The Monkey King, la recensione del nuovo film d'animazione Netflix: ripensando Il viaggio in occidente

La recensione di The Monkey King: dal regista di Boog & Elliot e Boxtrolls una favola orientale basata sul classico più importante della letteratura cinese e sulla "scimmia divina" che ispirò anche Akira Toriyama per il suo Dragonball.

The Monkey King, la recensione del nuovo film d'animazione Netflix: ripensando Il viaggio in occidente

Arriva su Netflix un piccolo film d'animazione con la grandissima ambizione si sintetizzare in chiave animata - e semi-parodia - uno degli scritti fondamentali della letteratura cinese e del buddhismo tutto. Il viaggio in Occidente attribuito al saggio Wu Cheng'en ha ispirato in passato grandi maestri del manga e dell'animazione quali Osamu Tezuka per The Monkey, Akira Toriyama per il suo Dragon Ball, Leiji Matsumoto per Starzinger o in parte - moralmente - Satoshi Kon per Paprika, arrivando negli ultimi anni a toccare anche il mondo videoludico con l'atteso Wukong Black Myth, di prossimo uscita.

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The Mpnkey King: una scena del film

Non è dunque la prima volta che il caposaldo cinese viene manipolato multi-mediaticamente, ma The Monkey King di Anthony Stacchi si prefigge rispetto a tutte le altre opere citate e non l'obiettivo di ripercorrere più o meno fedelmente la storia di Sun Wukong e della sua sfrenata corsa per l'immortalità, riempiendo il nuovo originale d'animazione Netflix dello stesso significato e dello stesso peso che hanno le pagine del romanzo del XVI secolo. Una grande aspirazione che frana in larga parte sotto il peso di una narrazione inadatta al valore etico ed edificante della magnifica opera del 1590.

Cuore di pietra

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The Mpnkey King: un frame del film

Un tempo ogni cosa era in perfetto equilibrio. L'universo era dominato da Buddha, i cieli dagli dei immortali, l'adilà dai sovrani degli inferi, i mari dai draghi e in terra camminavano terrificanti demoni. Tutto era bilanciato e le regole venivano rispettate, almeno finché da un roccia accarezzata dal vento non nacque una scimmia molto particolare destinata a scombinare lo status quo dell'intero universo. Nel film non viene mai citato il suo nome, ma è ovvio si tratti di Sun Wukong (Jimmy O. Yang), anche se la sceneggiatura di Steve Bencich, Ron J. Friedman e Rita Hsiao preferisce appellare il protagonista solo come Monkey King, sottolineando di fatto l'egoismo e il potere che sin da principio accompagnano questa magica creatura nel suo mitico viaggio. I suoi obiettivi cambiano continuamente e uno dopo l'altro mettono in risalto la sua unicità, intesa come inestinguibile fame solitaria di forza e felicità.

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The Mpnkey King: un'immagine del film

Diventare re delle scimmie è infatti solo il primo passo verso la conquista dell'immortalità, che il fantastico animale decide inizialmente di ricevere per merito, sconfiggendo la bellezza di 100 di quei demoni che terrorizzano ormai da secoli le sparute popolazioni umane sulla Terra. Vuole essere un difensore con tornaconto e per farlo si impossessa di una miracolosa arma ancestrale che "attende sin dall'alba dei tempi l'arrivo del ribelle più forte di tutti". Da qui comincia la sua corsa verso l'immortalità, perseguitato da un furioso quanto eccentrico Re Dragone e accompagnato dalla piccola Lin (Jolie Hoang-Rappaport), nascondendo sotto un dissacrante carisma e un finto cuore di pietra una bolla d'intimità ed emozione pronta ad esplodere.

Una piacevole rivisitazione animata

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The Mpnkey King: una sequenza del film

The Monkey King è a tutti gli effetti una ri-lettura animata de Il viaggio in Occidente, interessato però nel merito a quella che viene considerata solitamente la prima parte dell'opera di Cheng'en. "Solitamente" perché spesso le avventure di Sun Wukong sono editate anche singolarmente, visto il grande risalto dato al personaggio nella cultura popolare. Seppure godibile, l'animazione non è tra le migliori e più sofisticate viste recentemente su Netflix, pensando ad esempio all'ultimo e bellissimo Nimona, eppure ha una sua puntuale ricercatezza, a cavallo tra esperienza orientale e occidentale, guardando ad esempio allo stile dello studio Pearl. Visivamente si dimostra un prodotto piacevole nella sua semplicità, ed è soprattutto nella caratterizzazione estetica di alcuni personaggi che il film gioca bene le sue carte, così come in quella caratteriale rispetto ad esempio a un ritmo narrativo fin troppo celere, a tratti superficiale e scontato, che non permette un giusto approfondimento psicologico del Re Scimmia o di Lin, preferendo aggrapparsi al mito buddhista inventando appena qualche elemento più leggero o parodico per rispettare spirito e concetto del prodotto. Anche le scene d'azione, per quanto gradevoli, non riescono mai ad avere una loro virtuosa efficacia, e in questo senso in realtà The Monkey King appare come uno stop motion mancato, riflettendo ad esempio sulle possibilità che avrebbe potuto sfruttare se fosse stato pensato come Kubo e la Spada Magica.

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The Mpnkey King: una scena del film d'animazione

Sun Wukong è comunque un protagonista bestiale, affascinante e sfacciato proprio come la sua controparte originale, ma a vincer su tutti è sicuramente il Re Dragone doppiato in inglese da Bowen Yang, palesemente ispirato in larga parte ad Ade di Hercules per parlantina, charme e stravaganza e seguito dai fedelissimi servitori-pesce che fanno il verso - appunto - a Pena e Panico. Inizio e corpo del racconto sono una favola avventurosa dove il messaggio contro ogni egoismo e dedicato alle responsabilità derivanti delle abilità emerge lentamente, esplodendo solo verso la fine e sempre nel pieno rispetto "divertito" delle massime del Viaggio in Occidente, tant'è che molto probabilmente, a seconda del successo che avrà il film, è auspicabile persino un sequel interamente incentrato su questo secondo e più complesso tomo in verità quasi mai adattato tra piccolo e grande schermo.

Conclusioni

In conclusione, The Monkey King di Anthony di Anthony Stacchi si rivela una simpatica quanto sterile rivisitazione animata del caposaldo della letteratura cinese che ha ispirato già in passato anche Dragonball et similia. Un film dall'anima infantile ma funzionale allo scopo del progetto, raccontare cioè sotto una luce più fedele e precisa, seppure parodica e divertita, un protagonista magistrale e carismatico, il suo viaggio verso l'immortalità ma soprattutto la scoperta intima di sé. In questo senso le capacità non coincidono del tutto con le ambizioni del prodotto, che è comunque un ottimo punto di partenza romanzato in chiave animata per scoprire il mito di Sun Wukong.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • Il coraggio di adattare "fedelmente" Il viaggio in Occidente.
  • Il Re Scimmia è un protagonista divertente e carismatico.
  • Il Re Dragone è uno spasso in stile Ade di Hercules!

Cosa non va

  • Lo stile animato è buono ma non eccezionale.
  • La sceneggiatura è fin troppo veloce e poco incisiva.