Recensione Kaboom (2010)

Quando ci si trova su un ottovolante, non bisogna fare altro che chiudere gli occhi e farsi trasportare: Kaboom è proprio la stessa cosa, magari non adatto a tutti gli stomaci ma in grado di regalare novanta minuti di euforico divertimento.

It's the End of the World... And I Feel Fine

A tre anni di distanza da Smiley Face, presentato nel 2007 nella sezione Quinzaine des Realizateurs, Gregg Araki torna a Cannes per presentare fuori concorso il suo nuovo film, Kaboom, la storia di un giovane studente universitario che alla vigilia del suo diciannovesimo compleanno si trova coinvolto in una storia fatta di omicidi, rapimenti e culti segreti. Ma chi si aspettava un film cupo e misterioso (soprattutto dopo le dichiarazioni del regista in cui diceva di ispirarsi al serial seminale I segreti di Twin Peaks) si è dovuto immediatamente ricredere perché ancor più della precedente pellicola ci troviamo di fronte ad un film folle, un guilty pleasure consapevole e divertito che però ha tutte le caratteristiche per diventare un instant cult.

Il richiamo a David Lynch c'è fin dall'inizio nelle sequenze più oniriche ma Araki non compie l'errore di prendersi sul serio, ma piuttosto scherza con lo spettatore, prendendo subito le distanze da colui che è pronto a cercare significati reconditi e nascosti in un film che non è altro che un divertissment. La sceneggiatura di Araki funziona infatti su due livelli, uno parodistico e surreale e un altro che racconta la vita del college come un momento di assoluta libertà, sessuale e sentimentale, in cui i giovanissimi protagonisti - tra cui spiccano Thomas Dekker, già John Connor nella serie televisiva Terminator: The Sarah Connor Chronicles e protagonista del nuovissimo Nightmare, e le lanciatissime Juno Temple e Haley Bennett - sembrano vivere con estrema disinvoltura anche le situazioni più difficili e strampalate fino ad un esilarante finale che conclude però perfettamente la surreale vicenda senza cadere nella tentazione di spiegare o giustificare nulla.

Lo scopo del regista non è infatti quello di spaventarci o regalarci un mistero da decifrare, piuttosto l'intenzione è quella di destabilizzare e divertire lo spettatore con continui e bruschi cambi di direzione sia nel plot che nel mood del film, con sequenze che con estrema naturalezza passano da amplessi con uomini e/o donne a sequenze soprannaturali, mischiando complotti, streghe, un olocausto nucleare, operazioni di spionaggio fondate sempre ed esclusivamente sul sesso e soprattutto un plot volutamente sconclusionato e demenziale.
Quando ti trovi su un ottovolante, non bisogna fare altro che chiudere gli occhi e farsi trasportare, Kaboom è esattamente la stessa cosa, magari non adatto a tutti gli stomaci ma in grado di regalare novanta minuti di euforico divertimento.

Movieplayer.it

4.0/5