Violetta: Vittoria Puccini presenta la sua eroina tragica

Presentata questa mattina la miniserie in due puntate diretta da Antonio Frazzi, che Rai 1 trasmetterà in prima serata domenica 16 e lunedì 17 ottobre; 'La mia Violetta è uno spirito libero che torna bambina grazie all'amore di un uomo e alla sua purezza', svela la Puccini; nel cast anche Rodrigo Guirao Diaz e Andrea Giordana.

E' un momento professionale magico per Vittoria Puccini. Madrina all'ultima Mostra del cinema di Venezia, un paio di film in rampa di lancio, il primo, Acciaio, di Stefano Mordini, l'altro per la regia di Ferzan Ozpetek, e ora il ruolo da protagonista di Violetta, film tv in due puntate che Rai 1 trasmetterà da domenica prossima in prima serata. Una coproduzione internazionale firmata da Rai Fiction, Magnolia Fiction e dai tedeschi della Beta, che vede la brava attrice fiorentina nei panni dello struggente personaggio nato dalla penna di Alexandre Dumas figlio.

Proprio attorno a questa donna spregiudicata che folleggia di gioia in gioia il narratore francese ha costruito il suo capolavoro, La Signora delle Camelie, una storia tanto forte da varcare i confini della pagina scritta per approdare anche sul palcoscenico grazie all'immortale opera di Giuseppe Verdi, La traviata. L'opera diretta da Antonio Frazzi e sceneggiata da Sandro Petraglia si distacca notevolmente dal romanzo di Dumas figlio, spostandone l'ambientazione da Parigi alla Milano del 1849, una città mobilitata interamente contro l'occupazione asburgica, sostenuta dai grandi valori del Risorgimento. E' tra le file dei giovani rivoluzionari che Violetta, cortigiana per Ragion di Stato, trova il suo grande amore Alfredo Germont, interpretato dall'argentino Rodrigo Guirao Diaz. Sulla loro relazione incombono lo spettro della tisi, che indebolisce sempre più il fisico della donna, e la dura opposizione del padre di Alfredo, preoccupato che quella scandalosa storia possa nuocere alla vita del rampollo. I due amanti dovranno far fronte quindi ad un destino tragico e all'incedere violento della Storia. Assieme al regista Antonio Frazzi, allo sceneggiatore Sandro Petraglia e agli interpreti principali, Vittoria Puccini, Rodrigo Guirao Diaz e Andrea Giordana, hanno partecipato alla presentazione romana anche il direttore di Rai Fiction, Fabrizio Del Noce e il suo omologo di Magnolia Fiction, Giorgio Gori, che hanno parlato della loro collaborazione al progetto costato oltre cinque milioni di euro.

Signor Del Noce, come mai avete deciso di puntare sulla riedizione televisiva di un classico come La Signora delle Camelie? Fabrizio Del Noce: Ci tengo a precisare che non si tratta di un vero e proprio remake. La trama del film è del tutto originale, con in più delle atmosfere di guerra e complotti. Ho preso la decisione di produrre la fiction dopo aver letto la sceneggiatura di Sandro Petraglia, un lavoro magnifico scritto con la penna d'oro. Da quel momento tutto è filato liscio. Vittoria, per la quale ho una vera predilezione, ha accettato senza esitare, Antonio era entusiasta del progetto, così come Rodrigo che aveva già fatto un ottimo lavoro in Terra ribelle. Non esito a dire che questa sia la più bella fiction prodotta in questo periodo. Guardandola più volte non riesco proprio a trovarle alcun difetto. Visto che in questi tempi è difficile coagulare gli ascolti con prodotti di buona qualità, spero che ottenga il risultato che merita. Sarebbe un riconoscimento a quanto di buono è stato fatto. Che dire, noi siamo contenti, speriamo che lo sia anche il pubblico.
Giorgio Gori: La sceneggiatura era stata scritta 12 anni fa, quando io ero ancora direttore di Canale 5. Rosario Rinaldo chiese a Sandro Petraglia di riscrivere in modo originale una storia classica. Il copione ottenne subito l'approvazione e fu anche accettato dai fratelli Frazzi. Poi lasciai Canale 5 e Mediaset decise di non andare avanti con la produzione. Alla fine è subentrato Fabrizio Del Noce e il resto lo conoscete.

