Recensione A Liar's Autobiography - The Untrue Story of Monty Python's Graham Chapman (2012)

L'interessante rielaborazione della vita di Graham Chapman attraverso disegni dal tratto antinaturalista, non permette di cogliere la straordinarietà dell'artista, visibile solo a chi veramente conosce nel profondo l'opera dei Monty Python.

Veramente falso

Chi era Graham Chapman? Era uno degli attori comici più spiritosi e arguti della sua generazione, elemento importante dei Monty Python? O lo scatenato viveur che considerava il sesso come l'attività umana più divertente in assoluto, purché non fosse inteso a scopo riproduttivo e che beveva litri di alcolici ogni santo giorno. Domande che non trovano una risposta nel documentario di Bill Jones, Jeff Jones e Ben Timlett, A Liar's Autobiography - The Untrue Story of Monty Python's Graham Chapman, presentata al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile. Il perché, trattandosi dell'autobiografia di un bugiardo (scritta da Chapman assieme al compagno David Sherlock, Alex Martin, Douglas Adams e David A. Yallop) è già evidente dal titolo dell'opera che tenta di conciliare verità e bugia, storia e allegoria. Il 4 ottobre del 1989 Graham Chapman muore per un cancro alla gola. Il giorno seguente si sarebbe celebrato il ventesimo anniversario della carriera dei Monty Python, il celeberrimo gruppo di comici fondato con John Cleese, Eric Idle, Terry Gilliam, Michael Palin e Terry Jones. Proprio quest'ultimo, padre di Bill e Jeff, avrebbe commentato l'accaduto come "il peggior caso di buca a una festa". Concepito come un film d'animazione, i cui tratti sono assolutamente antinaturalistici, così come i raccordi tra una sequenza e l'altra sono fuori da ogni logica, il documentario del trio di registi non ha alcuna pretesa di oggettività, anzi utilizza questa dimensione surreale per tracciare un ritratto inedito di Chapman.

Studente di medicina a Cambridge, inizia nel 1961 la sua carriera teatrale nella compagnia Footlights, assieme a John Cleese, con cui condivide i futuri successi del gruppo. Il salto di qualità arriva qualche anno più tardi con la partecipazione allo show televisivo della BBC, The Frost Report, che lo mette in contatto con gli altri membri dei futuri Monty Python, Michael Palin, Terry Jones e Eric Idle. Nel 1969, la consacrazione definitiva con la produzione del leggendario programma, Monty Python's Flying Circus, che tiene compagnia ai telespettatori inglesi fino al 1973; un concentrato esplosivo di humour e follia, con sketch che sono entrati nella storia ("Nessuno si aspetta l'inquisizione spagnola!"). Omosessuale dichiarato, tanto da presentare ufficialmente il suo compagno di vita, alcolista cronico, Chapman ama sconvolgere il pubblico e rompere convenzioni e tabù sociali, anche se all'interno del gruppo è quello che interpreta i personaggi più 'normali' (termine che va posto obbligatoriamente tra virgolette). E' lui a vestire i panni di Brian nel cult Brian di Nazareth e quelli di Re Artù in Monty Python e il Sacro Graal.

Il film utilizza la vera voce di Chapman registrata poco tempo prima di morire, nonché quelle dei suoi partner artistici (con Cameron Diaz che doppia Sigmund Freud!) e sfrutta il lavoro di ben 14 studi di animazione che hanno lavorato ciascuno ad un segmento specifico, attraverso stili completamente diversi. Purtroppo si deve faticare parecchio per rintracciare quel filo sottile di verità che lega i vari quadri della storia e non lasciarsi soverchiare da quel vortice di immagini che colpiscono lo spettatore senza soluzione di continuità; per questo il lavoro dei tre registi è in parte un'occasione sprecata. Pur apprezzando l'operazione in sé, cioè non il rendere omaggio all'artista, ma raccontarlo in maniera del tutto nuova, senza celebrazioni, interviste o filmati d'epoca, ma rielaborandone la vita attraverso disegni dal tratto antinaturalista, alla fine non si riesce a cogliere la straordinarietà dell'artista, visibile solo a chi veramente conosce nel profondo l'opera dei Monty Python, e celata a coloro che magari avrebbero voluto saperne di più. Lo stile caotico della narrazione e un 3D assolutamente superfluo, impediscono il compimento di questo passaggio, pur risultando piacevole e fantasmagorico. E commovente, come quando viene mostrato il filmato del discorso tenuto da John Cleese nel giorno del memoriale di Chapman; con ogni probabilità il discorso più divertente mai sentito ad un rito del genere. "Meno male che se n'è andato, questo bastardo. Spero che bruci all'inferno", disse l'amico con le lacrime agli occhi.

Movieplayer.it

3.0/5