Pecore in erba e la Roma distopica in cui l’antisemita è una vittima

L'irridente mockumentary di Alberto Caviglia affronta la scomparsa del giovane Leonardo Zuliani, un immaginario eroe romano dei nostri tempi, per ribaltare il nostro sistema di valori e far riflettere sull'antisemitismo da un punto di vista nuovo: candidamente antisemita.

Leonardo Zuliani è scomparso: ce lo annuncia con tono grave una giornalista di Sky Tg24. Trastevere, il quartiere in cui Leonardo è cresciuto, è gremito di suoi seguaci, che si accalcano davanti alla porta di casa Zuliani affinché il loro eroe torni a casa al più presto. La madre e la sorella guardano con occhi imploranti lo schermo, e l'intero paese è turbato dalla notizia della sua scomparsa, non riuscendo a trovarne un senso, a intuirne le reali motivazioni.

Pecore in erba: Anna Ferruzzo e Davide Giordano in una scena del film
Pecore in erba: Anna Ferruzzo e Davide Giordano in una scena del film

Forse è solo un'altra delle genialate di Leonardo? E chi è veramente Leonardo Zuliani? La Roma distopica raccontata da Pecore in erba lo sa bene, ma lo spettatore in sala no. Quindi ecco che parte lo speciale, ricostruendo come il più collaudato degli approfondimenti televisivi la figura di Leonardo.

Leonardo Zuliani: antisemita puro ed eroe dei nostri tempi

Interviste trasversali, foto e testimonianze, reazioni commosse della gente comune: ci viene mano a mano consegnato tutto. Dal solito Sgarbi, che s'infiamma e poi ritratta, a un anonimo parrucchiere che mentre pettina i capelli di una cliente rievoca nostalgicamente la personalità di Leonardo. Quella pervicacia e quel coraggio che non potevano lasciare indifferente nessuno. Chi è quindi Leonardo Zuliani?
Un trentenne romano geneticamente antisemita, che in una società innervata da un'ottusa "antisemifobia" trova la forza di seguire i suoi ideali, con candore e umiltà, senza alcuna megalomania. È così che diventa il creatore di Bloody Mario, un fumetto antisemita diventato un cult, o si inventa la New Bible Redux, una versione della Bibbia da cui vengono espunte tutte le parole che fanno riferimento agli ebrei (fatalità vuole che rimangano solo gli articoli e le congiunzioni).

Pecore in erba: un'immagine del film di Alberto Caviglia
Pecore in erba: un'immagine del film di Alberto Caviglia

È grazie a quell'ostinazione e a quella naturalezza che fonda la Burger Pork, una catena di fast food dove servono solo carne di maiale, o che ispira lo struggente Paura d'odiare, film in bianco e nero interpretato da Vinicio Marchioni, Carolina Crescentini e un intenso Francesco Pannofino nei panni del padre di Leornardo, che si era assentato una notte per comprare una videocassetta e non era mai più tornato (complice la lasagna quotidianamente riproposta a tavola dalla moglie, e anche quella frasetta che non sopportava più, ripetuta fino allo sfinimento dai romani: "a Roma 'ndo scavi scavi...").

Pecore in erba: Davide Giordano in un'immagine del film diretto da Alberto Caviglia
Pecore in erba: Davide Giordano in un'immagine del film diretto da Alberto Caviglia

Riflettere sull'antisemitismo attraverso il paradosso e il mockumentary

Pecore in erba: un'immagine promozionale del film diretto da Alberto Caviglia
Pecore in erba: un'immagine promozionale del film diretto da Alberto Caviglia

