Da Bowie a Kubrick, quando la musica si ispira al cinema

Da Casablanca a Fight Club, in diverse occasioni i grandi classici del cinema hanno stimolato la fantasia di cantautori e musicisti: vi proponiamo dunque un itinerario attraverso dieci brani registrati da artisti famosissimi e ispirati alla settima arte, creando un bizzarro connubio fra cinema e musica.

Gangster Story: Warren Beatty e Faye Dunaway in un momento del film
Gangster Story: Warren Beatty e Faye Dunaway in un momento del film

Alcune fra le più grandi canzoni mai composte devono la propria esistenza al cinema: sono tantissimi, ovviamente, i brani celeberrimi scritti e incisi apposta per accompagnare le scene di un film o per arricchire una colonna sonora. Oltre naturalmente ai musical, il genere che per antonomasia ha mescolato le due forme d'arte, sarebbe pressoché infinito l'elenco dei "temi musicali" la cui fama viaggia di pari passo - o quasi - con quella dei relativi film d'appartenenza.

In questa occasione, però, abbiamo deciso di rivolgere l'attenzione a una diversa categoria di canzoni, ben più rare: quelle che hanno tratto ispirazione da film già realizzati in precedenza. Perché se il cinema costituisce una componente essenziale del nostro immaginario, la sua influenza agisce ovviamente anche sulle altre forme d'arte... di seguito vi parliamo dunque, in rigoroso ordine cronologico, di dieci brani, scritti e incisi da superstar del pop e del rock, che devono la propria origine proprio al cinema.

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1. Serge Gainsbourg e Brigitte Bardot, Bonnie and Clyde

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Autentico film-evento del 1967 e pietra miliare della New Hollywood, Bonnie and Clyde, il capolavoro di Arthur Penn (uscito in Italia con il titolo Gangster Story) sulla famigerata coppia di banditi interpretati da Warren Beatty e Faye Dunaway, ha stuzzicato da subito la creatività dei cantautori. Uno di questi è Serge Gainsbourg, che nel 1968, sull'onda del successo del film, ha firmato un brano omonimo da lui stesso inciso in duetto con un'altra icona francese dello spettacolo, Brigitte Bardot, e incluso in un album intitolato appunto Bonnie and Clyde. La maggior parte dei versi sono una traduzione di The Trail's End, una poesia scritta dalla stessa Bonnie Parker poco prima di morire. Corredata da un video di Gainsbourg e Bardot con gli stessi costumi di Beatty e Dunaway, Bonnie and Clyde sarebbe diventata un tormentone in Francia ed è stata impiegata in seguito nelle colonne sonore di diversi film e serie televisive, compreso un episodio di Mad Men.

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À eux deux, ils forment le gang Barrow/ Leurs noms, Bonnie Parker et Clyde Barrow

2. David Bowie, Space Oddity

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Se il 1967 è stato segnato dal fenomeno Bonnie and Clyde, il film più iconico del 1968 è senz'altro 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, un'opera di importanza epocale e di cui è da poco ricorso il cinquantesimo anniversario. La solitaria avventura di due astronauti che, nella profondità della galassia, all'improvviso si ritrovano privati di qualunque contatto con la Terra è alla base del "cavallo di battaglia" di un David Bowie appena ventiduenne: Space Oddity, pubblicata nel luglio 1969, pochi giorni prima della spedizione dell'Apollo 11 sulla Luna. Nel brano di Bowie, l'odissea dell'astronauta Major Tom diventa una struggente parabola sull'alienazione, la solitudine e la morte. Space Oddity sarebbe stata rieditata sei anni più tardi, arrivando al primo posto in classifica in Gran Bretagna, e rimane uno dei classici intramontabili nella sterminata produzione del Duca Bianco.

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Gary Lockwood e Keir Dullea in una sequenza di 2001: Odissea nello spazio (1968)
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And I'm floating in a most peculiar way/ And the stars look very different today

3. Roxy Music, 2HB

Casablanca: Humphrey Bogart e Ingrid Bergman in una scena del film
Casablanca: Humphrey Bogart e Ingrid Bergman in una scena del film

Da David Bowie passiamo a un altro nome-simbolo del glam rock britannico: i Roxy Music, lo storico gruppo di Bryan Ferry che nel 1972 debutta con un album eponimo sotto l'egida di Brian Eno. E fra i brani composti da Ferry per il disco c'è anche la ballata 2HB, vale a dire "To Humphrey Bogart": un omaggio al leggendario attore americano, con un verso che cita esplicitamente Casablanca, riportandone la storica battuta "It's looking at you kid", e un ritornello che rievoca un amore contrastato e il sacrificio della persona amata ("You gave her away to the hero"), proprio come accadeva nel classico di Michael Curtiz del 1942.

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Here's looking at you kid, celebrate years/ Here's looking at you kid, wipe away tears

4. Ramones, Chain Saw

Marilyn Burns in Non aprite quella porta - 1974
Marilyn Burns in Non aprite quella porta - 1974

Quattro anni dopo i Roxy Music, ecco un altro esordio destinato a lasciare una traccia nella storia della musica: nel 1976 esce infatti il primo album dei Ramones, giovanissimi idoli del punk. E fra le canzoni del disco porta la firma di Joey Ramone Chain Saw, che richiama fin dal titolo l'agghiacciante cult horror diretto nel 1974 da Tobe Hooper, Non aprite quella porta (in originale The Texas Chain Saw Massacre). Dopo il suono di una motosega che fa da lugubre incipit, il brano sfodera versi apparentemente romantici da cui trapela tuttavia l'ossessione di Leatherface, il quale promette che non lascerà mai fuggire l'oggetto del proprio desiderio.

