Brendan Gleeson a Berlino presenta The Guard

Presentato nella sezione Panorama Special il thriller poliziesco in salsa brillante The Guard, brillante lungometraggio d'esordio del regista britannico John Michael McDonagh interpretato da Brendan Gleeson, giunto a Berlino per accompagnare il film. Assente invece Don Cheadle, co-protagonista del film nei panni di un impavido agente dell'FBI.

A otto anni dalla sceneggiatura di Ned Kelly, il film sul celebre fuorilegge australiano diretto da Gregor Jordan e interpretato nel 2003 da Heath Ledger, Orlando Bloom, Geoffrey Rush e Naomi Watts, John Michael McDonagh esordisce alla regia con The Guard, descritto dal suo stesso autore come "un film che parla di un grande uomo, con grandi risate e con un grande cuore". Si tratta di un poliziesco in salsa western, un po' commedia nera e un po' thriller incentrato sulla figura di Gerry Boyle (Brendan Gleeson) un poliziotto irlandese di provincia molto poco ortodosso che si trova costretto ad allearsi con l'unica persona rimasta in città che gli ispiri fiducia, un rigido agente dell'FBI giunto dagli States per scovare una banda internazionale di narcotrafficanti.
Selezionato dalla Berlinale nella sezione Panorama Special, il film del quarantaquattrenne cineasta londinese è stato presentato alla stampa oltre che dal suo regista, che ne è anche sceneggiatore, anche dal mitico Brendan Gleeson, assoluto mattatore dal primo all'ultimo minuto del film. Indimenticabile interprete nei panni del ladro professionista in The General di John Boorman e in quelli dell'inquietante Alastor 'malocchio' Moody, cacciatore di spie dall'occhio finto e dalla gamba di legno nel magico mondo di Harry Potter, Gleeson ha così testato il talento anche l'altro fratello, dopo aver recitato nel 2008 come protagonista del poliziesco In Bruges - La coscienza dell'assassino, diretto da Martin McDonagh. Presentatosi in conferenza stampa con una barba very irish ed un sorriso di quelli smaglianti, Brendan Gleeson fa di questo The Guard un film assolutamente imperdibile. Nel cast anche un Don Cheadle in grande spolvero, un cattivissimo Mark Strong, Fionnula Flanaghan e Liam Cunningham.

Il suo è un film molto irlandese, fortemente radicato nella cultura e nel modo di essere degli irlandesi, non è preoccupato che negli States potrebbe essere un po' snobbato? Che futuro commerciale può avere secondo lei?
John Michael McDonagh: Quando fai un film non stai a preoccuparti di quanto guadagnerà negli Stati Uniti e poi se proprio vogliamo dirla tutta nel cast come protagonista c'è Don Cheadle, più americano di lui... Forse solo i dieci minuti iniziali sono totalmente incentrati su Brendan. La Sony Picture Classics l'ha visto al Sundance e l'ha comprato, in estate lo distribuirà nelle sale e di questo sono veramente contento.

Ci racconta le origini del soggetto di The Guard?
John Michael McDonagh: Tanti anni fa feci un corto il cui personaggio più interessante era uno di quelli di contorno, un poliziotto misantropo e insofferente. Erano anni che aspettavo di avere uno script in cui inserirlo e costruire attorno a lui un film, poi nel 2008 la svolta, quando lessi sui giornali che una nave carica di cocaina per un valore di cinquecento milioni di dollari era stata sequestrata in uno yacht a largo della costa di Cork, nell'Irlanda dell'ovest, ho realizzato che finalmente avevo la mia storia.

Cosa ha spinto Brendan Gleeson a partecipare al progetto?
Brendan Gleeson: Quando mi è stato proposto il copione l'ho letto e ho subito capito che era una storia fatta su misura per me. Il film ha avuto un successo enorme come film d'apertura al Sundance, lo hanno comprato subito, un riconoscimento importante per un regista al suo esordio. Mi sono innamorato del personaggio immediatamente, e per entrarci dentro sono ovviamente andato in Irlanda, nel Connemara, per prendere familiarità con la gente, con il luogo, con il clima. L'esperienza avuta qualche anno fa con In Bruges mi è servita tantissimo per affrontare questa nuova avventura, la realtà è più o meno uguale, sono due luoghi rurali, in cui si conoscono tutti e lo straniero viene visto un po' come un rompiscatole. E poi i meravigliosi scenari naturali, parte fondamentale della storia e del look del film, ti rimangono dentro per la loro particolarità. Amo stare in luoghi del mondo che non mi sono familiari, in cui non capisco esattamente come si svolge la vita, amo quella sensazione unica dell'andare in avanscoperta in un luogo lontano dalle grandi metropoli.

Lei stesso ha definito il suo film come una black comedy un po' western. Come le è venuta l'idea di realizzare un film così particolare e inusuale?
John Michael McDonagh: Mi affascinava l'idea di avere come protagonista assoluto un uomo diverso dal solito, un poliziotto fuori dalle convenzioni, uno che in città conosce tutti e sembra sempre avere la situazione sotto controllo quando in realtà non è così.

Cosa l'ha colpita di più del suo personaggio?
Brendan Gleeson: Il mio personaggio è un uomo molto cinico, di quelli che vorrebbe tanto sbagliarsi sulle persone in modo da doversi ricredere, ma accade molto di rado. Gerry pensa sempre al peggio, perchè per lui le cose sono sempre negative, almeno fino a quando qualcuno non gli dimostra coi fatti che non è così. Ad un certo punto della storia viene abbandonato da tutti, dalle amichette, dalla madre, dai colleghi e questa cosa non lo scalfisce minimamente. Nonostante tutto va in giro a dare la caccia ai malviventi in cerca di una redenzione che non sembra voler arrivare. Mi è capitato di parlare con diversi poliziotti di stanza nelle piccole cittadine delle campagne irlandesi, ci trovi uomini di ogni genere, personaggi davvero bizzarri, forse anche più di Gerry. Quel che mi è piaciuto di lui è la sua 'faccia da poker', perchè Gerry è uno che parla con le espressioni del viso e non c'è bisogno che dica nulla. La gente è abituata a non dire mai direttamente quello che pensa, lui lo fa, non si nasconde dietro ad un dito e se ne frega delle conseguenze, per questo forse è rimasto solo.

I personaggi del film sono o uomini irreprensibili e scaltri come l'agente dell'FBI oppure l'esatto contrario, spregevoli e cinici come i narcotrafficanti o moralmente discutibili come Gerry Boyle. Sembra quasi che nel mezzo non ci sia nulla...
Brendan Gleeson: Io direi che le categorie sono due, ci sono quelli di cui ti importa e quelli di cui non ti importa. Ecco Gerry è uno di quelli che nonostante i difetti non riesce a starti antipatico o indifferente, credo sia questo il punto di forza in questo film.

In ultima battuta, ci dice cosa l'ha spinta a passare dietro la macchina da presa?
John Michael McDonagh: Dopo aver scritto la sceneggiatura di Ned Kelly ho passato davvero un brutto momento perchè tutto quello per cui avevo lottato fino a quel momento fu distrutto da una regia discutibile e non in linea con quello che io avevo scritto su carta. Nessuno da quel momento si è più interessato a me né mi è stato offerto di lavorare, per questo motivo ora voglio un controllo quasi totale sul lavoro di scrittura che faccio, e l'unico modo di farlo e dirigere le sceneggiature che scrivo. Questo è il vero motivo per cui ho iniziato la carriera di regista, spero che il lavoro duro che sto facendo e l'esperienza sul campo pian piano premino questa mia scelta.