Signs, la teoria degli alieni e degli "Intrusi" nel film di Shyamalan

Nei titoli di coda di Signs di Shyamalan le creature aliene contro cui i personaggi interpretati da Mel Gibson e Joaquin Phoenix si scontrano sono accreditate come 'Intrusi': la nostra teoria.

Gli alieni protagonisti di Signs compaiono in piano intero soltanto al 90esimo minuto del film e sono accreditati come "Intrusi". La scelta perseguita da M. Night Shyamalan è stata quella di ricostruire i loro corpi attraverso una serie di immagini mandate in onda dalla TV e di inquadrature rese poco intellegibili dal buio notturno. Ma chi sono i veri alieni in Signs? Evidenti metafore di un nemico invisibile che appartiene all'istanza diegetica oppure qualcun altro che punta a scovare ogni segreto di quanto portato in scena? Ecco a voi una teoria a questo proposito!

Joaquin Phoenix e Mel Gibson in una scena di Signs
Joaquin Phoenix e Mel Gibson in una scena di Signs

Nel loro essere pressoché invisibili allo sguardo umano non mediato, gli alieni protagonisti di Signs somigliano alle tossine di E venne il giorno. L'astrazione totale del nemico, però, non è ancora pienamente compiuta ed M. Night Shyamalan porta in scena l'alieno in figura intera per la prima volta dopo ben 90 minuti di film. Secondo una teoria che sfrutta il fatto che, durante i titoli di coda, gli alieni vengano definiti "Intrusi", queste creature potrebbero essere identificate da Shyamalan con un'istanza extradiegetica che non fa parte del mondo narrato ma che aspira a penetrarne ogni intimo segreto: lo spettatore.

E se gli alieni di Signs non fossimo altri che noi, gli spettatori impauriti ma, nel frattempo, desiderosi dell'oggetto del nostro sguardo e di penetrare attraverso la finestra della fattoria Hess? Una modalità di messa in scena ricorrente nel film di M. Night Shyamalan porta i suoi personaggi a fissare il controcampo - costantemente negato allo spettatore - trasmettendo un sentimento di terrore. Al cinema, a ogni campo del visibile corrisponde un campo invisibile, definito da Jean-Pierre Oudart "campo dell'Assenza". In esso si colloca lo spettatore - o, meglio, la sua figura immaginaria, definita "l'Assente". Non è un caso, quindi, che più volte i personaggi interpretati da Mel Gibson e Joaquin Phoenix piantino un'asse sulle finestre - il cui "punto di vista" coincide con lo sguardo degli spettatori, curiosi di invadere la privacy casalinga.

Le ultime sequenze, infine, consentono a Graham Hess di tornare a "vedere" liberamente - il personaggio ha finalmente letto il di-segno divino ed è riuscito a interpretare le ultime parole della moglie - e, per la prima volta, di affrontare a tu per tu un alieno. Durante lo scontro fisico finale tra Merrill e l'intruso, quest'ultimo soccombe tramortito dal colpo della mazza da baseball e investito dall'acqua che gli cade addosso sul volto a causa dei tanti bicchieri disseminati in giro da Bo Hess.

La sequenza di morte dell'alieno/intruso è interamente in soggettiva: quindi, l'acqua che uccide la creatura cade anche sugli occhi degli spettatori, a conferma che, probabilmente, siamo noi gli alieni assetati della visione che, durante lo sviluppo del film, ci è stata ridotta e, infine, negata.