Con Bisio e Siani nel sorridente Sud

Presentata aa Roma la commedia popolare che riporta sul grande schermo il successo dei cugini transalpini 'Giù al nord' e tenta di duplicarne l'ottimo risultato al botteghino in mezza Europa.

Se da noi la commedia francese Giù al nord, memorabile e imbattibile caso record oltralpe, diretta dall'attore e regista Dany Boon, sembrava non aver conquistato il pubblico, svantaggiata probabilmente da un doppiaggio ambizioso poco riuscito, non aveva fatto fatica invece a balenare tra gli spettatori e gli addetti ai lavori l'idea che a un produttore italiano sarebbe presto venuta l'intuizione di rifarne una copia nazionale. Nasce così, a ridosso dell'uscita nostrana di pochi anni fa del film, il progetto di un remake italiano nelle menti manageriali di Matteo De Laurentiis e Riccardo Tozzi di Cattleya, commissionato dalla Medusa Film, che ne aveva già distribuito l'originale e che porterà il film nelle sale dal 1 ottobre in oltre 500 copie.
A dirigere Benvenuti al Sud non poteva che essere un regista del Sud, Luca Miniero, che ricordiamo per Incantesimo napoletano, coadiuvato dal cosceneggiatore di Gomorra, Massimo Gaudioso. Protagonisti Claudio Bisio e Alessandro Siani, che insieme formano una nuova e promettente coppia comica cinematografica, rispettivamente nei panni di Alberto, ligio direttore delle poste milanese (in realtà l'attore è ligure), e Mattia, postino e bamboccione vorace di Castallabate, nel Cilento. Il loro incontro-scontro avviene nella cornice "ridente" del Sud Italia mentre si sviluppano parallelamente le due tenere storie sentimentali con Silvia, moglie "polentona" di Alberto, interpretata da Angela Finocchiaro, e Maria, "terroncella" di cui è innamorato Mattia, che ha il volto di Valentina Lodovini. Tra situazioni inverosimili eppure realistiche e un umorismo macchiettistico che prova a smontare certi pregiudizi che le recenti polemiche politiche continuano a insinuare nel divario tra le due estremità dello Stivale, Benvenuti al Sud fa il verso a una commedia italiana priva di volgarità e senza tante pretese, lontana dai cinepanettoni e fondata sulla battuta e sulla pantomima. Nel cast anche Giacomo Rizzo (L'amico di famiglia) e Nando Paone, visi noti del teatro partenopeo, ai quali sono affidati ruoli secondari, validi satelliti di un'opera corale che farà ridere ma anche riflettere.

Come nasce il progetto di questo film?

Giampaolo Letta (Vicepresidente Medusa Film): Due anni fa Medusa aveva distribuito il film Giù al nord in Italia incassando 4 milioni di euro e ne nacque subito l'idea di un remake. A noi sembrava già scritto per gli italiani. Viceversa ai francesi è piaciuto subito il nostro film tanto che è stato acquistato dalla Pathé e tra i produttori esecutivi c'è lo stesso Dany Boon. A noi poi si sono aggiunti i Tedeschi come coproduttori. Benvenuti al Sud è un film che sembra locale, ma è un bel paradigma di coproduzione che supera i confini nazionali.
Riccardo Tozzi (Produttore di Cattleya): A me continua a sembrare questo l'originale e il francese quasi una forzatura. All'inizio volevamo discostarci dal film originale, ma è stato Massimo Gaudioso che poi ci ha riportato subito all'originale. Abbiamo provato a mantenere il filo del discorso originale, ma un po' di Pane, amore e fantasia c'è.
Luca Miniero: L'originalità non è più nella storia, ma nell'anima. Se pensiamo a Totò, Peppino e... la malafemmina è un Benvenuti al sud ante litteram.

Avete citato Dany Boon, che compare nel film in un cammeo. Com'è stato coinvolto nella realizzazione del film?
Luca Miniero: Dany Boon si è divertito molto sul set con noi e credo che gli sia piaciuto visto che la Pathé lo distribuirà in Francia e lui ne fa parte come produttore.

Benvenuti al sud punta molto sulle battute e sui dialoghi. Come ha lavorato il cast sugli stereotipi linguistici?

Luca Miniero: Mentre nell'originale è il cuore del film, il cliché verbale noi l'abbiamo appena accennato perché in Italia è una strada troppo battuta e perché pensiamo che l'incomprensione si possa risolvere con un abbraccio e con altri aspetti culturali.
Alessandro Siani: Per quanto riguarda i luoghi comuni sento di dover ringraziare sia il regista sia la Cattleya perché ci è stata data la possibilità di modificare insieme delle cose. Il mio personaggio per esempio doveva chiamarsi Ciro! E' stato fatto un ottimo lavoro perché è incredibile come siano uscite fuori l'umanità e il sentimento che fanno parte del codice genetico dei napoletani, come l'inventiva e la genialità.
Valentina Lodovini: Io sono toscana e ho dovuto fare un salto nella napoletanità. Per evitare di rappresentare un cliché della donna del sud mi sono basata prevalentemente sul rapporto del mio personaggio con Mattia. La mia è l'unica "femmina" di un gruppo strampalato ed è una donna molto protettiva nei confronti di un uomo che soffre il complesso di Edipo.

