Recensione Noi, insieme, adesso - Bus Palladium (2010)

Un film a tratti un po' confusionario, dichiaratamente anni '80 ma dal look inequivocabilmente anni '70, con un uso continuo di camera a mano, e dalle immagini sgranate, elementi che contribuiscono a sottolineare la turbolenza dell'età e della passione musicale che scorre nelle vene dei protagonisti.

La lussuria della musica

Parigi, anni '80. Lucas, Manu, Philippe, Jacob e Mario si conoscono sin da piccoli. Sono pieni di talento e di speranze per il futuro e sognano di sfondare nel mondo del rock con la loro band il cui nome Lust è un omaggio alla lussuria e alla passione per la musica. Passano le serate tutti insieme al Bus Palladium, il club rock di quartiere in cui inizierà il loro percorso verso il successo. Ma proprio quando iniziano a ingranare con il primo disco e le fan che impazziscono durante i concerti, ecco anche i primi problemi, le prime gelosie e le egoistiche aspirazioni dei singoli a compromettere il già fragile equilibrio della turbolenta band. Ad aumentare il marasma generale anche le peripezie sentimentali causate dall'entrata in scena di una bellissima e misteriosa groupie spagnola, Laura, che farà nascere tra il cantante Manu e il bassista Lucas una rivalità personale che andrà di pari passo con quella professionale per la leadership. La voglia di fare musica dei ragazzi proviene dalla volontà di mettere a nudo i propri sogni, e in un gruppo si sa, i sogni del singolo sono spesso inconciliabili con quelli degli altri componenti. Allo stesso modo in cui il destino è generato da una presa di coscienza collettiva pur essendo al contempo un cammino individuale, condiviso solo fino ad un certo punto della vita. Fino a quando non si decide di crescere.


Narrato attraverso l'osservazione di momenti di passaggio generazionali, dove la musica e il vivere in gruppo l'uno per l'altro si integrano perfettamente, il film d'esordio di Christopher Thompson, attore e sceneggiatore newyorkese visto in Stanno tutti bene di Tornatore e Jefferson in Paris di James Ivory, racconta a ritmo di rock la storia di un gruppo di ragazzi francesi in cerca di identità nella Parigi degli anni '80.
Classe 1966, figliastro del produttore musicale che ha portato in Francia i tour di tutti i gruppi rock più celebri degli anni '70 e '80, Thompson ha passato anni ad osservare tutto quello che accadeva nei backstage dei concerti fino a quando è arrivato il 'suo' momento, quello di dar vita ad un film che raccontasse questo universo a stretto contatto con la musica e con la celebrità. Una scelta personale, importante e significativa, perchè Bus Palladium non è e non sarà mai per lui solo un film, ma sarà sempre il suo primo film dietro la macchina da presa, una tappa importante nella carriera di un artista, un'opera il cui ricordo lo accompagnerà per tutta la vita.
Il risultato è un film a tratti un po' confusionario, dichiaratamente anni '80 ma dal look inequivocabilmente anni '70, con un uso continuo di camera a mano, e dalle immagini sgranate, elementi che contribuiscono a sottolineare la turbolenza dell'età e della passione musicale che scorre nelle vene dei protagonisti. Certo, la difficoltà di raccontare la musica al cinema è sempre stata molta, ma da uno come lui, con così tanta esperienza sul campo, ci si aspettava qualcosa in più.

Strizzate d'occhio alle atmosfere malinconiche di American Graffiti, numerose citazioni di un film bellissimo come Quasi Famosi di Cameron Crowe (le groupie, il tour in camioncino, alcol e droga, il manager bizzarro, il tema della partenza e del distacco dai genitori, qualche scena è praticamente identica, su tutte il tuffo in mare) ma il punto debole di Bus Palladium, presto nelle sale italiane grazie alla Brave Film, è che manca del lato spensierato, di una freschezza, di novità, in definitiva di coraggio. Si spinge sul pedale della malinconia e su temi mille volte affrontati in film generazionali come questi. Questo nonostante i giovani attori protagonisti siano bravissimi, su tutti uno dei due protagonisti principali, il giovane attore canadese Marc-André Grondin (Lucas) interprete di un altro film che, al contrario di questo, ha lasciato il segno pur raccontando più o meno la stessa epoca e gli stessi temi. Parliamo dello splendido C.R.A.Z.Y. di Jean-Marc Vallée, in cui Grondin interpretava con grandissimo realismo e forza espressiva un ragazzo alla scoperta di se stesso, tra pulsioni irrefrenabili, dissidi familiari e musica rock.

Movieplayer.it

2.0/5