Balaguerò e Plaza ci raccontano REC 2

In occasione della presentazione ufficiale del film abbiamo incontrato i due cineasti e chiesto loro qualche curiosità sulle riprese, sugli effetti speciali, sull'introduzione del paranormale e qualche anticipazione su un eventuale terzo capitolo della saga.

La Mostra fa paura. Quest'anno infatti, saranno ben quattro i film dell'orrore ospitati in laguna a partire dal concorso che ci riserverà Survival of the Dead di Romero, il sesto capitolo della sua personalissima saga zombesca, passando per The Hole in 3D di Joe Dante che da membro della giuria del festival presenta il suo lavoro fuori concorso per giungere all'horror francese La Horde che promette brividi a go-go. Ad aprire le danze nella prima giornata della 66ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia è stato REC 2, l'horror spagnolo diretto da Paco Plaza e Jaume Balaguerò che tornano al Lido a due anni dal successone di REC. Ecco la cronaca del nostro incontro.

Rispetto al primo REC in questo nuovo capitolo si nota un budget più alto a disposizione, effetti speciali diversi e assai più sofisticati, un incremento della velocità ed anche un numero maggiore di macchine da presa utilizzate. Come avete lavorato su tutti questi aspetti? Jaume Balaguerò: Il budget impiegato è stato sicuramente più elevato ma non di molto, il nostro interesse primario era quello di mantenere lo spirito del primo film, come anche le caratteristiche di fondo della storia. Abbiamo voluto realizzare una sorta di reportage televisivo e fingere che in esso ci fosse realmente dell'improvvisazione.
Paco Plaza: Quello che volevamo era che per la seconda volta lo spettatore potesse immergersi in una storia inquietante e viverla dall'interno, rendere il tutto più realistico possibile, quasi come se si fosse protagonisti un reality show o si stesse filmando una realtà come quelle che ogni giorno vengono inserite su YouTube. Volevamo realizzare un'evoluzione di REC e proseguire la storia spiegando e approfondendo quegli aspetti che erano appositamente stati lasciati in sospeso.

Il vostro film è dichiaratamente una critica alla società, al suo maniacale voyeurismo alla smania di mostrare e di apparire. In che mondo viviamo? Jaume Balaguerò: Oggi è come se la realtà non accadesse per essere vissuta ma solo per essere raccontata a qualcuno. A volte si ha l'impressione che tutto quel che viviamo sia creato e pensato unicamente per essere messo in vetrina sul web. Dalle foto ai filmati oggi tutta la nostra vita viene pubblicata e noi neanche ce ne rendiamo conto. E in televisione le cose non vanno diversamente, sembra quasi come se le telecamere non esistessero più.
Paco Plaza: Viviamo nell'era di YouTube e di Facebook in cui tutto è visibile a tutti. Questo - che dovrebbe essere un elemento di riflessione - ci ha spinto ad approfondire la storia, e ci ha riservato sorprese durante la scrittura e la lavorazione, ma anche la cosa che fondamentalmente ci preoccupa di più come individui.

Perchè questo tuffo nel paranormale di una storia che era iniziata in maniera del tutto diversa parlando di un contagio? Era già prevista una deviazione in tal senso o solo alla fine di REC avete iniziato a pensare a questa possibilità? Jaume Balaguerò: Il primo film parlava effettivamente di una malattia e del suo rapidissimo contagio ma nel finale ammiccava ad immagini sacre e possessioni demoniache suggerendo l'esistenza di retroscena impensabili. In questo secondo capitolo viene sviscerato questo aspetto in tutta la sua interezza ed esce fuori il risvolto diabolico che c'è dietro alla vicenda. Ma nulla è stato programmato ai tempi di REC, è stato pensato successivamente anche per soddisfare tutti i fans che in questi anni ci hanno mostrato il loro interesse.

