Ostaggi, la recensione: Tra dramma sociale e commedia nera

La recensione di Ostaggi, l'opera prima di Eleonora Ivone ispirata dall'omonima pièce teatrale. Una commedia sociale sulla diseguaglianza e il pregiudizio, portata avanti da un azzeccato mix di tipi umani.

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Ostaggi: Alessandro Haber e Eleonora Ivone in una scena

Cosa succede se un piccolo imprenditore esasperato dai debiti tenta un rocambolesco assalto a un portavalori per poi barricarsi in una panetteria di provincia con un bizzarro gruppetto di ostaggi? Proveremo a scoprirlo insieme nel corso della recensione di Ostaggi (in streaming su Sky Prima Fila dal 15 maggio), esordio alla regia di Eleonora Ivone che attraverso un singolare bestiario di tipi umani tenta di restituirci l'immagine di un paese, il nostro, provato dalle diseguaglianze sociali ed economiche e sempre più logorato dal pregiudizio razziale e di genere. Il film nasce dall'adattamento dell'omonima pièce teatrale (interpretata da Michela Andreozzi, Jonis Bascir, Pietro Genuardi, Gabriele Pignotta e Silvana Bosi) diretta da Angelo Longoni, che insieme alla regista la riscrive per il cinema, mantenendo l'impianto del dramma da camera e privilegiando la parola.

La commedia sociale

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Ostaggi: Gianmarco Tognazzi e Vanessa Incontrada in una scena

Ostaggi aderisce perfettamente alla realtà sociale del nostro tempo, grazie ad una storia che poggia interamente sull'eccentrico assortimento di personaggi, ognuno con un proprio vissuto, maschere che rispolverano la lezione della commedia all'italiana. Marco (Gianmarco Tognazzi) è un piccolo imprenditore strozzato dai debiti, esasperato dall'ennesima cartella esattoriale improvvisa una rapina a un portavalori e con la polizia alle calcagna finirà per trovare rifugio in una panetteria dove prenderà in ostaggio tutti i presenti all'interno del negozio: Ambra (Vanessa Incontrada), un'ex infermiera, che ora fa la prostituta per scelta, Regina (Elena Cotta), una pensionata cardiopatica capace di tirar fuori al momento giusto un piglio da "rivoluzionaria", Remo (Francesco Pannofino), il panettiere "pavido e aggressivo", un concentrato di luoghi comuni e Nabil (Jonis Bascir), un immigrato clandestino venuto dalla Siria, che parla per aforismi e sbarca il lunario vendendo calzini per strada.

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Ostaggi: Vanessa Incontrada con Elena Cotta in una scena

Fuori da questo angolo di mondo dove si consuma un tragicomico scambio di battute e una serie di paradossali tentativi di salvarsi la pelle, tengono banco le negoziazioni di Anna (interpretata dalla stessa regista), psicologa criminale e mediatrice, e gli avventati tentativi del commissario (Alessandro Haber) di irrompere nel locale con la forza, con tanto di cecchini appostati sui tetti pronti a intervenire al suo via. Pur riproponendo l'unità di tempo, luogo e azione dell'opera teatrale, il film è in grado di reinventarla inserendo nuove dinamiche e sfumature, che ben si adattano alla dimensione cinematografica: l'effetto è quello dell'acquario attraverso il quale il pubblico potrà osservare ostaggi e carceriere "darsele" (verbalmente e fisicamente) di santa ragione. L'improbabile combriccola, che si ritrova inaspettatamente a solidarizzare, altro non è se non uno spaccato dell'Italietta contemporanea: precaria, moralizzatrice, sessista, vessata dal conflitto sociale, razzista, bigotta eppure ancora capace di recuperare da qualche parte l'umanità più bella e varia.

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Una grande prova attoriale

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Ostaggi: Gianmarco Tognazzi con Francesco Pannofino in una scena

Il racconto spazia tra i generi dall'action movie alla black comedy e lascia al paradosso comico il compito di denunciare le storture e i vezzi del nostro tempo; i toni variano dal dramma alla satira, al grottesco. Ostaggi è un film certamente non privo di difetti, a partire da una regia non particolarmente originale e ancorata alle convenzioni e in qualche passaggio troppo incline alla faciloneria, ma nel complesso si rivela un'opera prima credibile e in grado di valorizzare la comicità di parola, sorretta da una grande prova attoriale.

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Ostaggi: Francesco Pannofino e Gianmarco Tognazzi in una scena

L'intero cast non sbaglia una battuta, Vanessa Incontrada e Elena Cotta su tutti: la prima nei panni della prostituta, lavoro che svolge con fiera dignità, è una donna schietta, diretta, determinata, a lei la scrittura affida alcune delle citazioni di cui il film è infarcito trasformandola in una sorta di demiurgo; la seconda con il carico di umanità e presenza scenica che le è proprio, interpreta una anziana pensionata, debole di cuore e fragile nel fisico, ma capace all'occorrenza di spiazzare e rimettere tutti in riga. Ad accomunare i personaggi di questa scalmanata brigata è un senso di diffusa esasperazione come ognuno di loro denuncerà all'inizio del film con quel "sono già stanco" rivolto direttamente in camera, con buona pace della quarta parete.

Conclusioni

Concludiamo la recensione di Ostaggi ribadendo l’indubbio apprezzamento per un’opera prima capace di riproporre la lezione della commedia all’italiana. Il film ha il pregio di spaziare tra i generi dall’action movie alla black comedy senza perdere la propria identità, mentre i toni variano dal dramma alla satira, al grottesco mettendo a nudo le storture della nostra contemporaneità. Il bizzarro e azzeccato assortimento di tipi umani, l’ottima prova attoriale e un buon lavoro di scrittura che non cede all’immobilismo nel passaggio dal teatro al mezzo cinematografico, fanno il resto.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • La dimensione della commedia sociale che affida al paradosso comico il compito di denunciare le storture e i vezzi del nostro tempo.
  • La comicità di parola sorretta da una grande prova attoriale.
  • L’idea di mantenere l’unità di tempo, luogo e azione dell’opera teatrale da cui il film è tratto si dimostra un ottimo espediente drammaturgico anche nell’adattamento cinematografico: rinchiudere carceriere e ostaggi in un unico ambiente innesca il cortocircuito necessario perché esplodano i conflitti e l’azione vada avanti.

Cosa non va

  • Una regia troppo convenzionale.