L'eroe, la recensione: Salvatore Esposito e il mistero del bimbo scomparso

L'eroe, la recensione: l'esordio di Cristiano Anania con Salvatore Esposito e Cristina Donadio ha un interessante spunto di partenza, ma non convince.

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Già attivo dal 2004 come regista di cortometraggi e fondatore di una casa di distribuzione che da tempo si occupa specificatamente di far circolare nei principali festival italiani film brevi di registi emergenti, Cristiano Anania con L'eroe è riuscito finalmente a raggiungere l'obiettivo di esordire nel lungometraggio. Frutto di un lavoro di diversi anni in cui si è faticosamente riusciti a reperire i finanziamenti necessari, l'opera prima con protagonista Salvatore Esposito è senz'altro apprezzabile per la volontà di scegliere strade meno scontate o commerciali ma, come si vedrà meglio più avanti in questa recensione de L'eroe, risulta nel complesso acerba e poco riuscita, presentando fin troppi limiti, in particolare di scrittura.

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Il rapimento di un bambino, l'ambizione di un giornalista

La trama de L'eroe ruota attorno all'ambizioso Giorgio (Salvatore Esposito), fortemente motivato a imporsi come firma di punta de Il corriere del centro, il quotidiano romano per cui lavora. Per raggiungere l'obiettivo di andare in prima pagina il giornalista decide di concentrarsi su una delicata e scomoda vicenda riguardante un ministro, ma ciò che ottiene è il trasferimento punitivo da parte del suo direttore in un'anonima redazione di provincia. Nel piccolo paese in cui viene spedito non succede mai nulla e trovare un'occasione per un articolo di inchiesta o di cronaca che possa dargli visibilità sembra impossibile. Tutto però cambia all'improvviso nel momento in cui viene rapito il nipote dell'importante imprenditrice locale Enrica Guidi (Cristina Donadio), produttrice di un vino di alta qualità apprezzato in tutto il mondo. La notizia diviene subito di interesse per i media nazionali e Giorgio avrà così l'insperata opportunità di giocarsi le proprie carte approfondendo e raccontando il misterioso caso del bambino scomparso.

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Cristiano Anania, un esordio che non convince

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Per quanto lo spunto di partenza sia interessante, il lavoro di Cristiano Anania (qui anche autore unico del soggetto e della sceneggiatura) non riesce mai davvero ad appassionare e, nonostante la durata inferiore all'ora e mezza, si trascina a fatica fra caratterizzazioni dei personaggi poco convincenti, dialoghi spesso non incisivi e una serie di sviluppi narrativi incapaci di immergere chi guarda nelle vicende raccontate. Sebbene le prove delle due star di Gomorra Salvatore Esposito e Cristina Donadio (che nella serie interpretano Genny Savastano e Scianel) siano apprezzabili e il colpo di scena finale risulti di buon impatto, alla resa dei conti a non reggere è la struttura drammaturgica complessiva del film. Lo stesso tema della tendenza giornalistica a creare scandali e sbattere il mostro in prima pagina, che sulla carta dovrebbe rappresentare il cuore di quest'opera prima, rimane appena abbozzato e non conduce a una riflessione realmente stimolante. Insomma, anche tenendo conto delle attenuanti legate al basso budget, da L'eroe era lecito aspettarsi di più.

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2.5/5