Recensione Opopomoz (2003)

In mezzo ai tanti colossi d'animazione d'oltreoceano, spunta in questo Natale una proposta in salsa napoletana, dal sapore casereccio e tutta giocata sulla tradizione popolare.

L'animazione in salsa napoletana

In mezzo ai tanti colossi d'animazione d'oltreoceano, spunta in questo Natale una proposta in salsa napoletana, dal sapore casereccio e tutta giocata sulla tradizione popolare. E quale miglior tradizione partenopea si poteva tirare in ballo in questo periodo, se non quella del presepe? Ed è infatti il presepe che Enzo D'Alò mette al centro della sua fiaba, costruita e studiata per i bambini ma che ha il pregio di dare più di qualche spunto di riflessione anche ai genitori, troppo spesso distratti nei confronti dei sentimenti dei loro figli. Il film si svolge nel periodo natalizio: una famiglia di Napoli sta aspettando un bambino, che dovrebbe nascere proprio nella notte di Natale. L´altro figlio, che si chiama Rocco, vive con disagio questa attesa, perchè si immagina che tutte le attenzioni saranno per il neonato fratellino mentre lui in famiglia finirà probabilmente nel dimenticatoio. Il male, il diavolo o "sua bassezza" che dir si voglia, vuole approfittare delle sue tentazioni e ordina a tre diavoletti (purtroppo per lui, alquanto pasticcioni) il compito di affidare a Rocco una missione epocale: farlo entrare nel presepe attraverso una parola magica (Opopomoz, che dà appunto il titolo al film) per ostacolare Giuseppe e Maria nella loro strada verso Betlemme, in modo da non far nascere Gesù, e facendo credere a Rocco che così non arriverà nemmeno il tanto temuto fratellino.

Appare naturale che a confronto con le sofisticate e tecnologiche animazioni della Pixar, Opopomoz sembra un prodotto artigianale, seppur curato in maniera professionale. Ma non è evidentemente in questo settore che D´Alò gioca le sue carte. Il film invece va apprezzato per il coraggio di affrontare chiaramente con i diretti interessati un tema scottante e reale come la gelosia tra fratellini, sorelline e bambini in genere. E come conseguenza funge da campanello d´allarme per i genitori, che per disattenzione o scarsa vigilanza non si accorgono di cosa a volte monti nelle teste dei loro figli. In fondo la missione dentro il presepe, nel quale nascita umana e nascita divina continuano ad andare a braccetto, è solo l´espediente per questo argomento, che viene trattato in modo leggero ma allo stesso tempo preciso e pungente. Tanto che è impossibile che un bambino sensibile non si senta in qualche modo tirato in ballo. Ma sia ben chiaro che il prodotto non è "serioso", perchè Opopomoz resta pur sempre una fiaba divertente e giocosa, grazie anche alle frizzanti voci che danno vigore e spessore ai tanti personaggi della storia. Voci anche prestigiose, tra le quali spiccano quelle di Silvio Orlando e addirittura di John Turturro.

Opopomoz è insomma una proposta da accogliere in modo positivo: se non altro, non fa solo accompagnare "meccanicamente" i figli al cinema, ma fa anche delicatamente ricordare che esistono.

Movieplayer.it

4.0/5