Recensione L'amore all'improvviso - Larry Crowne (2011)

Tom e Julia sono una coppia da rom-com fuori tempo massimo, ma c'è di buono che è proprio su questo elemento autoironico che Larry Crowne s'impernia, la superdiva brilla, pigra e imbronciata, il doppio premio Oscar languido, imbolsito e infatuato.

L'amore ai tempi del collocamento

L'incubo di Larry Crowne lo conosciamo bene. Fa parte del tessuto della quotidianità da economia in recessione, sui giornali, in famiglia, e nelle ansie costanti dei ceti più vulnerabili: una routine ben calibrata, umili certezze, vaghe speranze che vanno in pezzi di fronte alle esigenze dell'azienda per la quale all'improvviso sei troppo vecchio o troppo giovane, poco qualificato o troppo qualificato per essere conveniente. Così ti ritrovi davanti i dirigenti che hanno ottenuto le promozioni che spettavano a te, e che si dicono dolenti nel darti il benservito, ma in realtà dentro di sé gioiscono di non essere al tuo posto.
Ora, Larry non è un eroe da crisi economica, non s'inventa avvocato per fare valere i suoi diritti, non crea sollevazioni e movimenti d'opinione, non umilia né ridimensiona i suoi oppressori. Semplicemente, gli hanno detto che non ha opzioni di carriera perché non possiede una laurea, e invece di spararsi un colpo in testa si iscrive al Community College per rimediare.


Ed è qui che avviene l'inaudito, con il cinquantenne scialbo, solo e disoccupato che entra presto a far parte di una simpatica gang di giovani in scooter e nelle grazie di una bella e disillusa professoressa sull'orlo del divorzio. Il resto potete immaginarlo da voi, perché l'originalità e la modernità de L'amore all'improvviso - Larry Crowne sono unicamente nelle premesse: la struttura narrativa, la scrittura dei dialoghi, lo sviluppo dei personaggi è talmente debole, convenzionale e zuccherino che c'è da sorprendersi che Tom Hanks, che ha scritto, in tandem con Nia Vardalos, diretto e interpretato questa pellicola, sia riuscito a farne un film da 98 minuti.

Come negli altri script della Vardalos, ne L'amore all'improvviso - Larry Crowne c'è lo sforzo di creare personaggi divertenti ma non patinati né scontati, che tuttavia qui si rivela troppo fiacco e superficiale. Se infatti Taraji P. Henson, Bryan Cranston e Gugu Mbatha-Raw risultano incisivi è più per il loro personale magnetismo che grazie alla scrittura dei personaggi, laddove il resto del numeroso e, sulla carta, colorito cast serve da pallida tappezzeria a una pallida performance di Hanks, che sembra voler mostrare orgogliosamente l'amabilità dell'uomo qualunque ma riesce solo a incarnare un innocuo e noiosissimo "eroe" che non avrebbe normalmente la minima chance con una donna come Mercedes Tainot/ Julia Roberts - e infatti tra i due non c'è alchimia, né una ragione davvero convincente per cui lei dovrebbe piantare Cranston per Hanks; ma che sia questo il punto del film? Con Larry che sta al fascino virile come Forrest Gump al quoziente intellettivo?
La Roberts, d'altra parte, nell'incarnare questa donna attraente e brillante ma stanca, depressa e un po' ubriacona è una delle cose migliori del film, anche perché nelle espressioni perplesse e annoiate mentre ascolta i suoi studenti oratori in erba lo spettatore può indubbiamente rispecchiarsi, per poi perdersi nella sempreverde immensità dei suoi occhi e del suo sorriso. Julia e Tom sono una coppia da rom-com fuori tempo massimo, ma c'è di buono che è proprio su questo elemento autoironico che Larry Crowne s'impernia, la superdiva brilla, pigra e imbronciata, il doppio premio Oscar languido, imbolsito e infatuato. Perché anche i sognatori, anzi, forse soprattutto loro, vanno al cinema.

Movieplayer.it

2.0/5