Recensione Deja Vu - Corsa Contro Il Tempo (2006)

Denzel Washington incarna di nuovo l'eroe senza macchia e la sua solidità interpretativa avvince tanto dal voler fortemente che siano possibili tali metodi investigativi, ma soprattutto, accendere la voglia di credere ancora in un'alternativa.

Interferenze dal futuro

L'agente dell'ATF (Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosive) Doug Carlin viene coinvolto nelle indagini sull'esplosione di un traghetto a New Orleans che ha causato la morte di oltre 500 vittime. Le prime tracce dell'attentato lo portano ad indagare sulla morte di una giovane donna, il cui corpo straziato presenta delle analogie con quelli rinvenuti dopo il disastro, ma l'ora del decesso è precedente; solo l'attentatore poteva simularne la morte secondo le caratteristiche di un evento non ancora accaduto, a meno che lui stesso non ne fosse l'artefice. Determinato a catturare il colpevole, Doug collabora con l'FBI avendo così accesso ad un laboratorio di fisica in cui le immagini registrate dalle telecamere del luogo del disastro vengono rielaborate in modo da creare un salto temporale di quattro giorni.
L'impresa lo porterà tanto avanti nella scoperta della verità da innamorarsi della donna assassinata e decidere di salvarla, tornando indietro nel tempo.

Denso di colpi di scena e tecniche avveniristiche, Dejà vu - Corsa contro il tempo è una generosa commistione di azione e regole quantistiche, prodotta dalla prospera collaborazione fra Tony Scott e Jerry Bruckheimer che, dopo Allarme rosso e Man on fire - il fuoco della vendetta, reclamano sullo schermo l'affascinante Denzel Washington. La formula funziona anche stavolta ed il dramma in equilibrio tra scienza e fantascienza, scorre fluido per oltre due ore, mantenendo una tensione costante e catturando l'attenzione del pubblico, nonostante qualche sbavatura. Tanto professionale da curare ogni minimo dettaglio, Scott indulge in qualche spettacolarità di troppo fino a dilagare nel finale mettendo a repentaglio la tollerabilità della vicenda.
Vero è che nessuna delle teorie enucleate è fasulla, a partire da quella "delle stringhe" di Green, per la quale esistono 11 stringhe di universi paralleli tanto vicini da consentire con i giusti mezzi tecnologici, impensabili evoluzioni spazio-temporali. Forte l'impatto scientifico sull'argomento chiave: un'ipotesi affascinante sulla reale esistenza di quel fenomeno ancora irrisolto per il quale si ha la sensazione di conoscere già una persona od un luogo, benchè visti per la prima volta; déja vù, appunto. Così, gli sceneggiatori Bill Marsilii e Terry Rossio danno la loro spiegazione del fenomeno, facendo vivere ai protagonisti una moderna avventura epica nel tentativo di cambiare il futuro operando nel passato, per farli incontrare di nuovo, in uno sguardo di ricerca di precedenti condivisioni.

Al di là della credibilità di alcune sequenze (Doug, intrappolato in un'auto immersa nel Mississippi, riesce a liberare Claire smontando a mani nude lo sterzo al quale è legata e sfondando a calci il parabrezza) e di qualche forzatura nella sceneggiatura, il film funziona per la scelta dei protagonisti e soprattutto della location post-Kathrina. Molte riprese aeree della città sono autentiche testimonianze della distruzione che ha colpito la città lo scorso anno e il senso della vicenda, di riuscire a lottare contro l'ineluttabilità degli eventi con tanta e tale forza da riuscire a cambiarli, è un grido di speranza proprio in un posto tanto martoriato.

Denzel Washington incarna di nuovo l'eroe senza macchia e la sua solidità interpretativa avvince tanto dal voler fortemente che siano possibili tali metodi investigativi, ma soprattutto, accendere la voglia di credere ancora in un'alternativa. Ecco la forza di un film a tratti quasi fracassone, con auto che volano ed esplosioni a go-go'; una favola moderna che non può più servirsi di draghi e principesse, ma di personaggi fatti di carne e sangue che esibiscono lividi e ferite e cercano di sfuggire ad un destino già segnato sin dai primi fotogrammi.
Inutile spendere altre parole sul talento di Washington, capace di interpretare con la stessa intensità anche il ruolo più banale; molto convincenti piuttosto la semi-esordiente Paula Patton e l'ex-Gesù Cristo di Mel Gibson James Caviezel che ci regala un "buon cattivo".

L'impatto futuristico della storia concentrata in un laboratorio, è garantito da una tecnica registica impressionante, supportata da attrezzature e macchinari molto originali a partire dalla Genesis, macchina da presa ad alta definizione che oltre ad un'eccezionale mobilità garantisce immagini di qualità in quasi totale assenza di luce. Non solo: è stata utilizzata la Time Track, solitamente per riprese a passo uno, con un carrello per produrre un effetto fantasma utilizzando 160 inquadrature proiettate in sequenza, per la prima volta nella storia del cinema. Inoltre, molte delle tecnologie militari come l'infrarosso e le immagini a impulsi di calore, compresa la macchina da presa Lydar, hanno consentito la realizzazione del tunnel temprale che porta il pubblico nella casa di Claire, qualche giorno prima del suo omicidio, mostrandola sotto forma di scie luminose e diagrammi.
Grande prova registica per il papà di Top Gun e Domino che rende trascurabile una forte ispirazione a quel Minority report che già qualche anno fa rese gloria a Tom Cruise e a papà Spielberg.

Indimenticabile, per gli appassionati del genere, l'inseguimento sul Mississippi Bridge, in pieno giorno, quando Doug grazie ad un casco visivo riesce a vedere sullo stesso ponte il terrorista, quattro giorni prima.
Assurdo fino ad essere veritiero e perciò affascinante anche quando esagerato, Déja vù segna comunque un nuovo passo nella storia del cinema di fantascienza moderna.