Manuale d'amore 3, si 'studia' ancora con Giovanni Veronesi

Presentata a Roma la nuova commedia sentimentale firmata dal regista toscano, in uscita il prossimo 25 febbraio in 700 copie; con Robert De Niro assente ci hanno pensato Monica Bellucci e Carlo Verdone a tessere le lodi del grande attore americano; e Veronesi annuncia altri due 'manuali', "C'è ancora tanto da raccontare".

Sono tantissimi anche senza la star delle star, Robert De Niro, gli interpreti di Manuale d'amore 3, il nuovo film di Giovanni Veronesi, presentato oggi a Roma in un divertente e affollato incontro con la stampa. Il regista toscano, accompagnato dal produttore Aurelio De Laurentiis, punta a conquistare i favori del pubblico grazie ai pochi semplici ingredienti di sempre. Primo fra tutti, una struttura a episodi, dedicati alle varie fasi della vita (giovinezza, età matura e dopo gli "anta") che vuole indirizzarsi ad una platea sempre più vasta e variegata. Ce n'è per tutti i gusti insomma: dal giovane avvocato, Riccardo Scamarcio, che poco prima delle nozze con Valeria Solarino perde la testa per Laura Chiatti, conosciuta durante un viaggio di lavoro nella splendida Toscana, al giornalista vanesio interpretato da Carlo Verdone che nella variazione sull'amore nella maturità si trova a fronteggiare le insane attenzioni di una stalker con sindrome bipolare, la brava Donatella Finocchiaro. Chiusura col botto, infine, per la tenera storia di un vecchio professore americano (mai aggettivo ci sembra più ingiusto, visto che a vestirne i panni è appunto Robert De Niro) risvegliato nel corpo e nel cuore da Monica Bellucci, spogliarellista in fuga da una vita poco scintillante, figlia del sanguigno Michele Placido, portiere dello stabile in cui vive il docente. A introdurre, commentare e raccordare le varie parti della commedia c'è Cupido in persona, un dio solo all'apparenza pasticcione che ha le fattezze di Emanuele Propizio.

Giovanni, è vero che stai già lavorando sui prossimi 'manuali'?
Giovanni Veronesi: Sì è vero, temo che mi dobbiate sopportare per altri due manuali. Sento il bisogno di completare questo pentalogo sull'amore, sempre visto attraverso la lente del grottesco, dell'ironia, anche quando è tragico. C'è ancora tanto da raccontare. In fondo il film non dà delle risposte, ma pone delle domande. Voglio capirci di più anche io.

Anche in questo caso, come nei due precedenti film, ci sono diverse storie che si intrecciano...

Giovanni Veronesi: Una differenza però c'è. Stavolta non ci sono quattro episodi, ma tre, perché sentivo proprio il bisogno di dare uno spazio maggiore a tutte le storie e a tutti i personaggi come se stessimo raccontando con ordine un percorso unico. Drammaturgicamente parlando, questo è il film più semplice. Narra le fasi salienti della vita di una persona a partire dalla giovinezza, per poi passare all'età matura e poi a quella 'oltre'. Oggi non si sa più a che età uno è vecchio, le famiglie si possono formare anche un po' più in là. Solo trenta anni fa un settantenne veniva chiuso in un'ospizio, per non parlare delle donne che a quarant'anni erano da buttare. Adesso se la giocano tutti alla grande.

Sbaglio o il primo episodio, quello ambientato a Castiglione della Pescaia, in cui Scamarcio perde la testa per la Chiatti è quello in assoluto più personale...
Giovanni Veronesi: Assolutamente sì. Lì ci sono i miei amici, le mie cose e tutto aveva un contorno azzeccato a partire dagli attori. Vauro Senesi ha preso la parte facendo un provino completamente sbagliato e Ubaldo Pantani avrà un grande futuro nel cinema. Mi è piaciuto raccontare quel momento esatto in cui sai che stai per perdere la giovinezza, ma senti allo stesso tempo che hai ancora uno strascico da vivere. E magari ti succede in un posto impensato. Il secondo capitolo, invece, racconta qualcosa che è proprio dei nostri tempi, lo stalking. Il terzo è incentrato sulla vita di una persona che pensa di aver finito con l'amore, di aver chiuso le porte. Invece arriva Cupido e devi saperti aprire.

Cupido scocca la sua freccia, ma a conquistare il professor De Niro sei tu Monica...

