Poulet aux prunes: il racconto dei registi del film

Gli autori di Persepolis hanno incontrato la stampa alla 68ma edizione del Festival di Venezia per raccontare il loro secondo lavoro, Poulet aux prunes.

Dopo il successo di Persepolis che vinse il premio della giuria al Festival di Cannes nel 2007, i fumettisti Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud tornano dietro la macchina da presa per la loro seconda regia, questo Poulet aux prunes (Pollo con prugne) tratta da una graphic novel della stessa Satrapi. Il film racconta di un violinista iraniano di nome Nasser Ali Khan che perde la voglia di suonare (e di vivere) dopo che il suo violino è stato distrutto. Nasser Ali decide così semplicemente di lasciarsi morire e negli ultimi giorni della sua vita noi scopriamo che nel suo passato c'è un amore perfino più grande di quello per la musica.
A presentare il film alla stampa internazionale di questo 68esimo festival di Venezia, i due registi e gli interpreti Mathieu Amalric, Maria de Medeiros e la bella Golshifteh Farahan.

Nel fumetto il protagonista suona il sitar, mentre nel film il violino. Come mai questo cambiamento? E non trovate che sia un po' strano che un violinista così talentuoso si ritrovi a vivere senza un soldo a Teheran invece che suonare in giro per il mondo?

Marjane Satrapi: Nel libro il sitar funziona molto bene poiché è uno strumento grande e particolare, ma aveva anche un significato simbolico ben preciso e invece volevamo che il film ruotasse intorno ad altri temi. Abbiamo così deciso per il violino che è molto più internazionale, conosciuto ed utilizzato in tutto il mondo, anche in Iran ovviamente.

Vincent Paronnaud: Per quanto riguarda Nasser Alì l'importante è che ritorni a Teheran e che decida di ripartire da zero, non ha importanza il perché lo faccia. Certo possiamo immaginare qualsiasi cosa, per esempio che avesse un agente incapace, ma non è quello che conta, perché in fondo questa che raccontiamo è una favola ed anche quando diciamo che è stato il maggior violinista dell'epoca è un'esagerazione favolistica.

Mathieu Amalric: Io trovo invece che sia una cosa molto bella, perché non è l'amore della musica che lo porta a suonare, ma l'amore. Ogni nota che suona è una cicatrice di questo amore perduto, un qualcos'altro che ha detto che si traduce in musica, ma non è amore né per l'arte né per la musica stessa. Nel momento in cui decide di tornare a Teheran, lo fa perché decide di provare a dimenticare, continuare a vivere, con una moglie e dei figli; a lui non interessa avere successo o soldi.

##Vedendo questo film è forte l'impressione che non avete voluto frenare in alcun modo la vostra immaginazione, un vero e proprio omaggio al cinema a 360°.## Vincent Paronnaud: Gli unici freni che avevamo erano il budget o il tempo; scrivendo ci siamo lasciati andare, abbiamo cercato di essere liberi di fare tutto che ci interessava, come per esempio omaggiare il cinema degli anni '50 che poi è stato il vero punto di partenza. Per capire fino a dove potevamo spingerci abbiamo utilizzato modellini, abbiamo disegnato e fatto prove, e per questo non siamo mai stati costretti a limitarci in nessun modo.

Marjane Satrapi: Il film rappresenta una dichiarazione d'amore verso il cinema che amiamo, ma anche verso la bellezza in generale, la bellezza della musica e della pittura per esempio, è arte che omaggia un'altra arte.

Dopo il successo di Persepolis che però era un film di animazione, adesso questo passaggio al cinema "live action". Che direzione pensate di prendere per il futuro?

Marjane Satrapi: Solo il tempo potrà dirlo, abbiamo appena terminato questo film e finchè non arriverà in sala ci continueremo a concentrare esclusivamente su questo. Di certo comunque in futuro continueremo a sperimentare, veniamo entrambi dal fumetto, e il disegno farà sempre parte di quello che faremo.

Uno degli aspetti più riusciti del film è che in realtà può essere visto sia come un film che riscalda il cuore ma anche profondamente nichilista.

