Recensione Cirque du soleil: Mondi lontani 3D (2012)

L'immersività della stereoscopia appare un "trampolino di lancio" perfetto per trasporre sul grande schermo l'essenza dello spettacolo circense, che si fonda soprattutto sulle componenti di emozione, di fascinazione e di meraviglia che è in grado di suscitare nel pubblico.

Magical Mystery Tour

Inutile negarlo: l'avvento delle nuove tecnologie stereoscopiche ha modificato inevitabilmente il modo di fare e di intendere il cinema (e chissà quale altre trasformazioni ci attenderanno negli anni a venire). Il 3D non ha influenzato in maniera determinante soltanto la realizzazione dei blockbuster e dei prodotti di puro intrattenimento, ma sta contribuendo anche ad aprire delle nicchie minoritarie di mercato fino a questo momento inesplorate. Si sta aprendo un inedito spazio in sala persino per i generi non narrativi, come i documentari o le riprese di spettacoli di danza, musica e teatro. In alcuni casi l'apporto della terza dimensione ha prodotto anche risultati mirabili dal punto di vista artistico, basti pensare a opere come Pina 3D di Wim Wenders e Cave of Forgotten Dreams di Werner Herzog.
L'immersività della stereoscopia, allora, appare un "trampolino di lancio" perfetto per trasporre sul grande schermo l'essenza dello spettacolo circense, che si fonda soprattutto sulle componenti di emozione, di fascinazione e di meraviglia che è in grado di suscitare nel pubblico. Del resto, molti (incluso il buon Martin Scorsese con Hugo Cabret) hanno già sottolineato come lo "stupore" provocato dalla terza dimensione crei un'insolita connessione con quel "cinema delle attrazioni" all'origine della Settima Arte, la quale agli inizi del secolo scorso veniva per l'appunto trattata alla stregua di un'attrazione di tipo circense. Anche per questo motivo, il legame tra circo e cinema appare indissolubile, e ha segnato indelebilmente la storia e l'immaginario di entrambi i mezzi espressivi.


Tra tutti, il Cirque du Soleil è un soggetto ideale per essere trasposto in un'inedita versione cinematografica tridimensionale. Perché la geniale creazione del canadese Guy Laliberté - ormai divenuta una vera e propria istituzione con ben nove spettacoli stabili e otto itineranti dispersi per il globo - ha rivoluzionato il mondo di intendere il circo, ponendo l'accento soprattutto sulla componente estetica e creativa, e fondendo la dimensione più propriamente circense con contributi provenienti dalle più svariate manifestazioni artistiche, come danza, musica, teatro; nonché naturalmente numerose suggestioni cinematografiche. Così, dopo la trasposizione di Alegria del 1999, la compagnia di Laliberté torna su grande schermo con Cirque du Soleil: Mondi Lontani 3D, avvalendosi questa volta della supervisione (in veste di produttore esecutivo) del guru della terza dimensione James Cameron e della regia dello specialista in fantasy Andrew Adamson.
La sfida dei realizzatori è stata quella di portare in scena una selezione tra i migliori numeri provenienti da sette diversi spettacoli del Cirque attualmente in scena a Las Vegas (O, , Mystère, Viva ELVIS, CRISS ANGEL Believe, Zumanity e lo spettacolo dedicato ai Beatles, LOVE), cercando di articolarli in una struttura narrativa coerente. Cirque du Soleil: Mondi Lontani sfrutta così l'espediente archetipico dei mondi paralleli e immaginari, sulla falsariga del prototipo Alice nel Paese delle Meraviglie, per raccontare la storia d'amore tra Mia (Erica Kathleen Linz), ragazza emarginata dai suoi coetanei, e il trapezista (Igor Zaripov) di un circo un po' ammaccato e scalcagnato. Fulminato dallo sguardo di Mia, l'acrobata finisce per cadere dal trapezio e precipita in un mondo fantastico, popolato da strane creature. La ragazza, scortata da un clown silenzioso, intraprende un viaggio nei meandri di questo universo onirico e visionario per ritrovare il suo amato, guidata dal motto "All You Need is Love" di Beatlesiana memoria, che suggella anche l'omaggio tributato dal Cirque ai quattro di Liverpool nella seconda parte del film.

Sfortunatamente, la provenienza sin troppo eterogenea delle diverse esibizioni, quasi una sorta di "best of" dei numeri della compagnia, fa sì che non si riesca a imprimere una visione coerente dal punto di vista visivo e narrativo (si passa senza soluzione di continuità da contorsioniste acquatiche a guerrieri giapponesi appesi a mezz'aria, da supereroi che si esibiscono con la musica di Elvis in sottofondo, fino alla materializzazione dell'immaginario dei Beatles), dando allo spettatore la sensazione che la storia sia un semplice pretesto per le performance acrobatiche e tersicoree degli artisti circensi. D'altro canto, gli spettatori interessati a godere esclusivamente delle strabilianti e portentose esibizioni del Cirque du Soleil non rimarranno di certo delusi. Dal punto di vista strettamente registico, tuttavia, il film di Adamson finisce per risultare niente di più che la ripresa di uno spettacolo dal vivo, senza apportare soluzioni cinematografiche particolarmente significative.
E anche l'effetto stereoscopico, per quanto realizzato con l'avveniristico 3D Fusion Camera System brevettato da Cameron, non sembra poi così tanto sbalorditivo (a giudicare per lo meno dalla proiezione stampa effettuata con un Dolby Digital 3D di certo non esaltante). Ma, del resto, in Cirque du Soleil: Mondi Lontani 3D va da sé che i veri effetti speciali sono ben altri: i sensazionali corpi degli atleti, capaci di plasmarsi a proprio piacimento, spingendosi fin quasi oltre le leggi della fisica.