Recensione False verità (2005)

Va a indagare nel cuore nero del mondo dello spettacolo, il nuovo film di Atom Egoyan: False verità è un noir che mostra l'ovvio, ma sempre efficace, contrasto tra il pubblico e il privato delle star, tra l'apparenza luminosa dello star system e il suo lato oscuro.

Nero dietro le quinte

Sono una coppia popolarissima, Vince Collins e Lanny Morris: idolatrati dal pubblico televisivo e da quello dei night club, i due hanno inoltre il favore di Sally San Marco, boss della mafia e proprietario di gran parte dei locali notturni della East Cost. Il giorno prima di un'attesa apparizione televisiva del duo succede tuttavia l'imprevedibile: una ragazza di nome Maureen viene trovata morta nella suite in cui i due alloggiano. Le indagini escludono ogni coinvolgimento dei due attori, ma la tragedia e lo scandalo che ne consegue segnano inevitabilmente la fine del loro sodalizio. Quindici anni dopo, quando voci e leggende sul divorzio dei due ancora si rincorrono, la giornalista Karen O' Connor ha l'opportunità della sua vita: far luce sui fatti di quella notte, attraverso un lungo libro-biografia che Vince Collins l'aiuterà a scrivere. Ma quando Karen scopre che Lanny sta per pubblicare un suo libro sull'accaduto, decide subito di volare a New York per incontrare il suo editore: la donna resterà così invischiata in una torbida trama in cui ognuno ha qualcosa da nascondere, e la verità non è facile da portare alla luce.

Va a indagare nel cuore nero del mondo dello spettacolo americano, il nuovo film di Atom Egoyan: ambientato nei luccicanti anni '50, e con l'ovvio riferimento (più forte nel libro omonimo, scritto da Rupert Holmes, da cui prende spunto) alla vera storia del divorzio artistico tra Jerry Lewis e Dean Martin, False verità è un noir che mostra l'ovvio, ma sempre efficace, contrasto tra il pubblico e il privato delle star, tra l'apparenza luminosa dello star system e il suo lato oscuro, quello più nascosto, in cui può celarsi anche l'omicidio. Funziona proprio per la sua anima più autenticamente nera, il film di Egoyan, per il suo clima torbido e angosciante, per il lento dipanarsi di un mistero in cui nessuno si rivela realmente innocente: i personaggi si trasformano gradualmente davanti agli occhi dello spettatore, scoprendo, o riscoprendo, lati della propria personalità nascosti o sepolti da anni. Il regista di origini armene rispetta le regole del genere, ma le usa anche per gettare uno sguardo neutro su un mondo messo a nudo nella sua spietatezza: una rappresentazione realistica e al tempo stesso angosciante, in cui i giudizi morali sono messi al bando ma lo spettatore ha tutti gli strumenti per formarsene di propri.

Certo, non si tratta di un'opera esente da difetti: l'affresco messo in scena da Egoyan, sostanzialmente realistico, cozza pesantemente con alcuni momenti onirici simil-David Lynch che sembrano piazzati lì più per compiacere un pubblico avido di stimoli visivi "forti" che per altro. Non c'è bisogno di soluzioni registiche ardite o di sperimentazioni fini a se stesse per dare forza all'ambiguità che è alla base del film: ci pensa la stessa sceneggiatura, ben calibrata e senza sbavature sostanziali, oltre a una recitazione che ben evidenzia l'impalpabile (e incancellabile) tormento che accomuna non solo i due protagonisti (i convincenti Colin Firth e Kevin Bacon) ma anche il personaggio della bella e conturbante Alison Lohman, destinato a incrociare per la seconda volta il suo destino con quello della coppia. Così, il noir di Egoyan raggiunge il suo scopo con una narrazione classica che dà spessore e credibilità all'universo che rappresenta, e con una regia che, per larga parte, vi si adegua, facendo scaturire il suo clima malato semplicemente dalle situazioni che ritrae. Non sarà, forse, il miglior film del regista o il più personale, ma sicuramente, nonostante qualche sbavatura, coglie nel segno.

Movieplayer.it

3.0/5