Recensione Cogan - Killing Them Softly (2012)

Un film, questo di Andrew Dominik, che sicuramente ha forti debiti verso il gangster movie americano, ma è anche una riflessione arguta ed originale sulla società americana di oggi.

Quando il crimine non paga

Farà molto discutere questo Cogan - Killing Them Softly, terza opera da regista di Andrew Dominik e seconda collaborazione con Brad Pitt nel doppio ruolo di attore protagonista e produttore dopo l'affascinante L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford. Farà discutere perché ci sarà sicuramente chi lo giudicherà di primo impatto come un gangster movie convenzionale e nulla più. A nostro parere invece, ci troviamo di fronte ad un'opera ben più complessa di quello che potrebbe sembrare ad uno sguardo veloce e superficiale, perché Dominik confeziona sì un film che sicuramente ha forti debiti verso il gangster movie americano, sia classico che (post)tarantiniano, ma è anche una riflessione arguta ed originale sulla società americana di oggi, quella della recessione globale, del tracollo delle banche, l'America di Barack Obama insomma.


E non è certamente un caso che fin dalle prime scene il futuro presidente americano (così come il rivale John McCain o l'uscente George W. Bush) sia spesso presente sullo sfondo, attraverso TV o radio, ad accompagnare in modo apparentemente slegato la storia; è nel finale, nel bellissimo sfogo del suo protagonista, che emerge in tutta la sua potenza il sottotesto: "L'America non è un paese, è un business. Quindi pagami e basta, figlio di puttana". Perché Jackie Cogan non è il tipico gangster ma una sorta di consulente, è un uomo che fa il suo lavoro in fretta e senza rischi, si sporca le mani solo quando è necessario (e se proprio deve "uccide dolcemente", ovvero da lontano, senza dare la possibilità alla vittima di piangere e supplicare), a volte preferisce addirittura subappaltare il lavoro ad un altro killer in difficoltà economica.

Niente vendette quindi, niente interessi personali, solo business: fin dal primo momento in cui vediamo Jackie (bellissimo il suo arrivo sulle note di Johnny Cash) discutere con il "portavoce" mafioso di tariffe, budget e tagli da effettuare proprio come un uomo d'affari, è evidente il buon lavoro di Dominik sulla sceneggiatura (basata sul romanzo Cogan's Trade di George V. Higgins datato 1974) e sul portare avanti questo suo coraggioso parallelismo: quello stesso dialogo davvero non è troppo differente tra due dirigenti bancari o di una multinazionale che cercano di decidere chi fare fuori e quale sia il piano meno costoso.

Al film mancano alcuni elementi tipici del cinema commerciale americano, come una presenza femminile che possa fare da possibile interesse amoroso, o anche solo un minimo di background sui personaggi; Dominik invece non rinuncia, ma anzi enfatizza, ad altri due elementi classici del genere: una forte componente ironica caratterizzata da alcuni personaggi e dialoghi sopra le righe ed una violenza presente in maniera discontinua ma massiccia, con in particolare un pestaggio che è tra i più impressionanti mai visti su schermo ed una uccisione al ralenty che, sebbene non originalissima, dimostra ancora una volta le enormi capacità tecniche di questo regista. Tutto il film infatti è girato e fotografato in modo impeccabile, ha un ritmo scorrevole e diretto e può vantare un cast in ottima forma, capitanato da un convincente Brad Pitt ma arricchito dalla presenza di tanti altri talenti che sebbene con poco spazio a disposizione, come James Gandolfini o Richard Jenkins, riescono in più momenti a rubare la scena al carismatico protagonista.

Movieplayer.it

4.0/5