Manetti Bros.: 'Con Song 'e Napule guardiamo al grande pubblico'

Amatissimi da uno zoccolo duro di fan che li segue dai tempi di Zora la vampira, i baluardi tricolori del film di genere Antonio e Marco Manetti ora strizzano l'occhio al pubblico italiano con una commedia poliziesca ambientata nel mondo dei neomelodici. Ecco cosa ci ha raccontato Antonio.

Non sono tanti i registi in Italia capaci di passare dal poliziesco, all'horror, dalla fantascienza alla commedia, e a saltare dal cinema alla televisione riuscendo a restare sempre coerenti con se stessi e con la propria storia. Marco e Antonio Manetti, meglio noti come i Manetti Bros., sono proprio l'esempio di come sia possibile frequentare generi diversi, senza snaturarsi e, anzi, raccogliendo consensi tra i propri fan e suscitando interesse anche all'estero. Che l'esplorazione dei generi e la passione per le citazioni (spesso involontarie, ma inevitabili per due grandi appassionati di cinema) fossero una loro nota distintiva si era capito fin da uno dei loro primissimi esperimenti cinematografici: Zora la vampira, commedia horror girata nel 2000, che era insieme un omaggio alla leggenda di Dracula, al mondo del fumetto, alla blaxploitation degli anni settanta e al genere poliziesco. Protagonista era una giovanissima e allora sconosciuta Micaela Ramazzotti, che interpretava Zora, writer metropolitana, nonché reincarnazione dell'eterno amore del Principe delle tenebre.

Altro elemento caratteristico dei registi è stato fin dal primo momento la musica, considerata non soltanto colonna sonora del film, ma parte centrale dell'opera stessa che infatti in Zora era ambientata all'interno della cultura hip hop e rap di quel periodo. Non a caso i due registi avevano già diretto diversi videoclip importanti per artisti come Alex Britti e Max Pezzali.
Tra i primi a credere in loro ci fu Carlo Verdone, che acconsentì anche a farsi dirigere proprio in Zora la vampira, trasformandosi in una sorta di "ispettore Callaghan di sesta categoria", con tanto di pizzetto e Ray Ban a specchio.
L'esperimento fu accolto da un lato con diffidenza e dall'altro come uno dei casi più interessanti di quel momento. Fatto sta cheda allora la carriera dei Manetti Bros. prese il via, costruendosi anche grazie a uno zoccolo duro di fan che iniziò a seguirli e a sostenerli come raramente accade. La risposta a questo affetto arrivò nel 2005, con Piano 17, thriller carico di suspence e costruito attraverso una serie di flashback. Ambientato all'interno di un ascensore, nel quale rimangono bloccati i protagonisti in compagnia di una bomba a orologeria, il film li confermò come due dei principali portavoce del cinema di genere in Italia.

A farli conoscere al pubblico televisivo furono poi le quattro stagioni(2006/2010) de L'ispettore Coliandro, serie tv ispirata all'omonimo personaggio protagonista dei romanzi di Carlo Lucarelli interpretato da Giampiero Morelli. Anche qui non manca l'omaggio ai generi, con riferimenti ai film di Thomas Milian e a quelli sull'ispettore Callaghan e il personaggio del poliziotto politicamente scorretto è diventato in fretta un paladino molto amato dagli spettatori. I fan della serie si erano talmente affezionati al personaggio da arrivare a organizzare flash mob e mailbombing contro i vertici Rai che ne avevano improvvisamente interrotto la produzione durante la quarta stagione. Tanto affetto è stato, a quanto pare, (finalmente) ascoltato, e la serie vedrà presto la luce con nuovi episodi. A raccontarcelo è stato Antonio Manetti, che ci ha parlato delle soddisfazioni avute con gli ultimi film: il fantascientifico L'arrivo di Wang e l'horror Paura e, soprattutto della commedia in uscita, Song 'e Napule. Ambientato nel mondo dei neomelodici napoletani il film racconta la storia di un poliziotto-pianista che diventa un infiltrato molto sui generis per incastrare un misterioso latitante. Una commedia poliziesca che, senza tradire la loro identità, potrebbe rappresentare un'importante occasione per conquistare il grande pubblico anche al cinema. Per cominciare domenica sarà presentata fuori concorso anche al Festival di Roma.

Partiamo dal titolo: Song 'e Napule, un gioco di parole... Antonio Manetti: Esatto, perché in dialetto napoletano vuol dire "sono di Napoli", ma in inglese maccheronico significa canzone napoletana. La cosa è voluta proprio perché si tratta di una commedia poliziesca ambientata però nel mondo dei cantanti neomelodici napoletani.

Da dove è arrivata l'idea di questo bizzarro accostamento?
È un'idea di Giampiero Morelli, che è il nostro Coliandro, e che ce l'aveva in mente addirittura da dieci anni. Aveva scritto un soggettino di una pagina molto carino e ce lo proponeva da tempo. Allora lo abbiamo proposto a Luciano Martino, un produttore che purtroppo è venuto a mancare quest'estate e con cui avevamo lavorato spesso, per esempio per L'arrivo di Wang e Paura 3D. A lui è subito piaciuto molto e ha voluto farlo. Allora io, mio fratello Marco e Michelangelo La Neve ci siamo messi a scrivere la sceneggiatura.

