Recensione Dracula di Bram Stoker (1992)

Rispetto a Stoker, Coppola preferisce dare più rilevanza alla storia d'amore tra il conte Vlad e Mina, e confeziona un sensuale melodramma narrato con toni da favola dark.

Un film immortale

Il mito di Dracula, in ambito cinematografico, nasce nel 1922 ad opera di F.W. Murnau e del suo Nosferatu, ma si afferma solo grazie al film di Tod Browning, Dracula, in cui il conte è interpretato da Bela Lugosi, da allora in poi la figura del vampiro, tranne eccezioni confinate ai b-movies ed alle parodie, non si è mai evoluta più di tanto ed è rimasta ancorata saldamente al personaggio - ormai entrato nella leggenda - dell'uomo affascinante ed elegantemente vestito di nero lanciato da Lugosi. Il film di Francis Ford Coppola, invece, si distacca dagli schemi predefiniti e più che adattarsi al film di Browning - e quindi all'opera teatrale di John L. Balderston e Hamilton Deane - rielabora in modo personale il romanzo di Bram Stoker.

Il Dracula di Coppola, nonostante si confermi come una figura affascinante, elegante e dotata di una certa carica erotica, non si caratterizza principalmente per essere una creatura maligna assetata del sangue di innocenti, ma semplicemente è vittima del suo stesso destino: coraggiosamente ha scelto di rinnegare Dio dopo la morte della sua amata Elizabeth ed è condannato ad un'esistenza dolorosa e senza fine; nonostante questo però è ancora capace di amare e lottare con fierezza per i suoi ideali e soprattutto di aspettare secoli pur di ricongiungersi con la sua amata. Rispetto a Stoker, Coppola preferisce dare più rilevanza alla storia d'amore tra il conte Vlad e Mina, e confeziona un sensuale melodramma narrato con toni da favola dark: la sontuosa fotografia di Michael Ballhaus arricchisce la storia d'amore con colori vividi e fiammeggianti, delicate sovrapposizioni di immagini ed inquietanti giochi di ombre, mentre sullo schermo la passione tra i due amanti divampa fino al tragico epilogo finale; nonostante questo, si può affermare con sicurezza che il film, tra gli adattamenti del romanzo di Stoker che sono stati fatti, è il più fedele.

Coppola ha ampliato il romanzo dello scrittore irlandese, facendono la parte centrale del suo film - che comunque riprende fedelmente alcune parti del libro - mette in risalto i personaggi di Dracula e Mina, più che quello di Jonathan Harker e si avvale di un cast stellare: bravissimo e magnetico Gary Oldman nel ruolo di Vlad, splendida Winona Ryder nel ruolo di Mina, lacerata nel suo essere fidanzata fedele che aspetta il fidanzato da uno strano viaggio di lavoro, e donna appassionata che prova l'ebbrezza di sentirsi desiderata a costo della propria vita.
Molto bravi anche Anthony Hopkins e Tom Waits, in ruoli secondari, un pò meno Keanu Reeves, che in questo film appare eccessivamente "rigido". Monica Bellucci appare in un cameo che le si adatta alla perfezione: un piccolo ruolo "decorativo", piccante e sensuale e soprattutto muto.

La sceneggiatura di James V. Hart - che fu segnalata a Coppola proprio da Winona Ryder, dopo che questa aveva rifiutato il ruolo di Mary Corleone nel terzo sequel de Il padrino - arricchisce notevolmente l'atmosfera da fiaba del film: il sottoscritto non può fare a meno di scoppiare in lacrime ogni volta che sente Gary Oldman sussurrare a Winona Ryder "I've crossed oceans of time to find you"; il tema centrale del film, ovvero l'amore eterno come dannazione è sviluppato magnificamente e si presta a far sospirare e sognare senza necessariamente cadere nello scontato o peggio, nello stucchevole.

Movieplayer.it

5.0/5