John Wick 4, la recensione: il culmine dell'esperienza action del franchise con Keanu Reeves

In due ore e cinquanta minuti, il regista Chad Stahelski ci accompagna in un sensazionale tour de force globale tra Tokyo e Parigi che porta alle estreme conseguenze il discorso cinematografico della saga. Ne parliamo nella nostra recensione.

John Wick 4, la recensione: il culmine dell'esperienza action del franchise con Keanu Reeves

L'evoluzione del franchise di John Wick è stata semplicemente straordinaria. Iniziato nel 2014 come sogno cinematografico di due stuntman professionisti re-inventatisi registi, la saga con protagonista Keanu Reeves ha vissuto una decompressione narrativa invidiabile già a partire dal secondo capitolo, addentrandosi sempre più a fondo in un sottobosco criminale dettagliato e affascinante. Da piccolo e virtuoso action movie ha così intrapreso un incredibile percorso identitario che lo ha portato a uno sviluppo di contesti, situazioni e personaggi paragonabile da vicino a una vera e propria mitologia fatta di regole (in)violabili e innumerevoli nomenclature, elevando e nobilitando passo dopo passo il principale genere d'appartenenza, di cui oggi è sovrano indiscusso.

John Wick 4 Keanu Reeves
John Wick 4: Keanu Reeves in un'immagine

Insieme all'impietoso e indicativo bodycount accumulato dall'ex-assassino in pensione, con tre capitoli all'attivo John Wick si è così distinto come un progetto da oltre 600 milioni di dollari, regalando al pubblico una ragguardevole quantità di virtuose, epiche e violente emozioni action. Migliorando ed esasperando costantemente il tiro, alla fine è arrivato a questo ultimo e sensazionale John Wick 4, capitolo insieme migliore, più eccessivo e dilatato dell'intera saga, semplicemente fuori scala ed esaltante come non mai.

Amici e nemici

John Wick Chapter 4
John Wick Chapter 4: Keanu Reeves in un'immagine

Giunti al quarto capitolo, è importante dare contesto alla storia per avere chiaro l'incipit. Alla fine di Parabellum, John veniva tradito da Winston (Ian McShane) e salvato dal Sovrano del Bowery (Laurence Fishburne), infuriato e deciso a mietere vendetta contro i membri della Tavola. Se il terzo film riprendeva la storia appena due minuti dopo l'interruzione del secondo capitolo, gettandoci subito nel mezzo dell'azione senza quasi soluzione di continuità, John Wick 4 sceglie di respirare e mettere in sequenza un'introduzione molto più narrativa e strutturata in un climax crescente. Riassestatosi dalle profonde ferite ricevute da Winston e dalla caduta, John torna in Marocco - incitato dal Canto III dell'Inferno dantesco - ed elimina il cosiddetto Reggente, l'unica figura esistente al di sopra della Tavola. Considerato però defunto dopo il tradimento del direttore del Continental di New York, John appare adesso come un vero uomo nero, misterioso e terrificante, rendendo fede al soprannome Baba Yaga.

John Wick 4 1 Ro2J5T3
John Wick 4: Keanu Reeves in una sequenza

Il fallimento di Winston viene punito con la distruzione del Continental e la privazione dei suoi privilegi da Manager da parte dello spietato Marchese Vincent de Gramont (un divertito Bill Skarsgard dall'accento francese), alto membro della Tavola con delega ufficiale di occuparsi a qualunque costo dell'uccisione di John Wick. Tra i suoi assi nella manica l'ex-assassino in pensione Caine (Donnie Yen), amico di John richiamato in servizio dal Marchese che suo malgrado si trova costretto a lavorare per la tavola proprio contro Wick, e anche l'avventato Tracker (Shamier Anderson). Tra Tokyo, New York, Berlino e Parigi, incontrando vecchi e fidati amici come Shimazu Koji (Hiroyuki Sanada), manager del Continental di Osaka, e avversari tenaci e sopra le righe come Killa (uno Scott Adkins indimenticabile), reggente della Tavola in Germania, John tenterà il tutto per tutto per liberarsi finalmente dei suoi nemici e tornare nell'ombra da cui è stato costretto a uscire.

