Recensione Blue Valentine (2010)

Ci pensano i due giovani e carismatici attori, Ryan Gosling e Michelle Williams, a risollevare la pellicola con due interpretazioni molto viscerali, in cui si dimostrano perfettamente in parte in entrambe le anime del film.

Nella buona e nella cattiva sorte

Dopo essere stato uno degli eventi principali del Sundance, arriva anche a Cannes, nella sezione Un Certain Regard, un progetto fortemente voluto dal regista e co-sceneggiatore Derek Cianfrance ma dalla realizzazione particolarmente travagliata: rimasto in stand-by per quasi 12 anni, Blue Valentine ci mostra il difficile momento vissuto da Dean e Cindy, una volta famigliola felice, ora coppia in crisi apparentemente irreversibile ma che cerca a tutti i costi di evitare la seperazione per il bene della piccola Frankie, la loro bambina di sette anni.


La loro storia ci viene raccontata attraverso due linee temporali che si sovrappongono e che raccontano attraverso dei flashback i momenti felici della loro storia alternati a quelli della fine di questa relazione, in cui non sembra esserci più alcuna traccia di quella gioia e speranza che sembrava unire i due protagonisti. La differenza tra passato e presente è ben scandita da un buon lavoro di fotografia che alterna una luce calda e luminosa per i momenti di felicità (il passato) a quella fredda e cupa (in digitale) del presente, ma l'idea non si può certo dire originale, anzi negli ultimi anni per i film provenienti dal Sundance - si pensi ad esempio a 500 giorni insieme - è diventata quasi una costante.

Se l'intreccio manca di elementi di particolare interesse e la sceneggiatura non riesce a sopperire a questa scarsa originalità con un adeguato approfondimento dei personaggi e della evoluzione del loro rapporto, ci pensano i due giovani e carismatici attori, Ryan Gosling e Michelle Williams, a risollevare la pellicola con due interpretazioni molto viscerali, in cui, mettendosi a nudo sia fisicamente che emotivamente e cambiando in modo credibile aspetto e tono della loro perfomance, si dimostrano perfettamente in parte in entrambe le anime del film. Non così a suo agio il regista che troppo spesso si limita ad affidarsi ai due attori con lunghi primi piani, ma raramente riesce a conferire alla pellicola un suo stile personale come invece fa, sorprendentemente, sui bellissimi titoli di coda. Peccato però che il resto del film non abbia sugli spettatori lo stesso impatto emotivo.

Movieplayer.it

3.0/5