Marjane Satrapi: E' vero, perché in realtà è tutte e due le cose, e d'altronde anche la vita è così. Il film non lascia molta speranza, non si può dire certamente che abbia un lieto fine ma io e Vincent pensiamo che siano proprio i film così, per esempio Chinatown di Roman Polanski, a rimanere più a lungo nella memoria degli spettatori. Anche il dramma Romeo e Giulietta se fosse finito diveramente non sarebbe diventato quello che è ancora oggi. D'altronde il protagonista perde il piacere di suonare, poi quello del cibo, alla fine perde proprio il piacere di vivere.

##Che tipo di personaggio è Nasser Ali? Cosa ha convinto Amalric a lavorare in questo film?## Mathieu Amalric: Nasser Ali è ormai un fantasma dell'uomo che era una volta, d'altronde a voler essere onesti tutti noi abbiamo pensato almeno una volta che non ha più senso vivere quando si è perso un grande amore. Nella vita vera proviamo comunque ad andare avanti, raramente si arriva a situazioni così drammatiche come quelle dei film, ma c'è un motivo se Marjane e Vincent parlano di amore per il cinema degli anni '50, proprio come nei film di Douglas Sirk o Ernst Lubitsch c'è un qualcosa che amplifica ed esalta l'ideale umano. trovo sia qualcosa di molto romantico dire non posso continuare a vivere. Quando mi hanno contattato comunque conoscevo molto bene il loro lavoro sia come fumettisti che come registi ma mi sono stupito del fatto che volesse farmi interpretare un iraniano. Mi hanno convinto proprio parlando di Lubitsch, citandomi quel film in cui James Stewart interpreta un ungherese (Scrivimi fermo posta ndr). Quindi perché un francese non poteva ritrarre un iraniano?

Com'è stato lavorare con degli attori in carne ed ossa, è stata un'esperienza che ha disatteso le vostre aspettative?

Marjane Satrapi: Tutt'altro, siamo incredibilmente soddisfatti perchè è stato straordinario vedere tutte queste scene che avevamo immaginato nella nostra mente e vedere questi grandi attori che davano corpo ai nostri personaggi. E' stato quasi magico. Quando fai un film di animazione tutto è sotto controllo, invece qui devi devi affidarti su delle altre persone, sulla loro energia e siamo stati pienamente ricompensati.

Vincent Paronnaud: Avevo una visione caricaturale degli attori sul set, quindi mi aspettavo il peggio, invece sono rimasto molto sorpreso e incredibilmente soddisfatto nel vedere persone che lavoravano sodo e credevano nel progetto quanto noi. Ho visto persone che sono riuscite a commuovermi. Mi ha affascinato molto poi rivedere in montaggio tutte quelle scene che avevamo girato, sono riusciti a commuovermi e farmi dimenticare di averli visti sul set, in quel momento gli attori erano spariti e vedevo solo i personaggi.

##Golshifteh, per te che esperienza è stata lavorare in questo Iran surreale e ricostruito?## Golshifteh Farahan: Quando ho letto la sceneggiatura ho pensato che l'Iran che viene rappresentato è quello che avevamo prima del colpo di stato, quello che abbiamo perso per sempre, e trovo perfetto che sia proprio il simbolo di un amore sfuggito. E' stato un sogno per me lavorare con tutti loro per noi, così come penso la sarebbe per tutti gli iraniani in esilio, visto che è un paese che abbiamo perso ma abbiamo sempre nel nostro cuore.

Maria, com'è stata invece la tua esperienza?

Maria De Medeiros: Sono stata felicissima di questa sperienza perchè mi piace molto l'arte e gli artisti che riescono ad abbatte e superare le frontiere. Ormai il cinema è sempre influenzato dalla TV e dai suoi diktat, invece chi proviene dal fumetto ha una visione più libera, una prospettiva diversa. Recito nel ruolo di un'Iraniana ma è vero quando dicono che si tratta di un film internazionale, e sono molto grata per questo ruolo di donna bruttina, infelice ed ingrata, un ruolo così ricco di sofferenza e amore è un regalo straordinario per un'attrice.