One Life, la recensione: grande storia vera, film troppo canonico

La recensione di One Life: nonostante la bravura di Anthony Hopkins, e nonostante la vicenda che racconta, il film di James Hawes non ha la necessaria e originale incisività.

One Life, la recensione: grande storia vera, film troppo canonico

One Life di James Hawes è uno strano, per certi versi incompiuto e umorale film. Un film che poteva essere, e che non è stato. Un film potente (potentissimo) nel messaggio, gracile nella struttura. Anzi, più che gracile, canonico e depotenziato. Dall'altra parte, se di umore si tratta, è anche un film che segue la luce, che regala attimi forti, seguendo un protagonista incredibile e una storia vera, oggi, fondamentale e nevralgica. Quegli attimi, poi, sorretti dall'interpretazione misurata di un attore superlativo: Anthony Hopkins.

One Life 1 9I1U7If
Anthony Hopkins in One Life

Tratto da If it's Not Impossible... The Life of Sir Nicholas Winton di Barbara Winton, One Life adatta appunto l'epopea di Nicholas Winton che, tramite l'operazione Kindertransport (una delle tante storie poco note del Secondo Conflitto), salvò quasi 700 bambini (ma l'operazione in generale ne salvò molti di più, circa diecimila) dalla deportazione nazista. I tratti narrativi, quindi, si sposerebbero meravigliosamente con il racconto cinematografico, per un ritratto umano nell'essenza migliore. Tuttavia, e come detto all'inizio della recensione, l'atmosfera è bloccata in un film suddiviso in due epoche che, alla lunga, non riesce a coinvolgere come dovrebbe (o forse come avremmo voluto noi?), rapportando il profilo di un eroe silenzioso ad una sceneggiatura, a tratti, fin troppo didascalica.

One Life, la trama: la storia vera di Nicholas Winton

One Life 3
Johnny Flynn in One Life

Ciononostante, One Life andrebbe comunque visto per capire l'importanza dell'accoglienza, del sacrificio, del coraggio civile, e non solo di quello militare, tanto decantato. Andrebbe poi visto per la bravura di Anthony Hopkins, e per la bravura di Johnny Flynn, che interpreta un giovane Nicholas Winton. Sì perché il film di James Hawes parte alla fine degli Anni 80, con un Winton anziano che accarezza i suoi ricordi. Nel cassetto della sua scrivania custodisce una sorta di diario dove conserva documenti, foto e memorie dei bambini che ha salvato durante l'invasione dell'allora Cecoslovacchia da parte di Hitler. Che fare, di quel diario? Renderlo noto, oppure tenerlo per sé? Avanti e indietro tra il 1988 e il 1939, ripercorriamo la storia e il viaggio di Winton. Capiamo i motivi che lo hanno spinto ad un atto così benevolo, e comprendiamo come sia stato possibile, in un'epoca tanto oscura, rendere possibile una migrazione di minori da un confine all'altro, portando i bambini in salvo da Praga fino a Londra.

Un grande protagonista, un film poco ispirato

One Life 2
Helena Bonham Carter in One Life

Quindi sì, i motivi per vedere One Life ci sarebbero pure (è un film volutamente umile, e lo rispettiamo), se non fosse che la doppia time-line rende il film un oggetto sbilenco, e poco incisivo ad uno sguardo meno approfondito. Spieghiamo: se la costruzione cinematografica si biforca tra il 1939 e il 1988, è il periodo della Seconda Guerra Mondiale a risultare enormemente già visto, tanto per tono che per colori. Se l'atto eroico di Winton si è effettivamente sviluppato durante lo scoppio della Guerra, il ciclo messo in moto dal regista è in qualche modo fine a sé stesso, senza rendere potente il pretesto, e senza soffermarsi sulle dinamiche, preferendo una concitata enfasi utile solo a mantenere il ritmo. In fondo, più che una questione registica, è una questione di scrittura: la linea temporale del 1988, infatti, doveva e poteva essere l'unica linea presente nel film.

One Life 1 9I1U7If
Anthony Hopkins in One Life

Soffermarsi sull'anzianità di Winton, sulla memoria, sul concetto di dovere e di potere, oltre che sull'idea di accoglienza, che dovrebbe seguire le regole umane e non quelle politiche, sarebbe stato sicuramente più aderente, e più originale nella messa in scena. Perché poi viene sfiorata, in una didascalia, la scelta inizialmente conflittuale di Winton nel concedersi la "notorietà" tramite That's Life!, il talks show della BBC che rivelò allo stesso Winton l'identità dei bambini salvati quarant'anni prima. Ecco, per riassumere, One Life è un film frammentato, generalmente classico (con i canonici violini che accompagnano lo score di Volker Bertelmann), segnato da un paio di dialoghi bislacchi (l'incontro tra Hopkins e Jonathan Pryce è un esempio) e da una poco ispirata emotività. Un (mezzo) peccato, se consideriamo il materiale a disposizione e il profilo di un uomo che si è fatto sinonimo di bontà. Insomma, una grande storia in un film, probabilmente, troppo piccolo.

Conclusioni

Concludendo la recensione di One Life, ci soffermiamo ancora sulla bravura di Anthony Hopkins, e su quanto l'epopea di Nicholas Winton (morto nel 2015, ultracentenario) sia perfetta come pretesto per parlare di accoglienza e lucidità di pensiero umano. Dall'altra parte, e nonostante la potenza della storia, il film di James Hawes non ha la giusta dose cinematografica, né la necessaria originalità, perdendosi in un'opera troppo didascalica in confronto a ciò che vorrebbe mettere in scena.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • Anthony Hopkins, sempre eccezionale.
  • La storia vera che racconta.
  • L'attualità della vicenda.

Cosa non va

  • Troppo canonico.
  • I segmenti ambientati nel 1939 sono poco ispirati.
  • Alcuni dialoghi al limite del didascalico.