John Wick: 5 cult movie che hanno anticipato il film di Keanu Reeves

Fenomenologia criminale

John Wick 4 Keanu Reeves Vrnvm7I
John Wick: Chapter 4 - Keanu Reeves in una scena

Come detto, John Wick 4 ha un'apertura che è quasi anti-climatica rispetto al terzo capitolo. Una scelta che va letta come una vera attestazione di volontà, a sottolineare la necessità di riformulare un contesto adeguatamente strutturato prima di cominciare la vera mattanza. Nella pratica, servono coordinate per capire dove, come e quando menare le mani. Si avverte però una certa tendenza all'ipertrofia narrativa e a una dilatazione del racconto decisamente esasperata. Cambiamenti di taglio ben esplicativi dell'addio di Derek Kolstad alla scrittura, il cui storytelling era molto più sobrio e contenuto nei primi due film concepiti in solitaria rispetto alla seconda metà del franchise, dove assistiamo a una marcata dilatazione del comparto narrativo, fatto di più relazioni, dialoghi, giustificazioni e motivazioni di sorta.

John Wick 4 7
John Wick 4: Donnie Yen in una scena del film

Si tratta di un'approfondita fenomenologia culturale dell'universo criminale di John Wick, delle sue regole e dei suoi protagonisti. In questo quarto capitolo Shay Hatten e Michael Finch tentano di estendere concettualmente l'anima più divertente e combattiva di John "dalla penna alla spada", ampliando il parterre di situazioni in cui il dialogo precede la strage e provando a costruire qualcosa di più emozionante e sincero, meno pretestuoso e invece correlato al dramma di John e alle sue motivazioni. In questo senso, i personaggi di Caine, di Koji e del compianto Lance Reddick nei panni del concierge Charon risultano parte di questo bagaglio emotivo d'inedite dimensioni, destinato a dare l'esatta misura del senso stesso d'amicizia o di rivalità in un universo narrativo come questo.

John Wick 4 8
John Wick 4: Keanu Reeves in una foto del film

Si continuano allora a tratteggiare con divertimento ed estrema fantasia metodi e usanze del sottobosco criminale di John Wick, che in più di un'occasione richiedono al pubblico una sospensione dell'incredulità tale da essere persino superiore a quella richiesta dalle abilità di John, ma è forse l'unico prezzo reale da pagare per godere appieno del film. Certo, molti passaggi si confermano comunque estremamente grotteschi tra pratica e concetto, oppure elasticizzati in eccesso di punch line in chiave dialogica, ma di fatto è questo il mondo di John Wick: completamente sopra le righe, questa volta sfiorando persino il rischio di annoiare in più di un'occasione. Ma a bilanciare ancora una volta il tutto c'è la perfezione stilistica dell'azione, vero fiore all'occhiello della produzione.

John Wick: come recuperare in streaming la saga con Keanu Reeves

Parigi val bene un'ecatombe

John Wick 4 1 Byntsvb
John Wick 4: Keanu Reeves in un primo piano

La locuzione "Parigi val bene una messa" significa che a volte vale la pena compiere un sacrificio per uno scopo più alto. E John ha intenzione di compiere tanti sacrifici e proprio a Parigi per una causa personale ed elevata. Seriamente: il bodycount di John Wick 4 è totalmente fuori scala e il numero di uccisioni quasi impossibile da ricordare. Se Chad Stahelski aveva dimostrato di fare sul serio già nei precedenti capitoli, la sua regia sfiora adesso la perfezione stilistica e creativa, in particolare nel lato estetico e celebrativo di genere. È ormai chiaro che quello di Wick sia il suo mondo è che sappia sempre come inquadrarlo e come valorizzarlo in ogni sequenza, dalla parlata alla massacrata. Il merito va anche a Dan Laustsen in fotografia, ma è la visione d'insieme di Stahelski e la sua comprensione del testo cinematografico a lasciare stupefatti, perché capace di costruire passaggi action semplicemente sbalorditivi.

