Il Bar Sport di Stefano Benni sbarca al cinema

Presentato a Roma il film di Massimo Martelli tratto dal libro cult dello scrittore bolognese; attorno alla coppia Bisio-Battiston gravitano i mitici personaggi di Benni; e a proposito di autori 'impossibili', Bisio confessa: 'Sogno di fare un film da un romanzo di Pennac'.

Sono passati trentacinque anni dalla pubblicazione del classico di Stefano Benni, Bar Sport. La mezz'ala della Nazionale era Luciano Re Cecconi, il centravanti Beppe Savoldi (almeno così suggeriva il tennico). Eppure le pagine del racconto del grande scrittore bolognese non hanno affatto perso la loro carica ironica, la comicità grottesca nel ritrarre la variegata umanità che gravita in questo luogo familiare e misterioso al tempo stesso. Coraggioso dunque il tentativo del regista Massimo Martelli di portare sul grande schermo lo scritto di Benni, donando a quei personaggi sopra le righe un corpo e una voce. In uscita venerdì 21 ottobre in 300 copie, la commedia di Martelli raccoglie alcuni degli attori più amati dal pubblico italiano, portatori sani di umorismo strampalato, come Claudio Bisio e Giuseppe Battiston, rispettivamente il_ tennico_ e il proprietario del bar. E poi ci sono le due vecchiette terribili, Angela Finocchiaro e Lunetta Savino, Antonio Catania, che interpreta l'acido Muzzi e Bob Messini, l'imbranato Cocosecco, il geometra Muzzi dell'iconico Vito (al secolo Stefano Bicocchi) e la bella Aura Rolenzetti, la cassiera Clara, tutti presenti alla conferenza che si è svolta questa mattina a Roma, al pari della famigerata Luisona, la pasta che ha fatto bella mostra di sé, protetta da una teca trasparente. Assenti, invece, Antonio Cornacchione, il fac-totum Bovinelli e il playboy contaballe, Teo Teocoli. Impossibile scrivere la trama del film che in piena aderenza con il lavoro di Benni, procede per momenti, singole scene, apparentemente slegate. Ci sono anche due inserti animati, relativi alle favole di Piva e Pozzi, realizzati da Giuseppe Maurizio Laganà. Convinto Stefano Benni, l'operazione in assoluto più difficile di tutto il progetto, iniziare a girare è stato quasi facile per Massimo Martelli, bolognese doc., autore della sceneggiatura assieme a Giannandrea Pecorelli e Nicola Alvau.

Massimo per quanto hai inseguito l'idea di fare un film da questo libro di culto? Massimo Martelli: Più che altro ho inseguito Benni. Convincerlo è stata la cosa più difficile del mondo, anche perché lui si era sempre rifiutato di concedere i diritti per le trasposizioni dei suoi libri. Tre anni e mezzo fa abbiamo cominciato a lavorare al progetto grazie anche alla complicità della Rai. Un lavoro difficile, ma in fondo anche molto divertente. Dopo il primo approccio è stato facile scegliere il cast. Gli attori li ho inseguiti decisamente meno di Benni. Sono partito dai miei amici più stretti e poi tutto è filato via liscio.

Cosa ti ha detto Benni dopo aver visto il film? Massimo Martelli: Diciamo subito che Stefano è molto critico anche con sé stesso e che Bar Sport non è uno dei suoi libri preferiti, ma quando ha visto il film ha detto che gli era piaciuto perché non era mai volgare. Detto da lui è un giudizio molto forte.

E qual è stato il rapporto con lui in fase di scrittura? Massimo Martelli: E' stato un rapporto continuo ma mai invasivo. Stefano ha letto le stesure, voleva sapere i nomi degli attori e ha scritto anche qualche dialogo. Sinceramente ci sembrava impossibile fare il verso alla scrittura di Benni e allora abbiamo fatto una mossa molto astuta, rimamendo fedeli a quanto scritto da lui. Vorrei che Bar Sport riportasse in auge il piacere di raccontare storie e di sentirle, non importa se sono vere o false. Una volta si entrava nel bar raccontando quello che era successo il giorno prima, oggi è tutto diverso, ci limitiamo a dire Hai visto cosa ha fatto Briatore?

Chi sono i frequentatori del bar sport? Sono figure ancora moderne secondo voi? Claudio Bisio: L'anima di questi personaggi è estremamente moderna. Io, ad esempio, interpreto il tennico, uno che parla di tutto, fingendo di sapere tutto... Non aggiungo altro.
Giuseppe Battiston: In provincia il bar sport esiste ancora, anzi si è ripopolato con la tv a pagamento, perché tutti vanno lì a vedere le partite. Il bar, popolato da figure stravaganti e originali, è come il teatro per questo non morirà mai. Oserei dire che il film propone degli archetipi, non dei personaggi. Ho amato tanto il romanzo e ho trovato che la scrittura di Massimo abbia rispecchiato in pieno la poetica del racconto e sono stato felice di vedere il risultato finito. Ho provato le stesse emozioni di quando l'avevo letto per la prima volta.
Antonio Catania: In un bar c'è sempre qualcuno come Muzzi, ironico, spietato, cinico. Purtroppo si è perso quel modo di stare insieme e sarebbe bello se si tornasse indietro. Per quanto riguarda il film, posso dire che è uno dei tentativi più riusciti di adattare un testo di Benni.
Vito: Volete sapere se il mio personaggio è attuale? Io sono il geometra Buzzi e faccio la parte del cornuto. Di bar sport non ce ne saranno più, ma di cornuti ce ne saranno sempre.

Angela e Lunetta, voi siete le due vecchiette acidissime... Angela Finocchiaro: Due personaggi che non c'erano in Bar Sport, ma tanto era il desiderio di farle che siamo andati a spulciare gli scritti di Benni per raccogliere materiale su questi due personaggi. Leggono i necrologi e si alimentano con la loro cattiveria. Ci siamo inserite nel tessuto maschile del bar sport come un virus e ci siamo divertite da matte. Anche perché ci siamo permesse delle 'eccezionalità' che in genere non facciamo.
Lunetta Savino: Sono i due personaggi più letterari del film, ma abbiamo ricostruito tipologie umane riconoscibili.

E' stata una scelta ben precisa quella di non spingere sul pedale della comicità tout court? Massimo Martelli: Quando leggi un libro di Benni le risate sono legate al suo linguaggio, alle parole, ai soprannomi che inventa. Quando queste parole vengono pronunciate deve rimanerne il sapore. La Luisona ti fa sganasciare dalle risate, ma nel film diventa poetica. E' questa atmosfera che deve passare.
Claudio Bisio: Sì, la nostra è stata una scelta precisa. Una scelta in favore di una comicità diversa. E' un film unico nel suo genere e mi piacerebbe che non fosse più il solo esempio. Ho fatto commedie più classiche e forse più comiche, ma questo film è una ricerca. Mi rendo comto che questa possa essere una strada in salita. Allora Benni era rivoluzionario, oggi non è stracomico ma è ugualmente innovativo. Sono dieci anni che cerco di portare al cinema Daniel Pennac. Lui ha mi ha dato la possibilità di sfruttare i suoi romanzi, ma sono una bomba a mano. Forse è vero che è impossibile trasformarli in film. Ma se Bar Sport va bene ne riparliamo.