L'adolescenza secondo gli autori de As Melhores coisas do mundo

Applaudissimo dalla giovane platea di Alice nella città, il film racconta in maniera leggera ma realistica le problematiche dell'adolescenza. Abbiamo incontrato a Roma aa regista Laìs Bodanzky, lo sceneggiatore Luiz Bolognesi e il protagonista Francisco Miguez.

Alice nella città è sicuramente una delle sezioni del Festival di Roma in cui è più facile imbattersi in piacevoli sorprese: piccoli gioielli che non esauriscono la loro portata a un target adolescenziale, ma che sono in grado di indagare la realtà dei ragazzi e degli adulti in maniera autentica e sincera. Una di queste sorprese è sicuramente rappresentata da As Melhores coisas do mundo film brasiliano della regista Laìs Bodanzky, che analizza il delicato momento di passaggio dall'infanzia all'adolescenza. Tratto liberamente da una serie di romanzi realizzati da Gilberto Dimenstein e Heloìsa Prieto, il film, sceneggiato dall'italo-brasiliano Luiz Bolognesi (che ha collaborato anche con Marco Bechis) poggia su una solida indagine del comportamento adolescenziale, che documenta fenomeni come il bullismo. Recitato interamente da attori non professionisti, As Melhores coisas do mundo si segnala per l'interpretazione molto convincente e naturale del protagonista Francisco Miguez, al suo primo ruolo al cinema. Regista, sceneggiatore e attore protagonista ci concedono una lunga intervista, sviscerando con disponibilità e pazienta i risvolti legati alla realizzazione del film.

Può raccontarci qualcosa sulla ricerca che sta alla base della realizzazione del film?

Laìs Bodanzky: Prima di realizzare la sceneggiatura è stata condotta una lunga indagine per analizzare il comportamento degli adolescenti brasiliani. Si è trattato di un lavoro molto minuzioso, nel quale sono stati interpellati soltanto i ragazzi, escludendo rigorosamente gli adulti. Questo lavoro non solo ha costituito il terreno preparatorio per elaborare il film, ma è in seguito servito anche in altre fasi della realizzazione, dalla scelta del casting, all'individuazione del titolo del film, fino all'analisi a posteriori della sceneggiatura.

Il soggetto è tratto da una serie di libri molto famosa in Brasile. Come è stato elaborato il testo di partenza?
Luiz Bolognesi: Abbiamo fatto riferimento a un romanzo in particolare della serie, che ha per protagonista il personaggio di Mano. Si è trattato però soltanto di un'ispirazione di partenza, che ci è servita per trovare la giusta impronta dei personaggi. In seguito, tuttavia, ci siamo distaccati dalla trama originale, che abbiamo trasposto in maniera molto libera.

È in programma anche l'adattamento di altri romanzi della serie? Laìs Bodanzky: Per il momento non sono interessata a ritornare sullo stesso argomento. Vorrei trattare temi diversi dall'adolescenza, anche se sicuramente tutto lo studio compiuto per la realizzazione di questo film mi tornerà utile per qualsiasi progetto futuro io intenda realizzare.

Lei si è dedicata in passato al genere documentario. Trovo un forte contatto con la realtà anche ne As Melhores coisas do mundo Laìs Bodanzky: Nonostante il mio interesse fosse quello di catturare il sentire autentico dell'adolescenza, non definirei lo stile registico di questo film di certo come documentario. Mi interessa partire dalla realtà per elaborare soluzioni stilistiche divergenti. Al momento sono intenzionata a sperimentare generi differenti e a orientarmi in soluzioni non naturalistiche.

