Rapito, recensione: il film di un regista completamente libero

La recensione di Rapito, film di Marco Bellocchio sulla storia vera del rapimento di Edgardo Mortara nel 1858. Un horror di possessione, in cui il demone è la Chiesa cattolica. Dal 25 maggio in sala.

Rapito, recensione: il film di un regista completamente libero

Lo diciamo subito: il papa Pio IX di Paolo Pierobon (eccezionale) popolerà per giorni i vostri incubi. Come un vampiro, avvolge le mani prepotenti sul piccolo protagonista, privandolo della sua identità. A un anno dalla presentazione di Esterno Notte a Cannes, Marco Bellocchio torna al festival francese con un nuovo film, ancora una volta mastodontico. La recensione di Rapito parte dalla consapevolezza di trovarsi di fronte a un autore ormai totalmente libero, a cavallo di una nuova vena creativa che lo ha portato in pochi anni a realizzare titoli come quello già citato sul rapimento Moro e Il traditore.

Rapito 1 U49Nb3L
Rapito: una scena del film

Con Rapito, in sala dal 25 maggio, Bellocchio racconta la storia vera di Edgardo Mortara, bambino ebreo bolognese sottratto alla propria famiglia nel 1858 e portato a Roma per essere educato secondo la fede cattolica, perché battezzato in segreto da una domestica, che non voleva vederlo finire nel limbo. Mortara non è stato l'unico ragazzo tolto al proprio nucleo familiare dallo Stato Pontificio. In un momento storico in cui il Vaticano vedeva in pericolo il suo potere (nel 1870 ci sarebbe infatti stata la breccia di Porta Pia), papa Pio IX cercava con ogni mezzo di riaffermare la propria autorità.

Religione, politica, l'influenza che il potere ha nelle nostre vite: il regista torna ad affrontare i temi a lui più cari raccontando un fatto storico come se fosse un horror. Le donne che portano Edgardo a Roma sembrano delle streghe, avvolte in un velo nero, facendo leva sul suo senso di colpa: quando chiede di vedere la mamma gli dicono "te lo devi meritare". Ormai forte di una totale libertà, il regista ha il coraggio di fare un horror di possessione in cui il demone è la Chiesa cattolica, che, inevitabilmente, in Italia ha un potere enorme, influenzando le vite di tutti, più o meno consapevolmente.

Non siamo più forti dell'ambiente in cui cresciamo

Rapito 4
Rapito: una scena del film

La lotta interiore del protagonista (da bambino ha il volto di Enea Sala, da grande di Leonardo Maltese) non è soltanto per ritornare dai suoi affetti, ma soprattutto una battaglia per difendere la propria identità. Religiosa e intellettuale. Scelto per diventare un soldato di Cristo, Edgardo a poco a poco si trasforma, lasciando che la conversione alla fede cattolica cambi anche la sua emotività. Sempre più distante da genitori e fratelli, finisce per vedere proprio in Papa Pio IX una figura paterna.

Rapito, Marco Bellocchio: "Spielberg non avrebbe potuto fare questo film, in inglese non avrebbe funzionato"

Rapito 5
Rapito: Barbara Ronchi in un primo piano

Quanto l'ambiente in cui cresciamo sia determinante per le persone che diventeremo è uno dei punti più interessanti di un film ricco e denso di suggestioni. Per essere più forti di ciò che ci circonda bisogna avere una determinazione e una sicurezza in se stessi enorme. E un sistema capillare come quello della Chiesa cattolica è davvero difficile da mettere in discussione.

E nel mostrare questo Papa vampiro, Bellocchio parla anche della politica contemporanea. Quando fa dire a Pierobon: "Non sono reazionario, io resto fermo: è il mondo che si muove verso il precipizio" sembra di ascoltare diversi politici di oggi, che non vogliono riconoscere l'evoluzione di una società che ormai è molto più evoluta di loro.

Un cast eccellente

Se è vero che l'ambiente è determinante, quello che si è creato sul set del precedente film di Bellocchio deve essere stato particolarmente florido: il regista recupera molti degli attori con cui ha lavorato in Esterno Notte, da Fabrizio Gifuni a Fausto Maria Alesi, che interpreta il padre di Edgardo, Salomone, compreso lo stesso Pierobon, ottenendo da loro prove di altissimo livello. Proprio Alesi e Barbara Ronchi, che nel ruolo di Marianna, madre del protagonista, hanno le scene più intense dal punto di vista emotivo, dando a questi genitori privati di un figlio un'umanità straziante.

Esterno notte, Bellocchio: "Il caso Moro? Una tragedia che ci coinvolge ancora tutti"

Rapito 6
Rapito: una sequenza del film

Scritto da Bellocchio insieme a Susanna Nicchiarelli ed Edorado Albinati, premiato autore di La scuola cattolica, e reso cupissimo dalla fotografia plumbea di Francesco Di Giacomo, Rapito è anche un film sul conflitto che, prima o poi, ognuno di noi sperimenta sulla propria pelle: quello che porta a scontrarsi tra loro chi siamo veramente e ciò che vorremmo essere.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di Rapito, Marco Bellocchio racconta la storia vera del rapimento di Edgardo Mortara, bambino ebreo di Bologna, da parte della Chiesa cattolica. Ormai totalmente libero e in un momento creativo fortissimo, il regista trasforma un fatto storico in un horror di possessione, in cui il demone è il papa Pio IX. Cast in stato di grazia, a cominciare da un Paolo Pierobon che popolerà i vostri incubi.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • La totale libertà di Marco Bellocchio.
  • L'interpretazione di Paolo Pierobon nel ruolo di papa Pio IX.
  • Un cast in stato di grazia.
  • La fotografia di rancesco Di Giacomo.

Cosa non va

  • Se proprio dobbiamo trovare un difetto nel film di Bellocchio, possiamo dire che la parte finale corre di più rispetto ai primi due atti.