi capire il mio approccio alla spiritualità è raccontarvi un aneddoto. Prima di girare Mangia, prega, ama ho lavorato in un altro film con un altro attore che attraversava un periodo molto triste della sua vita perchè in procinto di divorziare. Qualche tempo dopo su un giornale ho letto un articolo che diceva che lui e la moglie non si erano più separati ma che avevano deciso di provare a risolvere i loro problemi per i loro figli. La moglie aveva visto Mangia, prega, ama e anzichè procedere con la separazione aveva deciso di riprovare. Il passaggio del film in cui io consiglio a Julia di mollare tutto e di lasciare che l'universo entri dentro di lei fu decisivo. Ora lascio a voi trarre le conclusioni.