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They took my baby away from me/ But she'll never get out of there

5. Kate Bush, The Wedding List

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Fin da giovanissima - basti pensare al suo folgorante debutto, Wuthering Heights - la popstar inglese Kate Bush ha sempre utilizzato la letteratura, la poesia, l'arte e altre fonti per dar vita alle proprie canzoni; e nel suo album del 1980, Never for Ever, la splendida The Wedding List prende forma attorno alla trama di uno dei film più noti di François Truffaut, La sposa in nero. Nel celebre thriller del 1968, che sarà poi alla radice anche del dittico tarantiniano Kill Bill, Jeanne Moreau impersona una giovane donna in cerca di vendetta dopo l'omicidio del marito proprio nel giorno del loro matrimonio: un intreccio narrativo replicato nei versi di Kate Bush, la quale si cala nei panni di questa "vedova in rosso" determinata a uccidere chi ha assassinato il suo amato Rudi, in una performance che mescola in maniera magistrale furia, passione e melodramma.

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I'll put him on the wedding list/ I'll get him and I will not miss

6. Clash, Charlie Don't Surf

Sam Bottoms e Robert Duvall in una scena di Apocalypse Now
Sam Bottoms e Robert Duvall in una scena di Apocalypse Now

"Charlie don't surf" è una nota frase pronunciata dal Colonnello Bill Kilgore (Robert Duvall) in una scena di Apocalypse Now, riferendosi con quel Charlie ai vietcong. E la frase di Kilgore viene ripetuta ossessivamente in Charlie Don't Surf, uno dei brani contenuti in Sandinista!, il monumentale triplo album dei Clash del 1980: una canzone ispirata proprio al capolavoro di Francis Ford Coppola del 1979. Il desiderio di dominio da parte dell'Occidente e le sofferenze provocate dalla guerra, elementi già al cuore di Apocalypse Now, riecheggiano qui nella voce di Joe Strummer, che definisce Charlie "napalm star" (un altro rimando al personaggio di Kilgore) e riflette con amarezza sui temi della sottomissione e della violenza.

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Charlie don't surf and we think he should/ Charlie don't surf and you know that it ain't no good

7. Falco, Rock Me Amadeus

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Nel 1984 l'uscita del film Amadeus, trasposizione diretta da Milos Forman dell'omomimo dramma teatrale basato sulla vita del celebre compositore, riporta all'attenzione delle masse la figura di Wolfgang Amadeus Mozart: il capolavoro di Forman ottiene un enorme successo, conquista otto premi Oscar e, nel 1985, ispira il giovane musicista e rapper austriaco Falco per un brano dal titolo Rock Me Amadeus, in cui viene sottolineato lo statuto di superstar del genio de Le nozze di Figaro e Don Giovanni. Tipico esempio della new wave tedesca degli anni Ottanta, fra dance ed elettronica, Rock Me Amadeus si rivela una bizzarra quanto clamorosa hit in tutto il mondo, arrivando addirittura al primo posto nelle classifiche di Gran Bretagna e Stati Uniti (la prima volta per un pezzo in lingua tedesca).

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Tom Hulce in una sequenza del film Amadeus (1984)
Tom Hulce in una sequenza del film Amadeus (1984)

Rock rock rock rock me Amadeus/ Rock me all the time to the top

8. REM, Imitation of Life

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Primo singolo tratto dall'album del 2001 Reveal, Imitation of Life dei REM prende spunto, nel titolo, da quello di una delle più importanti pellicole dirette dal maestro del melodramma classico, Douglas Sirk: Lo specchio della vita del 1959, in originale appunto Imitation of Life, trasposizione di un romanzo già adattato per lo schermo nel 1934. Il testo della canzone non fa riferimenti diretti al film, ma esplora comunque temi quali il fallimento e la sofferenza, mentre quel "that's Hollywood" nel ritornello sembrerebbe alludere implicitamente alla professione della protagonista della pellicola, l'attrice Lora Meredith (Lana Turner).

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That's sugarcane that tasted good/ That's cinnamon, that's Hollywood

9. White Stripes, The Union Forever

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È considerato per antonomasia il film più importante negli annali del cinema: lo straordinario esordio di Orson Welles, Quarto potere, è un'opera imprescindibile per molti aspetti, e non poteva non esercitare la propria influenza perfino in campo musicale. E nel 2001 sono stati i White Stripes, all'interno del loro album White Blood Cells, a omaggiare Quarto potere con The Union Forever: un intenso brano rock in cui quasi ogni singolo verso è ripreso dalla sceneggiatura del film, mentre la frase "Sure I'm C.F.K." fa esplicito riferimento a Charles Foster Kane, il personaggio interpretato da Welles nel suo capolavoro del 1941.

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Sure I'm C.F.K. but you gotta love me/ The cost no man can say but you gotta love me

10. Nine Inch Nails, Only

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Fra il regista David Fincher e Trent Reznor, il leader dei Nine Inch Nails, c'è un sodalizio ormai consolidato: Reznor ha composto infatti le musiche per tre film di Fincher, inclusa la colonna sonora da Oscar di The Social Network. Ma prima ancora, nel 2005, Reznor e i Nine Inch Nails prendono ispirazione da uno dei più amati cult del regista americano, Fight Club, per una canzone contenuta nel loro album With Teeth, Only, accompagnata da un video diretto, non a caso, dallo stesso Fincher. "There is no you/ There is only me" ripete furiosamente Reznor nel ritornello di Only, i cui versi esplorano il senso di alienazione del protagonista e la sua drammatica presa di coscienza della propria solitudine.

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Because you were never really real to begin with/ I just made you up to hurt myself