L’esorcista - Il credente, la recensione: David Gordon Green affronta un altro classico horror

La recensione de L'esorcista - Il credente, il film firmato da David Gordon Green che riprende il cult horror degli anni '70 e prova ad attualiizzarlo per il pubblico di oggi.

L’esorcista - Il credente, la recensione: David Gordon Green affronta un altro classico horror

È sempre difficile affrontare operazioni come L'esorcista - Il credente di cui vi parliamo in questa recensione, perché bisogna bilanciare l'efficacia in quanto film a sé, progetto autonomo in quanto tale, con la pesante eredità che porta sulle spalle. È la maledizione dei cosiddetti Legacy Sequel degli ultimi anni, che riprendono, omaggiano e continuano a sviluppare quel che è stato aggiungendo qualcosa di nuovo e attuale. David Gordon Green aveva già portato avanti un'operazione del genere con la trilogia di Halloween degli scorsi anni, con risultati nel complesso apprezzabili, e prova a ripetersi affrontando un altro mostro sacro del cinema horror. Sarà riuscito a fare qualcosa di altrettanto efficace?

Il ritorno del male nella trama del sequel

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L'Esorcista - Il credente: una scena del film

Inizia nel passato L'Esorcista - Il credente, come il suo predecessore firmato da William Friedkin nel 1973, ben cinquant'anni fa: siamo ad Haiti, dove seguiamo il protagonista Victor Fielding e la moglie incinta restano coinvolti in un tremendo terremoto. La moglie di Victor non sopravvive a quel tragico evento, ma i medici riescono a salvare la figlia che porta in grembo, Angela. Li ritroviamo dodici anni dopo, padre e figlia, cresciuti come famiglia subendo quell'assenza così pesante per entrambi, ma uniti e felici. Almeno fino a quando Angela e la sua amica Katherine fanno quella che sembra la classica bravata da adolescenti: spariscono nel bosco per riapparire solo tre giorni dopo senza ricordare cosa sia successo loro, dando il via a una serie di eventi che saranno familiari a chi conosce il film di Friedkin, ma che costringeranno Victor a confrontarsi con un'idea di male che non poteva immaginare. E cercare l'aiuto di un volto noto della saga.

Il legame con il passato

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L'Esorcista - Il credente: una scena del film

Non sono solo i punti di contatto nell'intreccio del film a creare un filo conduttore con il passato, ma il mondo narrativo in cui la storia si muove e nello specifico il personaggio di Chris McNeill, che l'attrice premio Oscar Ellen Burstyn torna a interpretare dopo 50 anni. La donna, che ancora porta le ferite psicologiche di quanto accaduto a sua figlia Regan durante l'adolescenza, rappresenta quel legame con le radici cinematografiche di questa storia che permettono a David Gordon Green di realizzare un reboot della saga che possa essere anche un sequel, un Legacy Sequel per l'appunto, e ripercorrere il tipo di operazione realizzata già con la saga di Halloween sfruttando la figura di Jamie Lee Curtis.

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L'Esorcista - Il credente: una foto dal set

E il regista gestisce con saggezza la presenza e l'introduzione del personaggio, stuzzicando il pubblico, solleticandone l'interesse e l'emozione accennando al tema classico de L'esorcista di Friedkin. Citando il passato senza abusarne, rendendolo funzionale al racconto. In questo l'operazione è compiuta e riuscita, perché omaggia e sfrutta la lore della saga ma senza realizzarne una copia pedissequa. Ammicca anche con ironia alla metafora della pubertà presente nel titolo originale, ma prende una strada diversa, pur concentrandosi su una protagonista come Angela che appartiene alla stessa fascia d'età: una scelta consapevole, che impedisce però a Il credente di avere gli stessi livelli di lettura dell'originale.

Ripetere e andare oltre

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L'Esorcista - Il credente: una scena del film

Una scelta che nasce dall'esigenza di autonomia di identità, ma che diventa difetto se si segue la strada del confronto a ogni costo (e la recente riedizione del classico in qualche modo porta a farlo), spesso inevitabilmente perso dai nuovi titoli rispetto agli originali a cui si ispirano. Ma a voler considerare L'esorcista - Il credente solo in quanto film di genere, come horror che si rivolge al pubblico di oggi, non possiamo ignorare la sua efficacia nel costruire i presupposti della storia, tratteggiare i personaggi e i loro legame, e considerare il diverso contesto sociale in cui ci si muove. La costruzione del film in quanto storia dell'orrore, infatti, funziona e colpisce, grazie a ritmo, montaggio e un'attenzione ai dettagli che trasmette gli aspetti più oscuri e viscerali della possessione, sia grazie a trucco ed effetti di scena, che nella presenza della giovane Lidya Jewett.

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L'Esorcista - Il credente: una scena del film

Il credente è un film che, al netto di qualche incertezza e qualche eccesso, tiene la tensione, provoca più di un sano spavento nello spettatore, e soprattutto lascia con quell'inevitabile senso di inquietudine che il tema della possessione, e conseguente esorcismo, riescono sempre a suscitare nel pubblico. Mettendo questi elementi sul piatto della bilancia, ci sentiamo di dire che possiamo considerare il bicchiere mezzo pieno e ritenerci soddisfatti, in attesa di un prossimo capitolo che ci appare plausibile immaginando un cammino simile a quanto fatto di recente con Halloween.

Conclusioni

Arriviamo alle battute finali della recensione de L’esorcista - Il credente e ribadiamo quanto espresso sopra: il film di David Gordon Green è un buon horror che sa proporre tensione, spaventi e inquietudine allo spettatore con alcune sequenze ben costruite e un’attenzione ai dettagli più macabri ben gestita. Inoltre il film sa tenere in equilibrio lo sguardo al presente (e futuro?) de L’esorcista con il passato rappresentato dal classico di William Friedkin, gestendo con sapienza rimandi e riferimenti, anche se mancano quegli ulteriori livelli di lettura che il film originale aveva: Nel complesso, però, l’operazione si può considerare riuscita.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.4/5

Perché ci piace

  • Il ritorno di Ellen Burstyn nel ruolo di Chris MacNeill: un’icona del cinema e dell’horror.
  • Personaggi ben tratteggiati e cast in parte, tra i quali si conferma un’ottima Ann Dowd.
  • La costruzione delle tensione e quell’inquietudine che riesce a lasciare nello spettatore.
  • Il trucco e la resa generale della possessione, che richiama il classico ma sa colpire nel segno.

Cosa non va

  • Mancano quegli ulteriori livelli di lettura che il film originale aveva, ma andare in una diversa direzione è una scelta consapevole.
  • Qualche incertezza e qualche eccesso che non rovinano la visione.