Il cast ha diverse provenienze, qual è stato il contributo degli attori?
Luca Miniero: Le battute sono state aggiunte man mano, la sceneggiatura si è raffinata in corso d'opera, il film si è creato anche in base al rapporto di noi del sud con loro del nord.
Claudio Bisio: Noi del nord abbiamo improvvisato tantissimo. Infatti poi le nostre scene sono state tagliate, ma forse saranno riproposte nel DVD.
Alessandro Siani: Insieme al regista abbiamo riscritto delle scene come quella della prima cena con Claudio, quella della pantomima... Ho dato un contributo al linguaggio più che altro.
Angela Finocchiaro: L'idea della con scena iniziale del venditore ambulante è mia: io ci credo davvero che una milanese gli chiederebbe la ricevuta.
Claudio Bisio: All'inizio del film c'è una mia citazione di Tonino Guerra sull'ottimismo. Ma "Porca Trota", quella è una battuta mia!

Signor Bisio ci racconta la sua esperienza in questo film?

Claudio Bisio: Quando ho visto Giù al nord da spettatore ho pensato subito che avremmo dovuto pensarci prima noi a fare un film del genere. Dopo qualche mese mi è arrivata la proposta di interpretare Alberto. So che anche negli Stati Uniti sono stati acquistati i diritti del film originale quindi credo che i conflitti di tipo locali non esistano solo in Italia, dove forse sono fin troppo forti e dove la questione meridionale resta ancora irrisolta anche dal punto di vista politico. Questo era il film che volevamo fare! Sono state tagliate delle scene come alcune in cui si vedevano spezzoni di telegiornali, in cui era presente l'immagine di Bossi e della Lega, perché non è un film a tema. Il suo messaggio è quello di valorizzare le diversità senza smorzare niente. E' la storia di due ignoranti che non conoscono nulla di un'altra cultura e di un altro luogo come Castallabate. E' la storia di un'ignoranza che scema mentre due personaggi rigidi, conoscendo le differenze, arrivano ad apprezzarle.
Angela Finocchiaro: C'è poco da fare i galletti sui nordismi, come i due capponi di Renzo per l'Azzeccagarbugli. Nel film, attraverso una divertentissima sceneggiata, il marito di Silvia la conduce a restare nella sua ignoranza. Poi però si superano l'egoismo e le paure che vengono fagocitate spesso. La tradizione viene usata non per radicarsi, ma per fortuna c'è un'evoluzione.

In un'intervista recente lei ha detto che Benevenuti al Sud è un film anti Barbarossa. Ci spiega quest'affermazione?
Claudio Bisio: Volevo dire che questo non è un film sulla difesa estrema di un'identità che si contrappone a un'altra, ma un film che spero faccia venire il gusto di conoscere le altre identità. Io non conoscevo per esempio il Cilento. Mi piacerebbe che i politici lo vedessero anche se c'è il rischio che ridano senza capire il sarcasmo. D'altronde l'essere umano ride suo malgrado spesso! Sarebbe giusto che il pubblico venisse mosso almeno da una banale curiosità!

Come avviene in molte commedie italiane, anche qui si è creata una nuova coppia comica. Vedremo di nuovo insieme lei e Alessandro?

Claudio Bisio: A me piacerebbe perché mi piace lavorare con persone diverse da me. Nel nostro mestiere c'è il piacere di lavorare con chi c'intende, come con Angela Finocchiaro, ma il piacere più grosso è quello di lavorare con persone che non capisci come Siani. Penso che possa suscitare ilarità e comicità la diversità.
Alessandro Siani: Io pensavo che non si potesse improvvisare al cinema, invece Claudio e io lo abbiamo fatto, ci siamo divertiti e abbiamo dei progetti insieme...

Signor Miniero come pensa che questo film verrà accolto da Roma in su?
Luca Miniero: Credo che la contrapposizione tra nord e sud sia recente seppure profonda, ma prima era anche uno sfottò. Non penso che oggi sia smarrito un senso di appartenenza. Il film parla dell'Italia di oggi mostrando questa contrapposizione in maniera sorridente, racconta un conflitto reale, che è diverso da quello che la politica vuole farci credere. Penso che anche Bossi andrà a vederlo. Io ho vissuto a Milano per tanti anni e sono convinto che nell'animo delle persone quando c'è la conoscenza poi si superano dei pregiudizi.

Avete scelto il Cilento. Quali sono le motivazioni di questa selezione?
Luca Miniero: Dal punto di vista logistico il Cilento ci dava la possibilità d'inquadrare il paese dall'alto e in basso, con la marina. Rispetto alla grande città nei paesi di periferia c'è quella forte umanità che poteva offrire un'immagine del sud positiva.
Riccardo Tozzi (Cattleya): C'era l'intenzione di citare una zona della Campania diversa dallo stereotipo della regione. Stavamo lavorando a un progetto che poi non è andato in porto sui posti del sud completamente diversi da quelli che uno immagina. Luca è riuscito a dar un'impronta stilistica e una grande eleganza alla location. Volevamo mostrare che il sud non è un tutt'uno e che meno si irrigidiscono questi schemi, più si vive bene.

Potrebbe esserci un Benvenuti al nord? Giampaolo Letta (Vicepresidente Medusa Film): E' possibile e ci stiamo pensando...