The Void - Il vuoto: un fanta-horror d’altri tempi

L'opera prima dei giovani registi canadesi è un salto dritto nelle atmosfere dei film di genere anni '70 e '80, che tra rimandi e buone intenzioni, finisce per cadere purtroppo sotto i colpi dell'eccesso e della grande ambizione.

The Void - Il vuoto: Kathleen Munroe in una scena del film
The Void - Il vuoto: Kathleen Munroe in una scena del film

Dopo aver collaborato come scenografi e assistenti in grandi produzioni come Suicide Squad, Crimson Peak, La forma dell'acqua - The Shape of Water ed il recentissimo fenomeno mediatico It, Gillespie e Kostanski approdano alla loro prima regia con The Void - Il vuoto, un piccolo film indipendente canadese.

Sin dalle primissime inquadrature è chiaro quanto i due registi siano appassionati di un certo tipo di horror anni '70 e '80, e quanto cerchino di riportarlo in scena seguendone i canoni e gli stilemi caratteristici. Lo vicenda vede un ufficiale di polizia soccorrere un ragazzo in fin di vita, ma una volta giunti all'ospedale, i due scopriranno che gran parte dei pazienti e del personale si sta trasformando in creature ultraterrene. Ha inizio così un'avventura infernale nei sotterranei dell'ospedale per cercare di scoprire i responsabili di questa situazione e per trovare una soluzione al problema. Con l'andare avanti della narrazione poi, subentreranno anche altre dinamiche e tematiche piuttosto ambiziose che rischieranno di far deragliare il film dai binari della semplicità e della chiarezza.

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La scuola dei grandi maestri

The Void - Il vuoto: una scena del film
The Void - Il vuoto: una scena del film

Gli ingredienti di genere sembrano esserci tutti: incappucciati misteriosi stile Klu Klux Klan, un'invasione esterna in un luogo chiuso interno, i discorsi sull'aldilà, sulla reincarnazione e sulla mutazione genetica, il tutto condito da un po' di sano splatter artigianale. Impossibile non pensare alla letteratura di Lovecraft, al grande cinema di Carpenter, Cronenberg, a Clive Barker e nella parte finale addirittura a quello di Fulci, ma tutta questa passione e dedizione verso il genere, priva il film della personalità e dell'originalità necessarie per poter fare il vero salto di qualità. Certamente si tratta di un piccolo prodotto indipendente di serie B, lodevole per i suoi tentativi di far rivivere determinate atmosfere; in questo senso l'utilizzo prevalente della macchina a mano, le tonalità acide e giallastre della fotografia che pian piano diventano sempre più psichedeliche e la scelta di costruire effetti speciali materici si dimostrano un'arma vincente per il raggiungimento di un buon pathos e di un interessante stato di tensione, ma purtroppo l'accumulo eccessivo di troppe situazioni diverse tra di loro e le tante strade che si provano a percorrere, portano il film ad un vicolo cieco dal quale si esce con una certa difficoltà.

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Temi ed ambizioni, lame a doppio taglio

The Void - Il vuoto: Daniel Fathers in una scena del film
The Void - Il vuoto: Daniel Fathers in una scena del film

Il senso di perdita, di vita e di morte, di esistenza ed esistenzialismo, di scienza che travalica l'etica, sono solo alcune delle tematiche che si arrivano a toccare ed è proprio nel momento in cui il film prova a tirare le fila di tutti questi discorsi, cercando di fornire spiegazioni, che vengono a galla i limiti di una così grande ambizione. La cosa, Distretto 13: le brigate della morte, Cabal, E tu vivrai nel terrore - L'aldilà, sono certamente titoli inavvicinabili e lontanissimi da The Void: ad ogni modo però, trovare registi che alla loro opera prima abbiano modelli di riferimento così chiari ed alti e che cerchino di riportare in auge un genere sempre più declassato è comunque qualcosa di positivo, nella speranza che nel corso del tempo possano trovare il giusto compromesso tra profondità e snellezza per rendere più personali e moderne le lezioni dei grandi maestri.

Movieplayer.it

2.5/5