Recensione Codice Genesi (2010)

Ricco di elementi thriller e horror, Codice Genesi è in sostanza un'avvincente avventura on the road intrisa di malinconia, permeata da un costante senso di smarrimento che spesso nasce dai movimenti di camera e dalle impressionanti soggettive offerte dalla regia dei fratelli Hughes.

Non c'è inizio senza una fine

In principio Dio creò il cielo e la terra, poi l'uomo distrusse tutto. Eli è uno dei pochissimi sopravvissuti. Sono ormai trent'anni che da solo vaga in giro per quel che resta del suo paese con nello zaino solo il necessario per la sopravvivenza. Una maschera anti-gas, un improvvisato di arco da caccia, un machete, il necessario per il fuoco, un vecchio walkman a batterie, una borraccia quasi sempre vuota e l'ultima copia esistente della Sacra Bibbia, rilegata in pelle e chiusa da un lucchetto. Bruciata in ogni sua copia esistente perchè considerata una vera e propria arma puntata alla testa dell'umanità, causa della guerra che ha annientato tutto e tutti, la sacra scrittura è per Eli l'unico motivo di vita, la ragione che l'ha spinto ad iniziare un cammino solitario verso Ovest nel tentativo di giungere verso la civiltà, mettere al sicuro il messaggio di Dio e lasciarlo in eredità per le generazioni future. Una missione che Eli tenterà ad ogni costo di portare a compimento, come se il futuro nel mondo fosse nelle sue mani, perchè per salvarsi e ricominciare l'uomo ha sempre avuto bisogno di qualcosa in cui credere e a cui aggrapparsi nei momenti più difficili, quelli in cui tutto sembra perduto. Il mondo post-guerra atomica è un deserto desolante grigio e polveroso, popolato da bande di ladri e stupratori, un cumulo di macerie e di carcasse umane e meccaniche, un terreno arido squarciato da crateri, bruciato dai raggi di un sole malato che è penetrato con i suoi fendenti disintegrando ogni cosa. Non esistono regole, ovunque è morte e violenza, ci si uccide per cose che 'prima' si buttavano nella spazzatura. Tutto diventa merce di scambio: la scintilla di un accendino, un po' di energia elettrica, un tubetto di burro di cacao, un bicchiere d'acqua, un gioco per bambini, le salviettine umidificate, una scaglia di sapone. Il silenzio è squarciato dalle urla di qualche disperato, dalle scorribande degli sciacalli, da spari e solo raramente dal commovente vagito di qualche bambino. Ad un certo punto del suo cammino Eli non potrà esimersi dal confrontarsi con il male, incarnato da Carnegie, un despota spregevole e violento ossessionato dalla ricerca di un 'misterioso' libro, un uomo che ha perso ogni briciolo di umanità ed ha trascorso gli ultimi trent'anni a costruirsi un vero e proprio impero tra le rovine di una città abbandonata. Tutti guarderanno allo straniero con aria sospetta, senza neanche immaginare di cosa quell'uomo fiero dall'aria pacifica e tranquilla può essere capace. Ben presto tra i due esploderà una vera e propria guerra in nome dell'unico oggetto al mondo simbolo di speranza e portatore di un potere assoluto e indiscutibile. Vogliono entrambi la stessa cosa, per motivi diversi, ma a vincere sarà solo uno di loro...

