Un esordio di impegno per il Biografilm Festival 2012

Nella sua prima giornata, il festival bolognese ci offre già parecchie occasioni per riflettere: sulla deriva etica dell'umanità, sulle sue prospettive future, e anche su come i media possono influenzarne gli equilibri.

Il pomeriggio fitto di appuntamenti del venerdì del Biografilm Festival si apre con due eventi speciali: America in Primetime: Independent Woman e Man of the House, dedicati rispettivamente alla figura della donna nella televisione americana, nelle sue sfaccettature più frivole alle declinazioni più intense e impegnate, e all'evoluzione del ruolo dell'uomo sul piccolo schermo, diventato maschio sempre meno dominante. Attraverso una carrellata di spezzoni tratti dai più significativi serial americani, dagli anni Cinquanta a oggi, Lloyd Kramer ricostruisce il ruolo che la televisione ha avuto nell'emancipazione di entrambi i sessi dagli stereotipi a cui erano tradizionalmente legati, così come la necessità, sempre meno eludibile, di raccontare la realtà, anche nelle sue forme meno accattivanti.

Per la rassegna dedicata ad Andrea Segre, il programma prevede Io sono Li, in cui la protagonista Zhao Tao, vincitrice dell'ultima edizione del David di Donatello, incarna la necessità sempre più pressante di una vera commistione tra culture, possibile solo attraverso l'impegno del singolo. La Selezione Ufficiale fuori concorso propone Into the Abyss di Werner Herzog, in cui l'acuta sensibilità del regista si concentra su uno dei temi fondamentali dell'essere umano: il confronto con la morte, dal punto di vista della vittima tanto da quello del carnefice. Il focus dedicato a Mario Mieli, moderato da Enrico Salvatori, ha ripercorso le tappe più significative della carriera del grande artista, attraverso filmati d'archivio e le testimonianze di chi lo ha conosciuto. Il ciclo America in Primetime prosegue poi con The Misfits, in cui Lloyd Kramer ripercorre il cammino degli outsider della tv, i personaggi più politically uncorrect e controversi, ma anche più amati dal pubblico, e con The Crusader, incentrato invece sugli eroi contemporanei, ben lontani dallo stereotipo del paladino senza macchia e senza paura, ma proprio per questo molto più umani e affini alla sensibilità degli spettatori.

La selezione ufficiale propone The Education of Auma Obama di Branwen Okpako, in cui sono la sorella del presidente degli Stati Uniti, la sua infanzia e la sua crescita, diversissime da quelle del più famoso parente, a fare da protagoniste. In Four Horsemen di Ross Ashcroft è una situazione ben più vicina a noi, ma dai risvolti quasi altrettanto drammatici, ad essere indagata: si tratta della crisi economica, nei suoi aspetti meno noti, che però, se guardati dalla giusta angolazione, non negano un certo spazio alla speranza. Ruben Monterosso e Federico Savonitto, in La Fine che non ho Fatto, tratteggiano un ritratto intenso e commosso di Nino Gennaro, capace di trasmettere tutta l'instancabile energia dell'intellettuale siciliano.

La serata bolognese inizia con Heart Stop Beating di Jeremiah Zagar, realizzato in collaborazione con Focus Forward, che testimonia le potenzialità di un'innovativa tecnica di trapianto cardiaco, e con Rebellion, diretto e interpretato da Mathieu Kassovitz, che ripercorre i drammatici momenti in cui le autorità francesi hanno dovuto affrontare la minaccia dei separatisti della Nuova Caledonia. A seguire, il festival ripropone I figli degli uomini di Alfonso Cuaròn, per concludere con un pensiero rivolto a un possibile futuro di redenzione una giornata che ci ha dato parecchio su cui riflettere, in merito alle sorti della società e alle responsabilità che, come singoli, spesso non abbiamo il coraggio di prenderci.