Leonardo Zuliani, di cui significativamente non sentiamo mai la voce, è al contempo il protagonista di un documentario che lo mitizza e di un mockumentary, finto documentario, che esorcizza il più temuto spauracchio della storia contemporanea, l'antisemitismo, trasformandolo in giocattolo e in paradosso. Se lo spettatore accetta il ruolo di complice in questo scherzo straniante, gli riuscirà difficile non ridere a diverse trovate. E il compito gli viene facilitato dalla complicità di personaggi di spicco e ideologicamente eterogenei, che hanno interpretato sé stessi nelle finte interviste parlando di Leonardo Zuliani come di un eroe dei nostri tempi. Corrado Augias, Gianni Pacinotti, Giancarlo De Cataldo, Fabio Fazio, Carlo Freccero, Enrico Mentana e tanti altri: tutti al servizio, ironicamente e autoironicamente, della nobilitazione di un esperimento provocatorio e goliardico, sicuramente coraggioso, atto a far riflettere attraverso l'espediente "meta" sulla spaventosa ondata moderna di antisemitismo. Capovolgendo il buonsenso. "Antisemita è una persona che ama odiare, quindi impedirglielo è un po' impedirgli di amare", viene argomentato a un certo punto con ovvietà.

Sacha Baron Cohen, Forrest Gump e antieroi affini

Pecore in erba: un'immagine del film che ritrae Davide Giordano
Pecore in erba: un'immagine del film che ritrae Davide Giordano

Con quella faccia buona che ricorda il Ted di How I Met Your Mother, Leonardo Zuliani (Davide Giordano) è un personaggio simpaticamente naïf, inconsapevole del seguito che avranno le sue azioni, un po' come un Forrest Gump nostrano. Il dittatore di Sacha Baron Cohen è un altro riferimento, reso però scevro di quella compiaciuta insensibilità razzista. Perché il nocciolo dissacrante di Pecore in erba risiede proprio nella faccetta sbarbata e nello sguardo spaesato di Leonardo, non compreso da quelle frange intolleranti che non ammettono l'antisemifobia. E quell'ingenuità disarmante, che potrebbe ricordare anche il Peter Sellers di Oltre il giardino, si sposa perfettamente con la Roma distopica, alla rovescia, che fa assurgere Leonardo a simbolo e a esempio della sua generazione.

Il mockumentary, genere ancora poco approfondito in Italia, permette al regista Alberto Caviglia di sfruttarne l'insita comicità, di giocare con la satira e di prospettare un mondo pericolosamente rassicurante nel suo ribaltamento nonsense, dove comunque le personalità di spicco rimangono sé stesse, gli assolati scorci romani sono ben riconoscibili, ma dove si mescolano vittime e carnefici, valori e disvalori. Dove si dovrebbe avere il sacrosanto diritto di manifestare il proprio razzismo, e chi lo affossa è il vero intollerante. Il politically incorrect deriva proprio dal presentare questa dimensione alternativa come banale, e dal non rendere né sadici né sgradevoli i personaggi che la incarnano. Le macchiette di Sacha Baron Cohen sono buffe in quanto odiose; Leonardo Zuliani no: è un comunissimo ragazzo, "antisemita puro", dai boccoli castani e dall'espressione smarrita. Qui risiede l'originalità del film, purtroppo penalizzato da qualche calo di ritmo.

La comicità politicamente scorretta e le analogie con Boris

Pecore in erba: un intensa inquadratura ravvicinata dedicata a Anna Ferruzzo
Pecore in erba: un intensa inquadratura ravvicinata dedicata a Anna Ferruzzo

Del resto, nell'esplorare la comicità "scorretta" avevamo già dato ottima prova in Italia con l'indimenticabile Boris, che irrideva tutto e tutti (formidabile la scena in cui la troupe televisiva di René Ferretti insulta il ragazzo sulla sedia a rotelle, dopo la scoperta che il padre è del partito dei Verdi, quindi del tutto innocuo). E come non ripensare proprio a Boris e a Gli occhi del cuore, la scadentissima fiction di René, quando nel film ispirato a Leonardo Zuliani, Paura d'odiare, ritroviamo quella recitazione enfatica e sospirata e ben due degli attori del serial di Fox? Pecore in erba ("troppe pecore in erba" è l'anagramma di "ebreo trippone crepa", ideato per lo stadio da Leonardo su striscioni amovibili) ha prima di tutto questo merito: far ridere grazie a una comicità che forse ci appartiene e ci è molto più affine di quanto avremmo previsto.

Movieplayer.it

3.0/5