La chimera, la recensione: vita, morte e rinascita nel nuovo film di Alice Rohrwacher

La nostra recensione de La chimera, il nuovo film di Alice Rohrwacher presentato in concorso al Festival di Cannes che con struggente malinconia porta su schermo una storia di vita, morte e antichità violate.

La chimera, la recensione: vita, morte e rinascita nel nuovo film di Alice Rohrwacher

"Non è morto ciò che in eterno può attendere, e col volgere di strani eoni, anche la morte può morire." Siamo perfettamente consapevoli che citare Lovecraft può sembrare bizzarro, ma in qualche modo questa frase del Necronomicon riassume in modo perfettamente calzante l'atmosfera de La chimera, il nuovo film di Alice Rohrwacher presentato in competizione a Cannes 76. La morte è infatti quasi la vera protagonista di quest'opera, una presenza costante e dai tanti volti, evanescente eppure tangibile, una malinconica compagna che non fa paura, anzi, è responsabile di quella bellezza per millenni nascosta dall'argillosa terra delle coste laziali.

La Chimera Josh Oconnor Alice Rohrwacher
La chimera: Josh O'Connor e Alice Rohrwacher sul set

Nello scrivere questa recensione de La chimera cercheremo di tenere conto di tutti gli elementi, narrativi e visivi, che concorrono a far sì che questo lungometraggio sia uno dei più toccanti e intensi della regista, la storia di vite che si intrecciano, vite perdute, unite dall'arte che, proprio come la nera signora, per ciascuno può assumere significati diversi.

La vita dei tombaroli nella trama

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La chimera: un momento del film

Arthur è appena uscito di prigione, non ha praticamente nulla con sé se non ciò che indossa. Sta tornando nel paese che lo ha accolto, quello dove ha conosciuto e perso l'amore, quello dove ha trovato un lavoro illegale che gli è costato la libertà. L'uomo è infatti un tombarolo che ha la straordinaria capacità di "sentire" la presenza delle tombe nascoste nel sottosuolo, quelle costruzioni che nell'antichità accoglievano i resti dei defunti e i loro corredi funebri, veri e propri tesori spesso ben pagati sul mercato nero. Questa attività illecita dà da vivere a lui e ai suoi compagni, un gruppo di profanatori di tombe antiche, uomini e donne che vivono di espedienti e a cui interessa solo il poter trarre maggior profitto possibile dalle loro scorribande. Ma Arthur non ha solo loro ad aspettarlo: in una villa ormai in decadimento vive Flora, un'ex cantante lirica, madre della donna che amava, Beniamina, quel fantasma che continua a comparirgli in sogno e che lui non riesce a lasciare andare. L'uomo, conosciuto da tutti come l'Inglese, in realtà non smetterà mai di cercarla, andando alla ricerca di quella porta dell'aldilà di cui i miti parlano.

La chimera, Alice Rohrwacher: "Un film che parla di rinascita"

Vita e morte, due tematiche ricorrenti

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La chimera: una scena

Miti, leggende, storia; con questo lungometraggio Alice Rohrwacher, per la quarta volta al festival francese, torna ad utilizzare la morte per raccontare verità sull'esistenza. Proprio come aveva fatto con Lazzaro felice, gioca col soprannaturale per intrecciare una vicenda malinconica e a tratti amara in cui le miserie umane si accompagnano al ricordo di un amore perduto, di qualcosa di così puro e incontaminato che il tempo non riesce a scalfire. Ogni personaggio in scena incarna qualcosa, ad ognuno è affidato il compito di rappresentare una "non vita": Arthur vive nel passato e nel ricordo, incapace di godere del presente, Flora rimane ancorata ad una casa che cade a pezzi e che le figlie stanno pian piano spogliando di ogni bene, proprio come un'antica tomba, profanata e privata da ogni bene, da quei simboli che raccontano gloriosi tempi passati sprofondati nel tempo e nell'oblio. I membri del gruppo di tombaroli sono invece troppo ancorati al denaro per apprezzare le incredibili opere d'arte su cui posano gli occhi, accecati dalla promessa di un riscatto sociale ed economico che, probabilmente, non arriverà mai.

La vita, la morte e tra le due la miseria umana, un'esistenza sbiadita come una vecchia Polaroid, una quotidianità stanca alla ricerca dell'impossibile, lento e sofferto inseguimento di qualcosa di perduto. Arthur nelle tombe che profana cerca una via per accedere al mondo dei morti, ma il suo viaggio verso gli inferi è cominciato prima ancora che lui se ne accorgesse, un percorso che lo consuma ogni giorno di più e che sembra strappargli la vita un pezzetto alla volta, privandolo di ogni cosa, propio come una tomba ormai vuota.

Un'impronta visiva riconoscibile

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La chimera: una scena del film

La chimera è intriso di una malinconia struggente, un sentimento che sembra trasparire da ogni elemento del film, anche visivo. L'uso di tre tipi di pellicola, 35 mm, super 16mm e 16 mm, conferisce caratteristiche differenti ad ambientazioni e situazioni, ricostruendo un mosaico in cui diverse anime possono coesistere e servire al meglio la storia. Alice Rohrwacher è una regista con un'impronta visiva molto forte che però negli anni ha saputo sapientemente modulare e adattare in base al tipo di prodotto e narrazione. È anche grazie a questa qualità che la consideriamo una dei cineasti più espressivi del cinema italiano e questo film sembra assolutamente confermarlo.

Conclusioni

Per riassumere la nostra recensione de La chimera possiamo affermare che il film di Alice Rohrwacher è un malinconico affresco che parla di vita e morte attraverso personaggi tormentati da un passato che non riescono a lasciarsi alle spalle e dall'amore perduto. La cifra stilistica della regista risulta sempre efficace e perfetta, grazie anche all'uso di tre diversi tipi di pellicola.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • I personaggi, tratteggiati con delicatezza e profondità.
  • La storia che permette ad Alice Rohrwacher di tornare su temi a lei cari.
  • L’impronta visiva della regista, particolare e affascinante…

Cosa non va

  • … ma che proprio per questo potrebbe scoraggiare chi non apprezza il suo stile.