John Turturro, Gigolò per caso e amante delle donne per passione

L'attore e regista americano incontra la stampa romana per presentare la sua ultima esperienza dietro la macchina da presa in attesa di comparire anche nel prossimo film di Nanni Moretti.

"Non conosco i particolari della questione Allen e non mi interessano in questo ambito. Io l'ho scelto perché credo si tratti di un grande artista con cui ho già lavorato in passato e con cui, certamente, tornerò a collaborare anche in futuro." _ In questo modo, con un sorriso gioviale, John Turturro chiarisce la sua posizione riguardo alle accuse di presunta pedofilia rivolte al regista newyorkese in questi ultimi mesi e riporta l'attenzione della stampa sul suo ultimo film come regista. L'occasione in questione è la conferenza stampa romana con cui è stato presentato Gigolò per caso, commedia distribuita nelle sale italiane da Lucky Red dal 17 aprile. "Woody è stata una presenza preziosa, soprattutto in scrittura_ - continua Turturro - è stato un giudice impietoso, a volte anche rude. Mi diceva chiaramente 'non mi piace, è terribile, non lo reciterò mai'. In questo modo, però, mi ha aiutato a costruire un lavoro più sofisticato." Effettivamente il film, non fosse altro per il fatto di essere interamente ambientato a New York, ha il sapore nostalgico della migliore commedia alleniana in cui si avverte, però, il tocco italo americano di Turturro. Questi due elementi, apparentemente opposti, sono riusciti a fondersi armoniosamente dando vita ad un opera che vive e prolifera grazie all'umorismo caustico dell'uno e al sentimento musicale dell'altro. L'intera vicenda gira intorno al personaggio di Fioravante che, in difficoltà economica, riceve dall'amico Murray la bizzarra proposta di diventare un amante a pagamento. Dopo un tentennamento iniziale l'uomo accetta incontrando con successo una ricca dermatologa, interpretata da Sharon Stone, e la riservata Avigal, con cui costruisce una relazione totalmente platonica. Perché al di là della soddisfazione fisica, Virgil Fioravante riesce nel difficile intento di portare nelle loro solitudini la magia di uno sguardo.

Galeotto fu il barbiere

In tutti i grandi incontri, come letteratura vuole, c'è sempre un tramite capace di unire le due parti ignare. In questo caso a mettere in comunicazione Turturro con Woody Allen, che già avevano incrociato le loro strade in Hannah e le sue sorelle, è stato un barbiere newyorkese dalla clientela molto speciale. "E' andata esattamente così - conferma Turturro - i_o ho parlato dell'idea al mio barbiere, tanto per capire cosa ne pensasse, e lui ha raccontato tutto a Woody. Insomma, ci siamo messi in contatto e in questo modo è nata la collaborazione." Ma come è stato dirigere un "mostro sacro" che raramente concede ad altri registi il privilegio di averlo sul set? "Non c'è attore più semplice. Lui arriva sul set e se ne sta tranquillo in un angolo fino a che non si dice 'action'. A quel punto diventa Allen con tutte le sue caratteristiche. Non devi spiegargli molto, conosce perfettamente il suo mestiere. Al massimo avremmo fatto tre ciak di una scena. Insomma, passata la prima ora sul set in cui ci siamo conosciuti meglio, tutto è filato liscio." _ Turturro regista
Gigolò per caso è la sua quinta regia dopo Mac, Illuminata, Romance & Cigarettes e Passione, excursus nella musica partenopea in cui Turturro ha scoperto un team e una famiglia cinematografica che ha coinvolto anche nel suo ultimo progetto. "Il cinema è un business molto duro, quindi quando incontri persone di cui ti fidi e con cui condividi una visione, oltre a un atteggiamento personale, non c'è nessun motivo per privartene. Per questo motivo ho deciso di farmi affiancare ancora una volta da Simona Paggi al montaggio e da Marco Pontecorvo alla fotografia. Insieme abbiamo costruito e realizzato il progetto di Passione e da quel momento non ci siamo più lasciati. Anzi, sarò anche nel prossimo film di Marco, Tempo instabile con possibili schiarite, che inizieremo a girare il 9 maggio nelle Marche. Nel cast anche Fabrizio Gifuni, Lillo e Carolina Crescentini." L'uomo che amava le donne
Nonostante la personalità dirompente di Allen, l'attenzione dello spettatore viene catalizzata dal personaggio di Fioravante, interpretato dallo stesso Turturro, in cui si unisce una mascolinità quotidiana ad una sensibilità inaspettata. Perché il gigolò per necessità Virgil ha una straordinaria manualità che, nel suo secondo "mestiere", utilizza per accarezzare l'anima delle sue donne. E per questo motivo, come spiega il regista, la prostituzione non è altro che un escamotage narrativo per raccontare molto altro sugli uomini e le donne. "Si tratta di una metafora con cui mettere in luce la necessità da parte di ogni essere umano ad essere toccato, avvicinato e visto da qualcun altro. In questo senso il film diventa anche un racconto sulle relazioni, sul desiderio di connessione ed anche su di una solitudine che un po' ci accomuna tutti." Ma ciò che veramente colpisce è la forte femminilità di una storia narrata attraverso delle voci maschili. "Io credo che esistano due tipi di uomini - continua - alcuni amano fare sesso con le donne ma non apprezzano particolarmente la loro compagnia. Altri, invece, sono attratti da quel mondo e amano condividere dei momenti con loro. Io volevo che Virgil fosse questo tipo di uomo, un uomo che amasse le donne e che fosse completamente a suo agio con loro." _ Un americano in Italia
Turturro non è certo nuovo al cinema italiano, almeno a quello d'autore. Nel 1997 gira La Tregua di Francesco Rosi, torna per il suo Passione ed ora è il protagonista del prossimo film di Nanni Moretti, Mia madre. Ma da dove nasce questo desiderio di lavorare con i nostri registi?
"Non lo so, mi piace_ - risponde con una espressione quasi ingenua - per quanto riguarda il lavoro fatto con Moretti è stato veramente stimolante. Mi è piaciuto confrontarmi sul set con Margherita Buy e Nanni è un regista veramente esigente. In America, dopo un articolo del New York Times in cui si esaminava in quali altri autori ci fosse un po' dello stile Allen, Moretti veniva indicato come uno di questi, anzi veniva definito il "nipote". Da qui la dichiarazione che Moretti sia il Woody Allen italiano."