Inu-Oh, la recensione: tradizione e mito in una travolgente opera rock

La nostra recensione di Inu-Oh, il coinvolgente capolavoro del regista Masaaki Yuasa nei cinema italiani dal 12 ottobre 2023.

Inu-Oh, la recensione: tradizione e mito in una travolgente opera rock

Era il 2021 e nella sezione Orizzonti della Mostra del cinema di Venezia Inu-Oh iniziava il suo lungo cammino tra sale cinematografiche e festival internazionali. Il film, candidato di recente anche ai Golden Globe come migliore pellicola d'animazione, è infatti un'opera che punta in alto e che mira a colpire la vista e l'udito dello spettatore con un'incredibile forza creativa. Nei cinema italiani dal 12 ottobre 2023, dopo ben due anni dalle prime proiezioni, il lavoro di Masaaki Yuasa, regista di grande interesse per altri titoli come The Tatami Galaxy, Devilman Crybaby, Lu e la città delle sirene, Ride Your Wave, trova finalmente la sua giusta collocazione anche qui da noi.

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Inu-Oh da bambino

In questa recensione di Inu-Oh, infatti, cercheremo di farvi capire perché è così importante vedere questo titolo in sala dove potrete godere di qualcosa che è molto di più di una storia coinvolgente: un'anime che racconta l'arte centenaria del teatro Nō giapponese attraverso un linguaggio estremamente contemporaneo, quasi dissacrante se si pensa alla rigida disciplina che contraddistingue questo tipo di arte, ma che allo stesso tempo riesce a comunicare come pochi altri titoli hanno fatto, anche attraverso una storia basata sul saggio The Tale of the Heike: Chapter of Inu-Oh di Hideo Furukawa, che fonde folklore, leggenda e narrazione di fantasia ad elementi storici documentati.

Musica, teatro e folklore si incontrano nella trama

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Inu-Oh e la sua maschera

Siamo nell'era Muromachi, Tomona è un vivace ragazzino che abita in un villaggio costiero. Un giorno, dopo essere andato in spedizione con suo padre insieme a degli uomini sconosciuti per recuperare in mare un misterioso artefatto, rimane cieco a causa di un incidente che uccide anche il suo genitore. Determinato a scoprire di più sull'accaduto si incammina verso la capitale cercando di fare luce sul mistero legato al misterioso oggetto ritrovato in mare e che sembra avere a che fare con il mito degli Heike, ovvero per lo più guerrieri protagonisti di storie narrate nelle canzoni del folklore locale. Quando si imbatte in un monaco cieco suonatore di Biwa, Tomana decide di seguirlo per intraprendere anche lui quella strada ma la sua vita cambia radicalmente quando incontra Inu-Oh, un ragazzino che tiene nascosto il volto dietro una maschera da zucca per coprire le deformità che lo affliggono sin dalla nascita. I due diverranno amici inseparabili e quando il ragazzo cieco comincia a cantare storie che riguardano il misterioso coetaneo le loro esibizioni acquisiscono un'enorme e rapida popolarità.

Il futuro è (non solo) anime: l'onda lunga dell'immaginario giapponese

L'elemento della musica per riflettere sull'arte stessa

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I musicisti appartenenti alla compagnia di Tomona

Del fatto che Masaaki Yuasa fosse un autore molto interessante ce ne eravamo convinti già all'uscita di The Tatami Galaxy e Davilman Crybaby. Co-fondatore dello Studio Science SARU, ha dimostrato nel corso degli anni di avere una visione estremamente moderna che è stata in grado di trasmettere a tutte le storie che ha raccontato e reinterpretato, senza mai snaturarle ma riadattandole al suo estro artistico ed ad un pubblico che cambia e che diventa sempre più esigente.

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Inu-Oh in una suggestiva scena del film

Se Crybaby è di sicuro l'emblema di questa sua capacità, altri titoli come Ride Your Wave o Lu e la città delle sirene ci hanno invece mostrato la trasversalità e versatilità dello stile di Yuasa, caratteristiche che sembrano confluire tutte in questo suo ultimo, riuscitissimo lavoro: Inu-Oh, un'opera rock proprio perché, ancora una volta, in uno dei lavori del regista la musica diviene strumento fondamentale alla narrazione. L'unione tra le sonorità della musica tradizionale giapponese e i suoi strumenti si fondono in un tema musicale graffiante ma allo stesso tempo armonico che parodizza i cliché del rock usandoli per esprimere quella spinta creativa che è in grado di travolgere e far tremare non la tradizione ma i tradizionalisti, esponenti di una rigidità che va fortemente in conflitto con la mutevole necessità espressiva propria dell'arte stessa.

Cosa ci definisce

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Tomona ed Inu-Oh in un momento del film

La forza del film risiede anche nella sua lettura a più livelli: se è possibile riconoscere nella pellicola una riflessione sull'arte teatrale, o sull'arte più in generale, è anche vero che è possibile spostare il focus su un'altra tematica espressa dall'evoluzione dei singoli personaggi, e con essi su ciò che veramente può cambiare un individuo. I cambiamenti che interessano Inu-Oh, per come ci vengono mostrati e raccontati, sono il frutto delle azioni del ragazzo: nato con una forma mostruosa, man mano che porta alla luce le sue performance, che canta, balla e si scatena sul palco, cambia, assume quella forma umana che non solo ha tanto desiderato ma che, forse, era destinato ad avere, quasi a rappresentare come sia quello che facciamo, le azioni che decidiamo di compiere, i nostri modi di esprimerci a definirci, a darci letteralmente forma. Non sono il sangue o le nostre origini a stabilire chi siamo veramente e questo concetto per come è reso va oltre il mero messaggio motivazionale.

Un regista con la propria estetica

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Inu-Oh durante uno spettacolo

Abbiamo già parlato dello stile di Masaaki Yuasa, una visione che lui è abilmente in grado di mettere a servizio delle storie che racconta e per quest'opera non fa nessuna eccezione. Il character design dei personaggi, a volte grottesco a volte ispirato alle pitture tradizionali dell'epoca, si sposa alla perfezione con le esagerazioni grafiche a cui il regista ci ha abituato in passato, così come con la consueta attenzione all'uso del colore. Le sue tavolozze sono sempre composte da tinte vivi e brillanti che hanno il compito di guidare letteralmente l'occhio dello spettatore attraverso scene ricche di dettagli e di grandissimo impatto. Insomma, una gioia per occhi e orecchie (se apprezzate il genere musicale) che vi consigliamo di vedere, possibilmente, nella migliore sala cinematografica che riuscite a trovare in modo tale da permettere a suono e immagini di avvolgervi e trasportarvi per 98 minuti in una storia tanto suggestiva quanto indimenticabile.

Conclusioni

Nel riassumere la nostra recensione di Inu-Oh non possiamo non riconfermare l'opinione particolarmente positiva per un film che entra di sicuro a far parte dei titoli animati più interessanti tra le diverse uscite di quest'anno. Masaaki Yuasa utilizza la sua cifra stilistica per confezionare un’opera in equilibrio tra tradizione e innovazione, stratificata e appassionante, dove la musica è di nuovo elemento fondamentale per la narrazione. Consigliatissima la visione in sala.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • La musica, motore del film ed elemento coinvolgente.
  • Lo stile del regista perfettamente messo a servizio della storia.
  • I diversi livelli di lettura della narrazione.

Cosa non va

  • Potrebbe essere di difficile visione per chi non ama le opere musicali.