Monica Bellucci: Sono molto felice di aver lavorato al film perché Giovanni ha scritto per me un ruolo molto bello. Viola è una donna un po' infantile, quasi bambina e fa i conti della sua vita a quarant'anni. Quello che vede non le piace affatto e grazie all'amore tutto si stravolgerà. Su De Niro francamente non saprei proprio cosa dire. E' un uomo dal fascino intatto. Tutte le donne sul set erano innamorate di lui. Volevano essere al posto mio lo so! Ero davvero tanto emozionata, però anche lui (ride). Questione di chimica. Ma è stato straordinario avere un padre come Michele Placido, così bello e giovane...
Michele Placido: Mi sono completamente fidato di Giovanni, quando recito sono attore e basta. Obbedisco. Per ingraziarmi Bob ho portato qualche mozzarella da Battipaglia e adesso lui insiste perché le vuole pure a Cannes. A parte gli scherzi, sul piano linguistico De Niro è stato una scoperta meravigliosa. Quando arrivava sul set già sapeva tutto a memoria. Speravo di potergli suggerire qualcosa, anzi è stato lui ogni tanto a venirmi in soccorso.

Te l'aspettavi a Sanremo un Gianni Morandi così infatuato di te?
Monica Bellucci: Ma no, è stata una sorpresa anche per me. Se n'è parlato tanto, però. Meglio così.

Carlo, il tuo personaggio invece è terribilmente narciso, un vero specchio dei nostri tempi...
Carlo Verdone: Devo dire che io e Giovanni ci siamo divertiti tanto a metterlo in miseria. Oggi in giro c'è tanta vanità, soprattutto in chi ha potere, in chi può contare su un pubblico affezionato. Fabio è uno che vive in adorazione di sé stesso, della sua carriera. Forse è per questo che non ha mai tradito sua moglie, perché è troppo preso da sé e si comporta anche da ruffiano nei confronti del direttore generale della sua emittente. Chiaramente questo gli impedisce di vedere che davanti a lui c'è una donna molto malata e disturbata. Ed era normale quindi che io cedessi al suo fascino. Quando però il suo personaggio crolla, perde tutto, famiglia e dignità. Fortunatamente con Donatella, al suo primo film comico, c'è stato subito feeling. Abbiamo fatto un bello show. Eravamo carichi e avevamo voglia di divertirci.
Donatella Finocchiaro: E' stato un esordio straordinario per me! E di questo non posso che ringraziare Giovanni. Non sapevo di essere brava a fare la commedia. Sul set mi sono fatta travolgere da Carlo che è un ciclone, un'esplosione di gag di improvvisazione.
Carlo Verdone: Se non fosse così, la scena resta di servizio, invece mi piace cercare sempre quello spiraglio dove entrare per regalare qualcosa al pubblico. Un'espressione, un tic verbale, gestuale.

Carlo ma perché quando reciti nei film di Veronesi hai sempre a che fare con donne manesche e possessive?
Carlo Verdone: Non lo so. E' noto che qualsiasi attore messo alle corde rende molto di più e non essendo un sex symbol cerco di dare il massimo così. Hai voglia a dire di no, Giovanni risponde sempre che quella scena la devo fare e basta. Alla fine trovo dei tempi un po' diversi, invento dei movimenti a cui non avevo pensato, come quando mi metto a batte i piedi all'uscita della caserma dei carabinieri e mi diverto a a vedere il corpo che si muove per conto suo, come se già sapesse cosa fare. Sono delle sorprese anche per me.
Giovanni Veronesi: Sì certo, sei posseduto (ride)! La verità è che quando vedo Carlo in difficoltà rido. Mi piace troppo. Dovreste vederlo quando perde un treno e si mette a correre con le gambe strette e allora mi diverto a fargli incontrare delle donne particolari che lo destabilizzano. Puoi farlo però solo con un attore del suo livello, solo così la farsa non trascende.

Passiamo dagli uomini maturi ai giovani. Laura e Riccardo ormai siete una coppia storica...

Laura Chiatti: Io e Riccardo ci rincorriamo ed è bellissimo lavorare con lui. Quanto a Giovanni, lo corteggiavo da molto e mi ha fatto piacere la sua chiamata.
Riccardo Scamarcio: Lavorare con Laura è divertente. Se ne parlava da tempo di fare un film tra noi, tutti insieme intendo, e credo che sia venuto fuori un bell'episodio, con tanta ironia, freschezza, leggerezza e poesia. Dopo la difficile scena con Monica Bellucci in Manuale d'amore 2, anche stavolta me n'è toccata un'altra. Ecco, visto che bisogna girare altri due film sono sempre a tua disposizione (ride).
Valeria Solarino: Sono una fan di Giovanni (è la sua compagna ndr) e sono contenta di aver interpretato una ragazza solare e dolce, diversa dai soliti ruoli drammatici e problematici. Certamente questo ruolo è quello che si avvicina di più a me.

Emanuele il tuo Cupido ti somiglia?
Emanuele Propizio: Cupido è paraculo. Detto questo aggiungo che non è stato facile fare la voce narrante. Ci sono volute 85 prove per dire Io sono Cupido. Giovanni la voleva epica e non mi riusciva mai.

L'ultima parola la lasciamo a Michele Placido...
Michele Placido: Volevo fare un annuncio. Da settembre lascio la Juventus per tifare Napoli. Aurelio sei un grande presidente e visto che alla Juve non arriverai mai, vengo io da te.