Quinto film dei gemelli Albert e Allen Hughes, Codice Genesi è un avvolgente western post-apocalittico, a metà tra l'avventuroso e il mistico, che arriva nelle sale a nove anni dal loro ultimo grande successo, quello de La vera storia di Jack lo squartatore, il biopic storico che ha offerto una delle più brillanti e suggestive interpretazioni di Johnny Depp. I due cineasti di Detroit confermano anche in questo loro nuovo lavoro di essere dei veri e propri maghi del look e delle ricostruzioni ambientali, narratori visionari di epoche lontane nel tempo e nell'immaginario.
Impreziosito dall'imponente presenza scenica e dallo sguardo dolente di un Denzel Washington in forma smagliante, che offre una delle sue migliori interpretazioni di sempre (produttore del film insieme a Joel Silver), Codice Genesi è la storia di un uomo solo che non ha identità, di cui non si conoscono origini né tanto meno la storia, non si sa da dove venga né dove sta andando ma si ha da subito la sensazione che sappia esattamente cosa sta facendo e sia spinto da motivazioni che vanno oltre l'umana comprensione. Il suo passato, come quello dell'ormai dilaniato pianeta Terra, riemerge fino a un certo punto, viene raccontato da piccoli particolari, da aneddoti narrati, dalle cicatrici lasciate da una distruzione materiale e psicologica pressochè totale, ma non irreversibile. L'ambientazione grigia e polverosa (catturata dagli Hughes nel New Mexico), l'acromaticità straniante che accompagna il cammino di Eli per tutta la durata del film insieme con la desolazione imperante di luoghi e anime, imbrigliano lo spettatore in una sensazione di impotenza mista a rabbia, offrendo diversi interessanti spunti di riflessione.
Mistero, sofferenza, brutalità, perseveranza, potere. Eli è forte nella sua consapevolezza, crede in Dio e nella sua missione di salvatore del mondo e questa convinzione l'ha reso all'occorrenza un guerriero senza paura con in tasca l'arma più potente in circolazione: la fede. Sostenuto da performance del cattivo Gary Oldman e dalla fedele compagna di viaggio Mila Kunis, con le partecipazioni straordinarie del grande Michael Gambon e dell'indimenticata flashdancer Jennifer Beals, Washington incarna alla perfezione l'eroe che salverà il mondo dall'autodistruzione, un uomo aggrappato con le unghie e con i denti al potere sognatore della 'sua' musica e alla speranza di un domani migliore.
Scritto da Gary Whitta - giornalista cinematografico, comic designer e accanito videogiocatore (che non avrà avuto alcuna difficoltà nel prendere ispirazione dalle atmosfere contaminate del celebre videogame Fallout 3) - Codice Genesi è un film ricco di citazioni, impreziosito da un tema musicale che grida disperazione e che fa letteralmente vibrare lo stomaco. Non è sicuramente l'action-movie che tutti si aspettano, perchè l'apocalisse che ha quasi annientato l'umanità è soltanto nei ricordi dei sopravvissuti, e noi ne vediamo unicamente il risultato. Ricco di elementi thriller e horror Codice Genesi è in sostanza un'avvincente avventura on the road intrisa di malinconia, permeata da un costante senso di smarrimento che spesso nasce dai movimenti di camera e dalle impressionanti soggettive offerte dalle brillanti invenzioni di regia dei fratelli Hughes. L'inquadratura entra ed esce da fucili, mitragliatrici e granate e mostra dapprima dall'interno gli scontri a fuoco per poi 'prendere le distanze' ed offrire un punto di vista inedito dissociandosi dal conflitto a mo' di reportage, ponendo l'accento sull'inutilità dell'atto barbaro che si sta consumando. Il colpo di scena finale poi sorprende come un flash accecante, regala un brivido e offre al contempo una 'chiave di lettura' che costringe lo spettatore a ripercorrere il viaggio di Eli dall'inizio alla fine.
C'era una volta l'umanità e la civiltà, c'era una volta un mondo stupendo e pieno di colori, c'era una volta la possibilità di rimediare ai propri errori e di fare un passo indietro sull'orlo del baratro. C'era una volta, in America, un luogo isolato e blindato di nome Alcatraz, dove gli uomini venivano spediti per espiare le proprie colpe ed in cui ora gli stessi uomini hanno racchiuso tutto quel che resta del mondo perduto che i più non hanno mai conosciuto. La ricostruzione di questo mondo ripartirà proprio da lì, sarà grazie a quella fortezza che le nuove generazioni incontreranno le vecchie e si potrà dare il via alla genesi sulle ceneri del passato. Sarà da lì che la speranza e la sapienza dell'uomo torneranno ad illuminare il cammino e a dare un senso a tutto quanto.
Il cinema ha bisogno di storie come questa, che aiutino le persone a pensare e a riscoprire cos'è davvero importante, ad apprezzare di più la vita, a considerarla un dono, a vederla non come un semplice passaggio ma come un viaggio alla ricerca di se stessi e del bene nascosto negli altri. Ci sarà sempre qualcosa a proiettare l'uomo in avanti, è la nostra natura, ci sarà sempre qualcuno pronto a ricominciare daccapo. Vivere è un atto di fede, forse più oggi che nel futuro tetro descritto dagli Hughes.

Movieplayer.it

4.0/5