Recensione Julie & Julia (2009)

Dalla regista di C'è posta per te, Nora Ephron, una divertente commedia tra i fornelli, l'amore e la carriera: Julie & Julia. Protagonista assoluta una superba Meryl Streep.

Indovina chi cucina a cena?

Screwball comedy in (salsa) rosa, Julie & Julia segna il ritorno di Nora Ephron, figlia di commediografi e già apprezzata dal grande pubblico con il romantico C'è posta per te, al protagonismo del sentimento, scevro del sentimentalismo trito e ritrito che inzuppa di melensaggine tante pellicole hollywoodiane di più recente produzione. La storia, un adattamento di due romanzi - Julie & Julia di Julie Powell, coinvolta nella sceneggiatura, e My Life in France di Julia Child con Alex Prud'homme - è quella di due donne in carriera che provano a farsi strada dimostrando i loro talenti davanti ai fornelli.

Parigi, anni '40. Julia e il marito Paul si sono appena trasferiti in Francia. Lui è preso dal lavoro e dalle ambizioni, lei prova a coltivare le sue passioni in una città di cui non conosce neanche la lingua. Scoprirà che la maggiore delle sue attitudini, mangiare, può trasformare la sua vita e quella di milioni di casalinghe disperate. New York, 2002. Julie ed Eric hanno appena traslocato in un rumorosissimo appartamento nella 40esima strada. Lei è una scrittrice mancata che adora cucinare e decide di lanciarsi in una sfida "virtuale": proverà a realizzare 524 ricette in 365 giorni.

La figura di Julia Child, prototipo di donna rivoluzionaria che stravolse negli Stati Uniti di McCarthy l'immagine di donna destinata, e relegata, alla cucina, pervade il film per tutta la durata e si riflette in un omaggio a doppio binario: da un lato Julia, giunonica quasi come la Dietrich, squillante nella voce, ostinata e caparbia nei gesti, con un amore sconfinato per il cibo, che fa della sua passione il suo mestiere, dall'altro Julie, dolce, ipersensibile, insoddisfatta del suo lavoro assistenziale post-11 settembre, che la sera si consola del tran tran quotidiano cucinando ed emulando la Child.
Le due vite scorrono su un piano speculare che Nora Ephron gestisce sul grande schermo con tocco raffinato, grazioso e mai maldestro. Al contrario, la pellicola appare molto equilibrata nell'operazione di split screen contenutistica: le protagoniste si riflettono, s'incrociano, si somigliano e lo spettatore alla fine non può non aspettarsi che s'incontrino. La cucina, che con immagini vivide, sensuali, irresistibili e accattivanti conquista lo stomaco e riempie gli occhi, fa da traino tematico ai protagonisti: è il baricentro delle vite di Julia e Julie, muta le loro esistenze, mutuate, e cambia, fortificandoli, i loro matrimoni. Tra una ricetta e l'altra la Ephron intinge le storie di carinerie mai edulcorate, le condisce con ammiccanti schizzi politically uncorrect e con frammenti di storie collaterali di scarsa presa e dissemina nelle battute maschili, come "Julia Child non è sempre stata Julia Child", gli ingredienti segreti per comprendere meglio le personalità. I siparietti coniugali e le gag da sitcom aggiungono un valore aggiunto al piacere visivo che scaturisce dalle golosità e dalle prelibatezze in cui si destreggiano tra Parigi e New York le affabili protagoniste.
La performance di Meryl Streep, che era stata Julia già nel 1977 per l'omonimo film drammatico di Fred Zinnemann, è ineguagliabile: la signora Streep riesce a caratterizzare un ruolo già fisso nell'immaginario collettivo, anche per le sue trasmissioni televisive, con un'interpretazione, una prossemica e un accento eccelsi. Si destreggia con una leggiadria quasi fiabesca e senza il ricorso alla caricatura prevedibile al fianco di Stanley Tucci, bravo, vigoroso e senza sbavature, con il quale mette in scena un matrimonio non convenzionale. Gradevoli anche le prove di Amy Adams (Julie), che ricorda per il look una giovane Judy Garland, e Chris Messina (Eric), sui quali però pesa un inevitabile confronto con la collaudata coppia Streep-Tucci, la cui chimica supera gli slanci vivaci dei due attori più giovani, e meno esperti .