Recensione Un poliziotto da happy hour (2010)

Il più classico dei buddy-movies polizieschi, condito brillantemente dall'inimitabile humor irlandese, si trasforma così in un western contemporaneo un po' commedia nera e un po' thriller dal gusto davvero sfizioso e corroborante.

Una guardia molto speciale

Gerry Boyle è un poliziotto che non conduce di certo una vita irreprensibile ma in fondo è un brav'uomo. Vive e lavora in una piccola cittadina costiera dell'Irlanda dell'ovest, una piccola comunità rurale del Connemara in cui la vita scorre tranquilla e non succede mai nulla di particolarmente entusiasmante. E' conosciuto da tutti per il suo senso dell'umorismo tagliente che tutti definiscono quasi sovversivo, è single, ha una predilezione per le escort, una madre anziana molto malata e nella patria della Guinness lui beve la Corona Extra. Gerry è uno che ha un sacco da fare, troppo per potersi anche occupare del misterioso delitto di un uomo il cui cadavere è stato ritrovato in un appartamento ad uso turistico. Il suo nuovo assistente Aidan, appena trasferito da Dublino, vede le cose in maniera del tutto differente: per lui questo caso rappresenta un'opportunità del tutto unica per passare all'azione non vede l'ora di iniziare. I giorni di tranquillità finiscono però quando giunge in città l'agente dell'FBI Wendell Everett, un professionista scrupoloso e poco spiritoso, giunto dagli Stati Uniti per un'operazione antidroga che mira al sequestro di una nave con un carico che vale oltre 500 milioni di dollari. La situazione precipita quando l'amico Aidan scompare misteriosamente e contemporaneamente Gerry riconosce nelle foto segnaletiche la brutta faccia dell'uomo trovato morto. Tramite alcune foto compromettenti scattate con il cellulare, una delle sue amichette prostitute invischiata nel malaffare cerca di ricattarlo comprando la sua collaborazione riguardo la famosa nave. Quando Gerry capisce che molti dei suoi colleghi si sono fatti corrompere, capisce che è giunto il momento di prendere in mano la situazione e provare a risolverla definitivamente. L'unica persona di cui può fidarsi in città è per assurdo l'agente Everett, che nel frattempo ha iniziato da solo le sue indagini senza riuscire a cavare un ragno dal buco. Non sarà di certo il compagno ideale, essendo un americano di colore molto poco propenso alla battuta, ma ha il suo stesso obiettivo.


Sboccato, razzista, profano, rude, logorroico e dotato di una vena sarcastica davvero unica. Il sergente Gerry Boyle interpretato da Brendan Gleeson è tutto questo e anche molto altro. Il corpulento attore irlandese, uno degli attori più completi e talentuosi in circolazione, sveste i panni del mago bendato e zoppo di Harry Potter per vestire quelli di un poliziotto irlandese un po' naif, uno dai metodi non proprio ortodossi che per la prima volta nella sua carriera ha a che fare con una difficile operazione anti-droga. The Guard si trasforma così dal più classico dei buddy-movies polizieschi, condito brillantemente dall'inimitabile humor irlandese, in un western contemporaneo (le musiche sono inconfondibili) un po' commedia nera e un po' thriller dal gusto davvero sfizioso e corroborante. Tutto questo grazie alla magistrale interpretazione di un Blendan Gleeson a dir poco entusiasmante entrato perfettamente nel personaggio, uno scapolo irlandese fissato con le donne, con l'alcol e con una grande passione per gli sport acquatici. Già perchè Gerry Boyle è un poliziotto completamente fuori controllo dall'eloquio tagliente e dallo sguardo di ghiaccio, uno che non nasconde al mondo di essere com'è, un irlandese verace, pessimista e incredibilmente scaltro.

Cuore del film il rapporto che si crea tra lui e il suo alter ego, l'agente dell'FBI di colore americano interpretato da Don Cheadle (che forse andava un po' più approfondito), giunto in Irlanda senza considerare di essere praticamente in un altro mondo oltre che per la lingua, anche per lo stile di vita, per la 'chiusura' nei confronti dello straniero, per le tradizioni e per l'umorismo molto molto spiccato che a lui purtroppo manca. Il primo a mettergli davanti agli occhi la realtà è proprio Boyle che durante un briefing lo insulta e lo deride davanti a tutti i colleghi non senza spiegare che è inutile offendersi perchè "siamo irlandesi, il razzismo fa parte della nostra cultura". Straordinario anche il gruppetto di villains, composto da Mark Strong, Liam Cunningham e David Wilmot, una bizzarra gang di narcotrafficanti che si diverte a elucubrare su Nietzsche e Bertrand Russell mentre progetta il colpo del secolo.

Una commedia irlandese gustosa e appagante come non se ne vedevano da tempo, che potremmo accostare per tanti motivi al poliziesco In Bruges, diretto dal fratello del regista Martin McDonagh. In quel film come in The Guard molto del fascino della storia è dovuto alle straordinarie location, all'atmosfera quasi incantata di certi luoghi che rappresentano una parte fondamentale del film e danno quel tocco di magia e di austerità a tutta l'opera.
Si ride dal primo all'ultimo minuto, il ritmo è serrato e gli accadimenti mai prevedibili, detto questo possiamo tranquillamente affermare che con John Michael McDonagh ha messo in cantiere uno strabiliante esordio dietro la macchina da presa che speriamo di vedere presto anche nelle nostre sale.

Movieplayer.it

4.0/5