Il regista Marc Webb a Locarno: l'ex di Summer sono io

Marc Webb e Michael H. Weber, regista e sceneggiatore di (500) Days of Summer, hanno presentato la loro pellicola di fronte al pubblico locarnese.

500 Days of Summer ha fatto innamorare la selettiva platea della Piazza Grande locarnese. E come potrebbe essere altrimenti? Una storia d'amore tenera e mai scontata, una colonna sonora che contiene brani degli immortali Smiths e Clash, due irresistibili protagonisti, i giovani e talentuosi Joseph Gordon-Levitt e Zooey Deschanel, un regista e uno sceneggiatore altrettanto giovani e sorridenti, Marc Webb e Michael H. Weber, che hanno allietato con la loro presenza la prima giornata di festival a Locarno. Avendo studiato a Firenze, Marc Webb si cimena in un italiano che, tutto sommato, non è niente male.

Come è nato il vostro film?

Marc Webb: Sono da sempre un grande fan di commedie romantiche. I miei maestri sono Woody Allen e Cameron Crowe. Ultimamente però le commedie che vedo non mi soddisfano, sono piene di stereotipi, poco realistiche, seguono un andamento obbligato, ma soprattutto sono caratterizzate dal prevedibile lieto fine. Io ho cercato di fare qualcosa di diverso e ho avuto la fortuna di leggere la sceneggiatura scritta da Michael H. Weber e da Scott Neustadter. A quel punto ho deciso di fare il film.

Michael H. Weber: Abbiamo scritto il film che desideravamo vedere. In realtà la vicenda narrata è in parte autobiografica, perché è accaduta al mio collega Scott che è stato lasciato da due ragazze a breve distanza di tempo.

Marc Webb: Purtroppo o per fortuna tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo incontrato una Summer che ci ha sconvolto l'esistenza. Il film tratta proprio di questo, di quella fase della vita, la giovinezza, in cui l'amore conta più di tutto il resto. Quando si hanno solo vent'anni si pensa solo alle ragazze. E' una legge di natura. (500) Days of Summer è una pellicola su un giovane amore e sui danni che provoca.

Il cast è veramente azzeccato. Come l'avete scelto?

Marc Webb: Joseph Gordon-Levitt era la nostra prima scelta. E' un giovane attore che si è fatto le ossa nel cinema indie. Ha interpretato pellicole importanti come Mysterious Skin. Per lui è stato piuttosto difficile e allo stesso tempo eccitante interpretare una pellicola così lontana dalle sue corde, una sorta di versione contemporanea delle commedie incentrate sulla lotta tra i sessi alla Hepburn/Tracy. Anche Zooey Deschanel è stata scelta immediatamente perchè era perfetta per il ruolo, ha creato un personaggio veramente incredibile.

La storia, però, è narrata da Tom quindi il punto di vista su Summer è il suo.

Marc Webb: Si, il narratore è Tom. E' lui che ricostruisce la storia. Noi non sappiamo in che momento Tom decida di raccontare quello che gli è capitato, lui non ce lo dice. Nella sua onestà scopriamo però che la sua visione dell'amore è idealizzata, immatura, il ragazzo si è imbarcato in un'impresa più grande di lui. Non capisce che cosa stia accandendo e non capisce che cosa passa per la testa della sua ragazza. Le su aspettative così ingenue finiranno per essere disilluse dalla realtà dei fatti. E non possiamo dare certo la colpa a Summer di tutto questi perché lei è onesta, mette subito in chiaro di non volersi impegnare con Tom. Summer non si scusa mai perché non ha nessun obbligo nei confronti del suo ragazzo. Semplicemente fa quello che si sente di fare.

Il film è ricco di espedienti narrativi che tendono ad arricchire l'aspetto stilistico. Abbiamo una sequenza musical, un ampio uso dello split screen, la ripetizione ritmica di alcune immagini. Tutti elementi inusuali.

Marc Webb: Non volevamo che il film venisse preso troppo sul serio perché è una storia leggera, l'equivalente di una canzone pop, così abbiamo usato alcuni trucchi per rendere la pellicola più divertente e coinvolgente. La scena di Tom che balla è stata molto divertente da girare perché unisce musica, tecnica, emozione. Per far funzionare il film ci siamo presi il tempo necessario, abbiamo parlato a lungo dei dettagli e abbiamo lavorato molto accuratamente sui salti temporali.

La musica ha un ruolo essenziale.

Marc Webb: Ogni storia d'amore che si rispetti ha la sua colonna sonora. Questa ha in primo luogo la musica degli Smiths, una scelta obbligata direi. Quando Michael è salito sull'ascensore ha sentito realmente quella canzone e mi ha chiamato tutto eccitato. Era quasi un segno del destino quindi il pezzo è stato inserito nella soundtrack. Questo farà felici i fan degli Smiths, che sono una tribù. Un'altra artista che amo molto è Regina Spektor per la quale ho diretto alcuni videoclip. Sono un suo grande fan e ho voluto i suoi pezzi nella colonna sonora. Provenendo dal mondo dei videoclip trovo che la musica sia essenziale. Le parole di una canzone, a volte, sono più efficaci dei dialoghi nell'esprimere un sentimento. Per me è molto naturale usare la musica per trasmettere sensazioni perciò scelgo la musica giusta con attenzione.

Visto che il film è piuttosto atipico, avete avuto problemi a trovare dei produttori?

Marc Webb: Quando presentavamo il progetto ai produttori ricevevamo dei feedback tipo: "Il film è interessante, ma dovreste cambiare la sequenza d'apertura" oppure "è una storia intrigante, ma non si potrebbe aggiungere un po' di sangue?". I produttori, prima di decidere se realizzare un film, devono preoccuparsi di trovargli un mercato, sono vincolati al marketing, mentre io volevo realizzare la mia storia senza cedere a compromessi, per questo ho preferito una produzione indipendente. Noi volevamo fare un pop movie realistico, divertente e commovente. Non volevamo parlare di differenze sessuali o di classe sociale, ma di gioventù e amore.

Preferisci Truffaut o Lelouch?

Marc Webb: (ride) Truffaut.

Conoscevate già Locarno? Come vi siete trovati qui?

Marc Webb: Conoscevamo Locarno di nome perchè mentre giravamo il film uno degli attori, Clark Gregg, è stato ospite qui in veste di regista con Soffocare, inoltre sapevamo che anche Little Miss Sunshine qui aveva avuto un'ottima accoglienza. Ora che siamo ospiti anche noi dobbiamo ammettere che è veramente divertamente essere qui.