Tom Hardy e Steven Knight al Lido presentano l'avvincente Locke

Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia il secondo film da regista dello sceneggiatore de 'La promessa dell'assassino' e de 'Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno', un teso thriller girato in tempo reale con, all'interno di un'auto in viaggio sull'autostrada, uno strepitoso Tom Hardy.

Secondo film in un anno per Steven Knight, sceneggiatore di Piccoli affari sporchi e candidato all'Oscar per La promessa dell'assassino, Locke arriva a pochi mesi di distanza dal completamento di Redemption, l'action interpretato da Jason Statham di imminente uscita in Italia distribuito da Moviemax sul cui set è arrivata l'idea per la sceneggiatura. Protagonista assoluto del film Tom Hardy - l'attore di Inception, Il cavaliere oscuro - Il ritorno e Bronson e del prossimo Mad Max: Fury Road - nei panni di Ivan Locke, un uomo che proprio quando sembrava aver costruito una vita felice e serena per sé e per la sua famiglia riceve una telefonata che cambierà tutto e lo costringerà a prendere decisioni drastiche e dolorose con un modus operandi che non avrebbe mai immaginato. Il fascinoso e talentuoso attore londinese è arrivato a Venezia accompagnato dal regista e dai produttori del film Guy Heeley e Paul Webster.

Signor Hardy, com'è stato per lei girare in uno spazio chiuso così ristretto? Com'è riuscito a controllare il suo personaggio e a non cedere agli impeti della violenza come suoi altri personaggi passati?
Tom Hardy: Ci sono riuscito prima di tutto perché sono un attore (ride). E' stato bello recitare in un ruolo in cui l'azione più movimentata è stata quella di saper riuscire a contenere emotivamente il grande dramma che si sta consumando nella vita del mio personaggio e a mantener salda la sua integrità morale. E' stata proprio questa la sfida più grande da affrontare.

Signor Knight, quali sono state le difficoltà maggiori a livello tecnico nel girare un film di questo genere in uno spazio così ristretto mentre il mondo fuori cambia continuamente?
Steven Knight: La verità è che abbiamo girato il film in tempo reale per intero per almeno due o tre volte a notte durante l'unica settimana di lavorazione, sfruttavamo sia la sera che la notte inoltrata. Il problema è che la memoria delle macchine da presa che ho usato ci consente di girare al massimo per 28 minuti e quindi a quel punto dovevamo sospendere e poi riprendere. A parte questo non ho avuto nessuna grossa complicazione esterna.

Come valuta questa interpretazione a confronto con tutte quelle che l'hanno preceduta?
Tom Hardy: Questo è un ruolo completamente diverso da quelli che ho avuto in passato, sono molto grato a registi come Steven che hanno grande fiducia in me e che concentrano su di me tutte le potenzialità dei loro film. E' ovvio che amando il mio lavoro mi piace ogni cosa che faccio, mi piacciono anche i ruoli in cui devo essere per forza di cose aggressivo perché è in quei momenti che riesco ad andare oltre il confine. Amo sperimentare e cambiare.

La reazione entusiastica della stampa in sala mette in luce secondo lei il fatto che mai come oggi abbiamo bisogno, nel cinema, di eroi veri più che di supereroi?
Tom Hardy: Sì, direi che è possibile che il pubblico abbia reagito in questo modo proprio perché il personaggio centrale del film è un uomo normale come tanti. E' merito delle sceneggiature se i film su personaggi 'normali' vengono fuori e ce ne sono tante che rimangono sepolte nel cassetto in favore di film che raccontano le avventure fantastiche di qualche supereroe. Quello di Steven una uno script di 30 pagine che si è velocemente trasformato in un blocco di 90 pagine a poche ore dall'inizio delle riprese, sono entrato in panico ma poi ho decido di affrontare la sfida lo stesso e di portare a casa il risultato in soli cinque giorni di lavorazione. Non sapevo bene cosa stessi facendo, so solo che volevo farlo e che mi sentivo di essere completamente in parte. Con la squadra giusta al tuo fianco puoi fare qualsiasi cosa.

Signor Knight, come ha sviluppato la sceneggiatura attorno all'ambientazione scelta e al personaggio che aveva in mente all'inizio?
Steven Knight: Era importante stabilire l'importanza di quel che succedeva al protagonista nella vita familiare e nel lavoro e per costruire la tensione ho scelto la cosa meno interessante da prendere in considerazione e nella fattispecie la gestione della colata di calcestruzzo. Il tutto per sottolineare come anche nella vita di persone normali si possano verificare delle grani tragedie, ho voluto in questo modo portare la narrazione ad un livello più basilare lasciando gli eventi accadere uno dopo l'altro in rapida successione. E' anche in questo modo che lo spettatore empatizza con Ivan Locke sin dall'inizio, ma ci tengo a dire che se Tom non fosse stato così straordinario il mio film non sarebbe mai venuto così bene, è tutto merito suo.

Quanto c'è di suo nel personaggio e quanto invece era nella sceneggiatura?
Tom Hardy: Quando una sceneggiatura è scritta bene un attore non ha margine per sbagliare, tutto dipende da come gli eventi e i personaggi reagiscono tra loro, dalla reazione a catena che si avvia quando si inizia a girare. Non c'è bisogno di deviare o di improvvisare quando ti puoi affidare completamente al regista e allo sceneggiatore.