Recensione Babylon A.D. (2008)

Un ibrido enigmatico ed affascinante, un techno-thiller ricco di misticismo, un giallo d'azione oscuro ed ipnotico zeppo di scene spettacolari che non fa altro che consolidare l'identità autoriale di un regista che ha scelto di travalicare i confini classici del cinema francese

Un pianeta da salvare

Pianeta Terra tra vent'anni. Il mondo in guerra con se stesso attende passivamente la fine dei suoi giorni. Una misteriosa ragazza dagli occhi azzurri di nome Aurora deve raggiungere sana e salva ad ogni costo New York, luogo in cui verrà sottoposta ad approfonditi esami e consegnata nelle mani della santona a capo di una nuova potente religione. Per portare a termine la difficile missione segreta, da cui dipende il destino del mondo intero, viene ingaggiato l'americano Toorop, un vero e proprio guerriero mercenario ormai stanco del suo lavoro e per questo disposto a rischiare di tornare nel suo paese con una nuova identità nonostante sia stato bandito da tempo. Tanti soldi, poche chiacchiere, nessuna informazione: per lui Aurora è solo un pacco da prendere e consegnare. Peccato però che il 'pacco' sia in realtà pieno di sorprese: la ragazza dall'età di 18 anni ha iniziato a sviluppare poteri inimmaginabili e si è fatta portatrice di un misterioso segreto che sta per cambiare il destino dell'umanità. Sempre che qualcuno non le impedisca di giungere a destinazione. La sua unica speranza di sopravvivenza ora è indissolubilmente legata al coraggio e all'ostinazione di Toorop, uno che non si da mai per vinto, neanche di fronte alla morte...

Chi si sarebbe mai immaginato che l'enfant prodige del cinema francese, che debuttò come attore a soli 11 anni in un film diretto da suo padre (Peter Kassovitz, famoso regista televisivo di origini ungheresi), sarebbe diventato un giorno un affermato regista e sceneggiatore di Hollywood? Dopo aver stupito tutti nel 1995 aggiudicandosi a soli 28 anni il premio per la Migliore Regia al Festival di Cannes con L'odio, Mathieu Kassovitz torna dietro la macchina da presa per Hollywood dirigendo l'adattamento cinematografico (per sua stessa ammissione molto poco fedele) dello strepitoso romanzo futuristico-filosofico di Maurice Dantec dal titolo Babylon Babies (disponibile in una nuova luccicante edizione edita da Hobby & Work in occasione del lancio del film). A cinque anni di distanza dal successo di Gothika e a otto da quello de I fiumi di porpora, Kassovitz confeziona un action-movie post-apocalittico stile anni '80 dal gusto molto retro, pescando dal Carpenter di Fuga da New York, ma moltissimo soprattutto da Blade Runner e da I figli degli uomini di Cuaron.

Nelle prime stupefacenti scene appare lo straziante imminente futuro immaginato da Kassovitz, immagini indelebili destinate a rimanere nella memoria dello spettatore. Il suo stile è essenziale ed asciutto, la sua poetica sempre molto toccante, la fotografia gelida e impressionante, l'ambientazione di grande impatto scenografico, le adrenaliniche scene d'azione salienti molto ben congegnate, la tecnologia 'protagonista' del film mai troppo invasiva per dare volutamente più spazio alla caratterizzazione dei personaggi principali.
Il risultato finale è un ibrido enigmatico ed affascinante, un techno-thiller ricco di misticismo, un giallo d'azione oscuro ed ipnotico zeppo di scene spettacolari che non fa altro che consolidare l'identità autoriale di un regista che ha scelto di travalicare i confini classici del cinema francese per sperimentare diverse tematiche e trasformare in immagini tutte le sue più avanguardistiche velleità di artista. Il cinema di Kassovitz buca lo schermo e rapisce lo spettatore: è musica vibrante (nel caso specifico un rap che ti entra nelle vene), è ricco di spasmi narrativi non sempre coerenti, di movimenti di macchina scattanti e fluidi allo stesso tempo, è passione e rabbia in ogni inquadratura, è immaginazione che trascende la narrazione. E pazienza se nel complesso il risultato non è ottimale a livello di sceneggiatura e talvolta sfiora l'assurdo. E' un compromesso che in questo genere di film ci può stare.

Movieplayer.it

3.0/5