Tuttavia trovo il lavoro compiuto sulla recitazione molto naturalistico, dal momento che sono stati coinvolti solo attori non professionisti. È la prima volta che lavora in questo modo? Laìs Bodanzky: Non si tratta del mio primo film realizzato con attori non professionisti, tuttavia è sicuramente il mio esperimento più radicale in questa direzione, giacché persino il protagonista non aveva mai recitato prima. Abbiamo lavorato con una sceneggiatura rigida, in cui era concesso poco margine all'improvvisazione. Tuttavia gli attori avevano la possibilità di rielaborare in modo personale le proprie battute. Inoltre la stessa scena è stata girata molte volte, realizzando più inquadrature della stessa sequenza e catturando di volta in volta le diverse sfumature. Un lavoro fondamentale in questo senso è stato compiuto in sede di post-produzione, grazie all'apporto fondamentale del montatore candidato all'Oscar Daniel Rezende.

Come ha affrontato il giovane Francisco Miguez questa nuova esperienza?

Francisco Miguez: Questa è in assoluto la mia prima esperienza come attore, non avendo mai recitato neanche a teatro. Prima di girare il film ho sostenuto una lunga fase di testing, che ha coinvolto tutti gli altri attori non professionisti per la durata di ben due mesi. In seguito abbiamo studiato la sceneggiatura del film, che era interamente scritta. La regista però ci ha detto che durante le riprese dovevamo dimenticare le battute, cercando di rielaborarle in modo personale.

Il cinema brasiliano che giunge in Occidente è spesso ancorato all'immaginario, un po' inflazionato dagli stereotipi, legato a situazioni di marginalità come quelle delle favelas. Questo film, che invece ha per protagonisti personaggi appartenenti alla borghesia di San Paolo, costituisce per lo spettatore italiano una piacevole novità. Quale tipo di realtà è più importante da indagare secondo lei? Laìs Bodanzky: Faccio cinema senza sentirmi obbligata a trattare un argomento in particolare. Racconto storie da cui mi sento ispirata, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza dei protagonisti. Non penso sia necessario trattare necessariamente di alcuni argomenti come il mondo delle favelas solo per accontentare gli stereotipi del pubblico occidentale. Ma se ci sarà la possibilità di raccontare anche una storia ambientata nelle realtà delle favelas che mi ispiri, ben venga.

Come è stato accolto As Melhores coisas do mundo dal pubblico brasiliano? Il film ha suscitato delle polemiche per via dei contenuti forti affrontati, come l'omosessualità? Luiz Bolognesi: As Melhores coisas do mundo è uscito sei mesi fa e ha totalizzato trecentomila spettatori, ottenendo un ottimo successo. Temevamo le reazioni della critica, ma anche la stampa ha recepito molto bene il film. Stranamente le polemiche non hanno riguardato il tema dell'omosessualità, quanto piuttosto il bullismo, perché evidentemente si tratta di un argomento molto sentito dai giovani brasiliani.

Da adolescente come giudichi il film? Ti ritrovi nelle vicissitudini del tuo personaggio? Francisco Miguez: È molto difficile per me giudicare il film da semplice spettatore, perché ogni volta che riguardo le scene penso sempre al momento in cui sono state girate. Per quanto riguarda gli eventi raccontati, invece, li trovo molto fedeli alle mie personali esperienze vissute a scuola, alle feste, con gli amici, eccetera.

Questa esperienza ti ha fatto venire la voglia di continuare la carriera d'attore? Francisco Miguez: Sì, anche se non avrei mai pensato in vita mia di poter divenire un attore. Se si presentasse di nuovo l'occasione di recitare mi riterrei molto fortunato, anche se forse preferirei lavorare nel mondo del cinema in altri ruoli, magari dietro la macchina da presa.

A quali progetti sta lavorando attualmente come regista? Laìs Bodanzky: Per adesso mi sto dedicando a un lavoro teatrale, sperimentando uno stile totalmente svincolato da una rappresentazione realistica. Sto collaborando con l'autore de La Città Di Dio - City Of God e di Tropa de Elite - Gli squadroni della morte. Ho in mente anche un nuovo progetto cinematografico, ma è ancora troppo presto per parlarne.