The Untamed: la terra degli istinti perduti

In concorso al Festival di Venezia, il film di Amat Escalante è un viaggio metafisico nei meandri del desiderio. Un'opera affascinante e ambiziosa ma imperfetta.

Cosa c'è di più profondo dello spazio? Forse non serve andare troppo lontano, forse basta soltanto guardare dentro di noi, negli anfratti dei nostri desideri, delle nostre passioni, dei nostri istinti, spesso frustrati, assopiti e dimenticati. The Untamed (La región salvaje) parte da un meteorite, un asteroide che cade nel bel mezzo del Messico per stravolgere poco alla volta la vita di una ragazza prima e di una famiglia dopo. Un buco nel centro del mondo, nella pancia del pianeta e dei suoi personaggi caduti nell'apatia che funge da scossa necessaria per tornare a vivere.

The Untamed: Ruth Ramos in una scena del film
The Untamed: Ruth Ramos in una scena del film

Dentro questo cratere aperto sui monti messicani si sviluppa una forza sovrannaturale che riaccende pulsioni antiche e primordiali, dando inizio ad un effetto domino inarrestabile. Le premesse di The Untamed ne svelano la complessità e ci portano subito in un'opera che vuole suggerire più che raccontare, scuotere più che accarezzare lo spettatore. Ma per orientarci meglio in questa "regione selvaggia", occorre raccontare quello che ha spinto Amat Escalante a girare questo suo conturbante viaggio nei meandri degli istinti perduti.

Sesso e volentieri

The Untamed: Simone Bucio e Ruth Ramos in una scena del film
The Untamed: Simone Bucio e Ruth Ramos in una scena del film

Serve la realtà per spiegare le immagini visionarie di questo film. Tutto parte da due fatti di cronaca realmente accaduti, ovvero da un stupro sfiorato e dall'omicidio di un infermiere omossessuale, entrambi raccontati dai media messicani con titoli omofobi e sessisti. Così Escalante decide di tradurre su schermo la rigidità opprimente del Messico e si dedica ad una coppia con due figli, dove lei subisce passivamente il sesso e l'infedeltà del marito e in cui ogni divergenza dal rigido canone sociale viene nascosta con vergogna.

The Untamed: Simone Bucio e Edén Villavicencio in una scena del film
The Untamed: Simone Bucio e Edén Villavicencio in una scena del film

Allora, visto che gli uomini e le donne di questo pianeta si autocensurano e negano a se stessi quello che sentono davvero, serve un elemento sovrannaturale per scoperchiare la verità. Ed è una verità istintiva, una reazione veemente che si risveglia nel corpo, tra le gambe, con un sesso liberatorio e catartico. La creatura tentacolare immaginata da Escalante non è soltanto una forza benevola, ma anche un giudice spietato con una legge misteriosa e una morale tutta da interpretare.

Male dentro

The Untamed: Jesús Meza e Ruth Ramos in una scena del film
The Untamed: Jesús Meza e Ruth Ramos in una scena del film

Mentre lo straordinario influenza l'ordinario, The Untamed libera e condanna i suoi protagonisti, immersi in relazioni infelici e artefatte. Qualcuno scopre il proprio coraggio, altri pagano i loro errori, ma tutti, nessuno escluso, vengono messi a nudo davanti alla propria natura. Segnato da un paio di sequenze disturbanti ma molto suggestive, l'opera di Escalante scuote più i suoi personaggi dello spettatore, perché lo invita a nuotare nella sua marea di metafore con il rischio di farlo annegare. La narrazione sconnessa e nebbiosa non aiuta a cogliere a pieno le evoluzioni dei personaggi (troppo repentine) e i loro rapporti (troppo abbozzati). Con un elemento straniante così potente (per certi versi simile a quello visto in Under the Skin), è stato un peccato perdersi in un gioco allegorico complesso che, una volta usciti dalla sala, sposta i pruriti dall'inguine alla testa.

Movieplayer.it

2.5/5