A questo proposito abbiamo letto che vi siete mossi su certi binari anche per soddisfare e saziare la curiosità di milioni di spettatori che in questo lasso di tempo tra il primo e il secondo film vi hanno proposto, suggerito e chiesto l'impossibile... Paco Plaza: Le reazioni dei fan sono state sin da subito incredibilmente affettuose, e noi abbiamo seguito sin da subito i commenti degli appassionati, specialmente su internet, ed è in base alle loro curiosità e alle loro bizzarre previsioni sul seguito della storia e sulle origini dei personaggi che abbiamo costruito REC 2.

Rec e Rec 2 sono secondo voi il frutto dell'influenza dei videogiochi nel cinema e nel modo di interagire dello spettatore moderno che vive ogni cosa in soggettiva? Paco Plaza: Direi che sicuramente abbiamo preso spunto dal mondo dei videogames già quando abbiamo realizzato REC. Il videogiocatore come lo spettatore di cinema moderno si immerge oggi interamente nello show, interagisce in prima persona, per questo in REC 2 abbiamo scelto di fare un largo uso di telecamere sul casco dei pompieri e di camera a mano.

Il visore notturno è nel film il mezzo tecnico che permette allo spettatore di prendere visione di una realtà parallela. Come ci avete pensato? Secondo voi esiste quindi un mondo parallelo a quello che viviamo? Paco Plaza: E' senz'altro l'elemento estetico predominante del film, il mezzo che ci ha permesso di mostrare allo spettatore due mondi diversi, di vivere quella realtà che non possiamo vedere o meglio che non vogliamo vedere.
Jaume Balaguerò: E' un dispositivo che funziona un po' come un occhio spirituale, la sua funzione è unicamente metaforica.

Ultimamente abbiamo visto diversi film di successo girati con la stessa tecnica utilizzata da voi per i due capitoli di REC. Ci viene da pensare a Cloverfield e al quinto capitolo della saga degli zombi di Romero, Diary of the Dead. Perchè secondo voi questo ricorrente uso di soggettive? Jaume Balaguerò: Trovo che questa sia una coincidenza assai interessante, che deve far riflettere tutti noi. L'uso smodato che oggi si fa dello stile in soggettiva racchiude un cambio radicale di visuale nel cinema, come a sintetizzare una reazione dell'industria a quel che gli accade intorno nel mondo e nella testa di ognuno di noi.
Paco Plaza: Oggi è divenuto importantissimo il ruolo dello spettatore che da passivo diviene attivo ed è come se oggi esigesse qualcosa in più, un ruolo che non ha mai avuto, quello di partecipare in prima persona allo show.

Anche qui come nel primo alla fine vince il male. E' secondo voi parte integrante della società in cui viviamo e per questo assai più interessante del bene a livello cinematografico? Paco Plaza: Il male è al timone del mondo, governa la società in cui viviamo, basta guardare i telegiornali per capire come esso regni ovunque. Viviamo in un mondo patetico e crudele che fa ribrezzo.
Jaume Balaguerò: Nel genere horror il male ha da sempre un ruolo fondamentale e sarebbe assurdo far vincere il bene in una storia concepita per far vivere lo spettatore nel terrore.

La Mostra di Venezia è stata sempre attenta all'horror, quest'anno in particolare, secondo voi è un caso oppure come cineasti di genere sentite che si sta uscendo dal ghetto? Jaume Balaguerò: Un festival per sua definizione è una vetrina in cui vengono presentati film, a prescindere dal genere cui essi appartengono. Ho sempre apprezzato la Mostra del Cinema di Venezia perchè ha sempre dimostrato interesse nei film a prescindere dal loro genere e non si fanno grosse distinzioni tra l'horror e tutto il resto. Parlare di ghetto poi mi sembra esagerato.

Ci sarà un REC 3 diretto da Paco Plaza e Jaume Balaguerò? Paco Plaza: A mio avviso no, o almeno non diretto da noi. Entrambi siamo consapevoli e felicissimi di aver vissuto questa esperienza a due ma desideriamo tornare ognuno al suo lavoro. Siamo alla fine di un percorso splendido che ci ha regalato un sacco di soddisfazioni ma che è giunto al termine.