John Wick 4 3 Ehvjf24
John Wick 4: Keanu Reeves in una scena d'azione

Da ex-stuntman conosce il lavoro alla perfezione, ed è proprio questo know how a permettergli di capire sempre dove essere per avere una lettura migliore della scena e nobilitare i gesti atletici più sensazionali, pensando ad esempio al personaggio cieco di Donnie Yen e al suo utilizzo dello spazio. La sua narrazione dell'azione è tra le migliori e più inventive e virtuose del momento, perché innamorata della fluidità dei close-quartes combat e della varietà situazionistica, tra utilizzo di armi sempre differenti (qui c'è uso illuminato dei nunchaku) e inseguimenti al cardiopalma. Ovviamente l'addestramento di Keanu Reeves e il suo incredibile physique-du-role (ma pure una dedizione spesso data per scontata alla parte) aiutano non poco la credibilità e la bellezza delle sequenze, ma sono poi le componenti del tutto a creare il maestoso spettacolo d'azione a cui assistiamo.

John Wick 4 1 H4Awtnd
John Wick 4: Keanu Reeves in una foto

Se lo scontro a Tokyo aiuta a entrare di nuovo nell'anima più dinamica e appropriata di John Wick, sono in verità gli ultimi stupefacenti 50 minuti a Parigi a segnare l'apice dell'esperienza di genere del franchise, quanto di meglio mai visto nel cinema action contemporaneo. Dalla Tour Eiffel all'Arco di Trionfo, dagli arrondissement fino ai 222 gradini di Montmartre, l'ultimo atto del film è un distillato di morte ben shakerato e di gusto deciso. Si passa da inseguimenti in auto con combattimenti corpo a corpo nel bel mezzo del traffico della rotonda più famosa della Francia a una scalata senza fiato diretti verso la Basilica del Sacro Cuore. Il massimo dell'entusiasmo arriva però quando John Wick 4 si trasforma in un mix tra RTS e sparatutto con visuale dall'alto, a ricordare titoli come Hotline Miami ma in live-action, con tanto di arma adeguata a spettacolizzare al massimo la trovata registica e un turbinio di sensazioni positive che danno l'esatta dimensione del talento visionario di Stahelski e della sua grammatica di genere. Tra l'uscita di Ballerina con Ana de Armas e la serie sul Continental, adesso sembra ci sarà una pausa prima dell'arrivo di un eventuale quinto capitolo della saga. A noi va benissimo così: abbuffati, felici e persino un po' commossi davanti a un'ecatombe cinematografica senza eguali.

Conclusioni

In conclusione, John Wick 4 è un'esperienza cinematografica esaltante. Dilata all'eccesso la componente narrativa per impostare un setting che sia tanto pretestuoso quanto elaborato, cercando anche con più insistenza una componente emotiva in verità non richiesta. Chad Stahelski nobilita poi il tutto con l'azione e il film si bilancia e trova la sua dimensione naturale e più entusiasmante, raggiungendo un apice superlativo nei suoi ultimi 50 minuti. Quanto di meglio mai visto nel genere tra virtuosismo e coreografie.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • Keanu Reeves dimostra di avere ancora un physique-du-role impressionante.
  • Il villain shakesperiano di Bill Skarsgard.
  • Eccellente scelta e varietà di comprimari.
  • La fotografia di Dan Laustsen, mai così "caratterizzata".
  • La regia dinamica e inventiva di Chad Stahelski.
  • L'azione ai massimi livelli del franchise e del genere.

Cosa non va

  • Due ore e cinquanta si sentono tutte.
  • Soffre un po' di un'eccessiva dilatazione narrativa.