Recensione IN THE MARKET (2009)

Un B-movie on the road farcito di riferimenti cinematografici e di personaggi bizzarri, un piatto unico che lascia in bocca tanti sapori forti, che non riesce a nascondere l'inesperienza del suo creatore ma che mette in evidenza un talento che nel prossimo futuro potrebbe regalare ai buongustai del cinema di genere qualche portata da veri gourmet.

Dal produttore al consumatore

Cinema e territorio, ovvero film prodotti sul nostro territorio che arrivano direttamente dal produttore al consumatore finale, senza inutili e costosissimi passaggi intermedi. Un modo per abbattere i costi e per combattere la crisi economica, in primis quella dei consumi e del lavoro che di questi tempi sta dilaniando tutti i settori. Arriva dall'Umbria ma non si tratta di un tartufo bensì di un lungometraggio, un piccolo horror intitolato In the market che inizia come un road-movie e finisce per trasformarsi in un mix tra lo spaghetti western e il moderno torture, un piccolo prodotto nostrano che riporta in auge il genere cannibalistico dopo anni di latitanza.


Per David, Sarah e Nicole l'anno scolastico si è appena concluso e in una torrida giornata di luglio si mettono in macchina senza avere una meta prefissata e con tanta voglia di fuggire dalla routine. Unica tappa obbligata l'attesissimo concerto della loro rock-band preferita, i GTO, poi il viaggio proseguirà alla volta di nuove avventure e di esperienze elettrizzanti. Totalmente rapiti dallo spirito goliardico della vacanza, i tre amici incappano però in una brutta sorpresa. Mentre sono fermi in un'apparentemente tranquilla stazione di servizio a fare benzina vengono rapinati da una coppia di delinquenti mascherati. Rimasti senza telefono, senza soldi e senza documenti i tre si rimettono in viaggio alla ricerca di un telefono da cui chiamare la polizia per denunciare il furto. Dopo tanta sfortuna finalmente il primo sospiro di sollievo quando all'orizzonte appare l'insegna di un market. Una volta entrati però i tre amici perdono di vista il loro obiettivo e anzichè chiamare aiuto optano per una soluzione alternativa. Perchè rovinarsi la vacanza e mettersi in cerca di un hotel se si ha a disposizione un intero supermercato in cui si può mangiare, dormire e usufruire illimitatamente di tutto quel ben di Dio? In pochi secondi la decisione è presa: ci si nasconde nel bagno, si aspetta che siano usciti tutti per poi folleggiare e sgattaiolare fuori l'indomani mattina senza dare troppo nell'occhio. I tre però non hanno fatto i conti con il fatidico imprevisto, nello specifico con il gestore del market che è sì un emporio in cui si vende di tutto ma che è rinomato nella zona per la carne venduta. A buon mercato e sempre freschissima...

Ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto in una remota località del New Mexico nella metà degli anni '80 e ad una puntata della serie TV cult Dawson's Creek, In the market è il sogno che si realizza per il giovane Lorenzo Lombardi (classe 1986), uno studente del DAMS di RomaTre che, con una grande passione per il cinema di genere, a soli vent'anni decide di autoprodurre e autodistribuire un horror tutto suo diretto al grande schermo.
Al grido di "mangia o sarai mangiato", In the market è una condanna alla famelica competitività della società in cui viviamo, alla fagocitazione indiscriminata di interi settori della nostra economia da parte della crisi globale che ha investito tutti i paesi del mondo, all'inerzia della nostra classe politica che continua a spremere le classi meno abbienti alla stregua di un frutto ormai rinsecchito. I riferimenti ai saggi cine-sociologici di George Romero sono sotto gli occhi di tutti, non mancano quelli a Hostel e Saw - L'enigmista, ai deliri tarantiniani, ai 'massacri' di Tobe Hooper e ai grandissimi cult, da Duel a Thelma & Louise.
Il nuovo sogno italiano che incontra il vecchio sogno di cinema americano, il vecchio e il nuovo horror che confluiscono in versione pulp in un film tanto immaturo quanto coraggioso, visivamente di qualità e girato interamente nel nostro Paese, tra la Toscana, l'Umbria e le Marche, ma sprovvisto di una collocazione spazio-temporale riconoscibile, una mancanza che da una parte spiazza lo spettatore e dall'altra lo incuriosisce.

C'è da dire che la prima mezz'ora fa pensare al peggio, durante il lunghissimo prologo infatti il film è svogliato, mal recitato e impantanato in uno scambio di dialoghi al limite del parodistico, almeno fino al momento dell'entrata in scena dei due rapinatori e all'entrata nel market degli orrori, momento in cui le cose iniziano a movimentarsi e il film si rimette in carreggiata offrendo diversi momenti di tensione e di puro terrore.
Questo grazie all'entrata in gioco del macellaio pazzo, un laureato in antropologia con la fissa per internet, interpretato dall'attore aquilano Ottaviano Blitch, volto inquietante e grande presenza scenica, già visto in Shadow - L'ombra di Zampaglione e nel Rasputin di Louis Nero. Un personaggio del tutto fuori dagli schemi, incomprensibile, folle, spietato, che sovrasta le sue stupide vittime, dapprima impedendo loro di interagire, mettendo in luce tutta la loro inutilità, la loro fragilità psicologica e la loro pochezza morale, per poi trasformarle in carne da macello pronta per la vendita al dettaglio.

Cinico, allegorico e a tratti truculento, In the market è visivamente un prodotto di alta qualità, sia grazie all'uso dell'alta definizione sia all'aiuto del maestro Sergio Stivaletti che si è occupato degli effetti speciali regalando alcune sequenze davvero impressionanti.
Entusiasmante anche la colonna sonora folk, confezionata per l'occasione dai GTO, gruppo musicale nato nel 1992 nella provincia perugina.
Un B-movie on the road farcito di riferimenti cinematografici e di personaggi bizzarri, un piatto unico che lascia in bocca tanti sapori forti, che non riesce a nascondere l'inesperienza del suo creatore ma che mette in evidenza un talento che nel prossimo futuro potrebbe regalare ai buongustai del cinema di genere qualche portata da veri gourmet.

Movieplayer.it

2.0/5