Signor Petraglia, quale può essere per uno scrittore l'interesse nel lavorare ad una storia così famosa come quella fra Violetta e Alfredo? Sandro Petraglia: E' presto detto. Mi divertiva l'idea di fare un film d'amore, con lunghe scene in cui i protagonisti si abbandonano al desiderio e al sentimento, cosa che nel cinema italiano è assolutamente poco frequente. La storia di Violetta e Alfredo è fatta di tessere che vanno ad incastrarsi. C'è il primo approccio, le certezze che iniziano a vacillare. Poi scoppia l'amore e con questo la gelosia. Siamo insomma nel melò più classico a cui si intrecciano i temi legati al Risorgimento. Francamente quello che mi aveva più stupito era che il progetto si fosse arenato. Non riuscivo a spiegarmelo. A volte succede anche questo nel mondo delle fiction.

Signor Frazzi, ma quale attualità può avere oggi un racconto del genere? Antonio Frazzi: Non riesco a trovare nulla di più attuale dell'amore e dei sentimenti in generale. Qui c'è l'apoteosi del sentimento, un sentimento che ho raccontato provando un grande piacere. Le uniche cose che ci hanno messo in difficoltà sono state le condizioni ambientali. Abbiamo girato a Torino e sulla foce del Po in inverno e passavamo da una temperatura di -5 a 2 gradi. Nonostante questo però è stata una lavorazione felice perché mentre andavamo avanti ci rendevamo conto che tutte le biglie entravano in buca. La scenografia era eccezionale, così come i costumi di Lia Morandini e le interpretazioni degli attori. Tutti sono stati eccezionali, ma Vittoria è stata ineguagliabile, sia nelle scene in cui ha giocato di fioretto che in quelle più complesse come quella della morte che dura venti minuti. E' riuscita a reggere all'emozione che ha trasmesso, con un ottimo risultato.

A questo punto una replica sembra d'obbligo... Vittoria Puccini: Giuro non l'ho pagato (ride). Partecipare a questo progetto è stato emozionante fin da subito, già dalla lettura della sceneggiatura. Confermo quanto detto da Sandro. La bellezza di questi personaggi è che si dicono delle parole d'amore meravigliose. I dialoghi erano così belli che tante volte mi sono detta, come vorrei vivere una cosa del genere, dire ad un uomo quello che Violetta dice ad Alfredo e sentirmi dire quello che Alfredo dice a Violetta. Antonio mi ha aiutato a costruire il personaggio, una donna che non è mai la stessa, grazie ad un carattere indomito. La mia Violetta è uno spirito libero che ti sorprende in ogni scena e che grazie all'amore di un uomo e alla sua purezza ritrova una dimensione infantile, torna bambina, ringiovanisce, trova uno sguardo più pulito e più sincero.

Ci racconti qualcosa della scena madre, quella in cui Violetta muore?
Vittoria Puccini: Ho chiesto la consulenza di Sandro più volte, perché non riuscivo a capire come facesse ad avere le crisi respiratorie, parlare per venti minuti e poi morire. E' stata una faticaccia, le giornate di lavoro più forti che ho affrontato in carriera. Un personaggio del genere fatichi a scrollartelo di dosso, ma è bello così, perché ti abbandoni ad esso. E poi volevo che fosse tutto mio, ecco perché non ho visto altri film dedicati alla signora delle camelie, perché avevo paura di fare un'imitazione.

Rodrigo, tu sei giovanissimo e torni in Rai dopo gli ottimi risultati di Terra ribelle, com'è stata per te questa avventura? Rodrigo Guirao Diaz: E' stata davvero una sfida per me. Ero venuto in Italia per promuovere Terra ribelle, con una valigia molto piccola e Fabrizio Del Noce mi ha contattato per questo film. Quando ho letto la sceneggiatura mi ero accorta subito che era bellissima, ma un conto è leggere le battute, altra cosa è recitarle. Alfredo è un puro e io come attore dovevo sentire veramente quello che provava, non potevo recitare o ingannare e Antonio mi ha aiutato tanto in questo. Mi sento molto orgoglioso e sono sicuro che è un film che resterà nel tempo e vorrei che tutto il mondo lo vedesse.

Signor Giordana, lei invece è un veterano delle opere in costume e in questo caso interpreta il Duca di Sagrado, una sorta di mentore di Violetta, ci racconta il suo approccio a questo film? Andrea Giordana: Non ho potuto fare a meno di pensare alle parole di Massimo Bontempelli, il traduttore del romanzo di Dumas, che una volta ammise candidamente di piangere alla fine tutte le volte che riprendeva in mano il libro. E anche in questo caso è così. Questo film mi ha strappato l'anima. Merito di Sandro Petraglia, di Alexandre Dumas, della regia di Antonio Frazzi e di Vittoria, che mi ha incantato. Credo che il pubblico si commuoverà alla prima puntata e alla seconda. E anche alla terza, perché non c'è.