Ci racconti la trama?
Si tratta di una commedia molto divertente. Protagonista è Paco, un poliziotto che non ama molto fare il suo mestiere, perché in realtà lui è un pianista, diplomato al Conservatorio e quello del poliziotto è solo un ripiego. A un certo punto i suoi superiori, sfruttando questa sua abilità, decidono di farlo infiltrare nel gruppo neomelodico del cantante Lollo Love, che suonerà al matrimonio di Antonietta Stornaienco, al quale è prevista la partecipazione di un killer della Camorra, latitante da tempo. Il compito del poliziotto infiltrato sarà semplicemente quello di riuscire fare una foto a questo malavitoso, di cui nessuno conosce ancora il volto (se non in una foto di lui da bambino) e che per questo è soprannominato 'O Fantasma.

Per il cast avete scelto soprattutto napoletani per rendere tutto più autentico?
Sì, a parte il protagonista, interpretato da Alessandro Roja che è romano, il cast è composto soprattutto da napoletani doc. A partire da Giampiero Morelli che fa il cantante neomelodico Lollo Love, e Serena Rossi, che è un'attrice bravissima, famosa soprattutto per Un posto al sole e tante altre fiction, che con Song 'e Napule debutta al cinema. Poi ci sono anche Carlo Buccirosso, Peppe Servillo e tanti cantanti della scena napoletana.

Com'è stato girare a Napoli?
Facendo il film ci siamo innamorati della città e in un certo senso abbiamo avuto la presunzione di volerla raccontare come in passato avevano fatto Nanni Loy ed Ettore Scola, restituendone la bellezza e l'unicità.

A proposito di Peppe Servillo, avete coinvolto anche i suoi Avion Travel per la musica?
Sì, hanno scritto apposta tutte le canzoni di Lollo Love. Loro in realtà fanno una musica molto diversa dalla neomelodica, però hanno giocato e si sono divertiti insieme a noi a fare questa cosa.

L'idea stessa del film, sembra di capire, nasce proprio dal voler raccontare proprio la singolare realtà della musica neomelodica napoletana...
Esatto, perché a Napoli questi cantanti sono proprio delle star. E la cosa incredibile è che nella loro città non possono mettere piede fuori casa, perché tutti gli chiedono autografi, foto... mentre appena escono da lì nessuno li conosce. È un fenomeno tutto napoletano e già divertente di suo. Quindi il pensiero di un poliziotto che non ha niente a che fare con questo mondo e che anzi suona musica classica e odia il pop, ma è costretto a entrare in questo giro, era molto stimolante.

Un napoletano sui generis?
Sì, è un napoletano che odia Napoli perché a lui piacciono molto le regole, mentre la sua è una città sregolata. Entrare forzatamente in questo mondo così distante lo costringerà a conoscerlo meglio e persino ad amarlo.

Come mai la scelta di una commedia dopo un horror e un film di fantascienza?
Qui riprendiamo l'elemento poliziesco di Coliandro, scegliendo però la strada della commedia. È una scelta fatta anche per andare incontro al gusto del pubblico italiano, rispetto alle cose più particolari fatte in precedenza.

Con gli ultimi film forse vi ha dato più soddisfazione la reazione dell'estero?
Sì, soprattutto con Paura 3D abbiamo avuto un grande seguito, all'estero anche grazie ai festival a cui abbiamo partecipato.

Il 3D vi ha soddisfatto?
Sì, ci ha soddisfatto molto in sala.

L'arrivo di Wang è andato come speravate?
Sì, anche perché è uscito al cinema anche in Giappone e in Inghilterra. Questo è uno di quei film che magari non incassano tanto, ma che aiutano a creare contatti e ad aprire delle strade. Ci è servito davvero molto. In generale devo dire che all'estero abbiamo avuto grandi soddisfazioni sia per la risposta dei festival sia per la distribuzione. Però, come accennavo prima, ora sentiamo che per il mercato italiano dobbiamo fare un passo più.

Anche in tv ci sono grandi novità. Tra cui una che era attesissima dai fan...
Sì, tornerà Coliandro. Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi stanno già scrivendo le sceneggiature dei nuovi episodi per il 2014. Però non sappiamo ancora quando andranno in onda. E poi abbiamo iniziato a girare gli episodi della nuova serie de L'ispettore Rex. Siamo nel pieno delle riprese che finiranno a Natale.

Che novità ci saranno? Potete anticiparci qualcosa?
Il protagonista è Francesco Arca che ha già girato una serie di 12 episodi che andranno in onda all'inizio del 2014. Subito dopo seguiranno i nostri episodi. Sarà una serie molto diversa dalle precedenti, perché stiamo cercando di farla un po' più nostra, quindi meno gialli e più action e adrenalina.

Tornando all'attualità: domenica Song 'e Napule sarà presentato al Festival di Roma, siete contenti?
Sì moltissimo, anche perché Roma è la nostra città ed è la prima volta che partecipiamo al festival. Ci fa molto piacere perché Marco Müller ha apprezzato il film e in più ha voluto inserire una serata omaggio dedicata proprio a Luciano Martino. Lui aveva prodotto davvero tanti film: da quelli di Edwige Fenech, ai poliziotteschi anni '70 e quelli del fratello Sandro Martino. Il nostro è stato l'ultimo e per questo ci fa ancora più piacere.