La ragazza dei miei sogni: nel labirinto dall’amore all’incubo

Tra indizi esoterici e spirtismo, il secondo film di Saverio Di Biagio cerca con tutte le sue forze l'oscurità del mistero per poi adagiarsi su una storia d'amore priva di pathos e di empatia nei confronti dei personaggi.

La ragazza dei miei sogni: Primo Reggiani in un momento del film
La ragazza dei miei sogni: Primo Reggiani in un momento del film

Talmente privo di personalità da non meritarsi nemmeno un nome, P. vive la sua vita in un limbo perenne. Sospeso tra desideri frustrati e sogni ricorrenti, questo trentenne colleziona aspirazioni frustrate, si nutre di "vorrei, ma non posso" continui e alienanti. P., orfano di genitori e con una sorellina come unico affetto, vorrebbe fare lo scrittore, ma deve accontentarsi della mansione di redattore in un giornale. Vorrebbe trasformare un'amicizia in qualcosa di più, senza riuscirci. Calato in questa quotidianità avara di picchi emotivi e di soddisfazioni personali, il ragazzo si rifugia così in una dimensione onirica di piaceri privatissimi.

La ragazza dei miei sogni: Miriam Giovanelli in un momento del film
La ragazza dei miei sogni: Miriam Giovanelli in un momento del film

Nei suoi sogni si insinua un volto nuovo, una ragazza dalle forme e dalle movenze angeliche, carica di fascino e di erotismo. Sino al momento in cui quel sogno attraente si materializza nella realtà; la ragazza dei sogni di P. ha un volto vero, un corpo solido, viaggia sui treni e frequenta locali e persino un nome: Sofia. Oltre a questa insperata apparizione, l'infelice esistenza di P. viene scossa anche dal ritorno di Alessandro, un vecchio amico ambiguo e appassionato di arti occulte. Ha così inizio il viaggio in una dimensione nuova, esaltante ma allo stesso tempo pericolosa. Un viaggio in cui la purezza non è stata invitata.

Sotto la pelle della città

La ragazza dei miei sogni: Primo Reggiani in una scena del film
La ragazza dei miei sogni: Primo Reggiani in una scena del film

Tratto dall'omonimo romanzo di Francesco Dimitri (qui sceneggiatore), La ragazza dei miei sogni segue la parabola di P. (Primo Reggiani), cerca di vivisezionarne le insoddisfazioni, le umiliazioni, ma anche di seguire con sguardo neutro i suoi impacciati slanci emotivi. Il secondo film di Saverio Di Biagio, infatti, affossa il suo protagonista in uno stato pietoso, lo dipinge come il primo degli ultimi e come lo racconta come una persona profondamente dipendente dall'approvazione altrui, incapace di bastare a se stesso e per questo in perenne ricerca. Per questo l'innamoramento facile e immediato tra P. e Sofia non va visto come un difetto di scrittura, ma come una sfumatura caratteriale di un ragazzo che forse è vittima delle sue stesse aspirazioni, forse perché innamorato dell'amore stesso.

La ragazza dei miei sogni: Nicolas Vaporidis in una scena del film
La ragazza dei miei sogni: Nicolas Vaporidis in una scena del film

I problemi de La ragazza dei miei sogni sono altrove. E non sono nemmeno nel suo tentativo più lodevole, ovvero una rappresentazione inedita e poco abusata di una città come Bari. Mai nominata, ma mostrata di continuo, il capoluogo pugliese è privato del solito sole, del solito mare e della solita luce naturale, ma sporcata di nero e di giallo, di un mistero che, purtroppo, resta più visivo che narrativo. Di Biagio prova a rendere il contesto urbano un vero e proprio co-protagonista, a far pullulare sotto le confortevoli apparenze cittadine un sottobosco magico, una dimensione parallela, oscura, dominata da rituali magici e personaggi strambi. Lo sforzo, per quanto apprezzabile, purtroppo non rende questa opera seconda l'urban fantasy che vorrebbe essere.

Magia o incantesimo?

La ragazza dei miei sogni: Miriam Giovanelli in una scena del film
La ragazza dei miei sogni: Miriam Giovanelli in una scena del film

Sfuggente ad una sola idea di genere, La ragazza dei miei sogni ondeggia tra il thriller psicologico e la storia d'amore dannata, basata su un laceranti dilemmi. L'amore è una magia benevola o un incantesimo di cui siamo succubi? È la proiezione delle nostre mancanze o l'apoteosi della nostra parte migliore? Per quanto il desiderio di esplorare nuovi territori e immaginari rimanga lodevole, il film di Di Biagio risponde a queste domande con una scrittura senza profondità. Il tema trattato è ardito, e andrebbe maneggiato con una cura e un'efficacia tagliente che i dialoghi non raggiungono mai. Tra frasi banali e litigi basati su gelosie adolescenziali, La ragazza dei miei sogni non viene aiutato anche dalla recitazione dei suoi interpreti, troppo didascalici nella messa in scena dei loro caratteri.

La ragazza dei miei sogni: Primo Reggiani e Nicolas Vaporidis in una scena del film
La ragazza dei miei sogni: Primo Reggiani e Nicolas Vaporidis in una scena del film

Se Primo Reggiani sottolinea di continuo il suo essere fuori luogo, timido e frangibile senza mai creare vera empatia nei suoi confronti, a Nicolas Vaporidis non basta un corpo pieno di tatuaggi per dare vita ad un personaggio mellifluo e ambiguo, ambasciatore dell'occulto che viaggia sulla soglia tra reale e incanto. Il vero problema del film è proprio la distanza tra lo spettatore e le peripezie amorose-esistenziali vissute da P. e la sua Sofia. Una spaccatura nata dalla natura estremamente artefatta del film, che spesso, pur di scuotere lo sguardo del pubblico, va alla ricerca dell'elemento straniante tra sette sataniche e personaggi sopra le righe. La ragazza dei miei sogni è un esperimento, o meglio, è il tentativo di evocare qualcosa di nuovo. Purtroppo, però, l'azzardo non viene premiato e nessuno "batte un colpo".

Movieplayer.it

2.0/5