L'era glaciale 4: Continenti alla deriva - Marco Guadagno vota Scrat

Il direttore del doppiaggio de L'era glaciale ci svela i segreti del suo mestiere e ci racconta la sua esperienza sul set del quarto capitolo del franchise che ha conquistato i più giovani.

Ha fatto innamorare le ragazzine doppiando Jason Priestley in Beverly Hills, 90210, ha dato la voce a Chucky in Happy Days, al mitico Quattrocchi nel cartoon I Puffi ed è sua anche l'ugola del biondo e romantico Anthony, sogno erotico prepuberale di Candy Candy. La carriera di attore di Marco Guadagno è altrettanto ricca di quella di doppiatore, ma a Giffoni lo abbiamo incontrato in veste di direttore del doppiaggio di L'era glaciale 4: Continenti alla deriva. Guadagno, veterano della saga, ci ha rivelato i segreti dell'adattamento vocale del lungometraggio animato parlandoci del suo metodo di lavoro con le storiche presenze nel team di doppiatori e con i nuovi arrivi di questo quarto capitolo.

Marco, cosa ha significato per te trovarsi per la quarta volta in sala doppiaggio per dar voce a Manny, Sid, Diego e agli eroi de L'era glaciale?
Marco Guadagno: Il direttore del doppiaggio può essere paragonato in parte al regista del film perché è il regista delle voci. Io creo lo scheletro del film. Stavolta ho diretto un cast rodato, che è ormai al quarto film, e in più ho seguito i provini per i nuovi arrivati. Avevo già diretto Isabelle Adriani in Alvin Superstar 3 - Si salvi chi può!. Con lei sono arrivati anche Ada Perotti e Filippo Timi, nuova voce di Manny che ha preso il posto di Leo Gullotta. Ogni voce è stata registrata singolarmente e per ottenere il massimo dai doppiatori, a volte, ho dovuto chiedere loro un atto di fiducia. Si sono dimostrati tutti molto generosi e spero che questi aspetti, per me positivi, emergano nel film.

Avete incontrato dei problemi durante la fase di doppiaggio?
L'ostacolo più grande era rappresentato dal fatto che Lee Ryan, voce di Eddie, non parla una parola di italiano. Essendo un cantante, però, ho sfruttato il suo senso della musicalità. In generale il direttore del doppiaggio deve essere anche un po' psicologo, capire come trattare i collaboratori perché c'è chi ha necessità di essere spronato in modo energico e chi ha bisogno di tempo per adeguarsi al personaggio. Lavorando insieme certi meccanismi si sbloccano e si può finalmente procedere.

Cosa rispondi a coloro che criticano il doppiaggio sostenendo che rovina un film?
E' vero che a volte un cattivo doppiaggio può rovinare un film, così come una cattiva traduzione rovina un romanzo. L'importante è avere rispetto dell'opera. Parte del mio lavoro è adattare la versione italiana dei dialoghi e per farlo bene devo capire le intenzioni del regista. Fatto questo, posso mettere anche un po' di colore italiano nell'adattamento. Tra i doppiatori più divertenti con cui mi sono trovato a lavorare c'è Josè Altafini che ha doppiato uno dei personaggi di Rio. Io e Josè ci conoscevamo perché abbiamo giocato a calcio insieme per beneficenza. Pur non intendendosi di doppiaggio, ha incanalato la sua energia incredibile nel ruolo ed è stato geniale. Alla fine mi ha fatto il complimento più bello di sempre dicendomi: "Marco, se io avessi avuto un allenatore come te avrei fatto cento goal in più".

Ne L'era glaciale c'è un personaggio che ti sarebbe piaciuto doppiare? Scrat lo sento un po' mio. Lo avrei doppiato volentieri, ma ci pensa già il regista del primo film e creatore della saga, Chris Wedge.

C'è differenza tra il doppiare un film d'animazione e un live action?
Già nell'animazione le intenzioni sono precise, soprattutto quando i personaggi sono tratteggiati con cura, ma nel live action si aggiunge quello che io chiamo il sinc di recitazione. La voce deve seguire gli occhi, il movimento dell'attore, non è solo una questione di sync labiale, ma di intenzioni recitative. Dobbiamo evitare che si notino le differenze con la versione originale.

Che effetto ti fa quando la tua voce viene riconosciuta per la strada?
Noi attori siamo tutti un po' timidi. Da principio essere riconosciuto per la strada o nei bar mi imbarazzava, ma ora, quando le persone mi incontrano e mi dicono che sono cresciute con me, provo una grande gioia. Confido nelle repliche per restare nei cuori del pubblico.