Recensione 10000 AC (2008)

Guerrieri, riti di iniziazione, giganteschi mammuth, santoni e grandi battaglie in nome dell'amore sono al centro del nuovo kolossal firmato dal regista di origini tedesche dal pedigree più 'catastrofico' che ci sia.

I cavernicoli secondo Emmerich

Dopo catastrofi naturali, mostri e invasioni aliene, Roland Emmerich - il re del blockbuster tutto effetti speciali fantasmagorici e zero tensione emotiva - cambia scenario (ma non registro) e decide di tentare laddove il suo collega Mel Gibson ha fallito, in termini di incassi, solo un anno fa. Guerrieri, riti di iniziazione, giganteschi mammuth, santoni e grandi battaglie in nome dell'amore sono infatti al centro del nuovo kolossal firmato dal regista di origini tedesche dal pedigree più 'catastrofico' che ci sia.

Gli uomini delle caverne di 10,000 AC sono assai diversi da quelli visti finora: niente clava, pochi peli, niente schiena curva, niente modi scimmieschi, niente denti usurati. Sono proprio come siamo noi oggi (anche un tantino più belli), solo con qualche dialetto e treccina africaneggiante in più, vestiti di pelliccia animale, collane d'osso e lancia tra le mani. Anche qui, come in Apocalypto ma non con la stessa intensità, si narra l'avventura di un giovane cacciatore che si ritrova a capo di una spedizione punitiva verso il maestoso tempio eretto da un'altra civiltà, più evoluta della loro, che li ha attaccati senza pietà e ha fatto prigionieri le loro donne e i loro bambini. A muovere tutto di nuovo l'amore, stavolta quello del muscoloso D'Leh nei confronti della bella Evolet dagli occhi azzurri, sua futura sposa, rapita durante il saccheggio del loro villaggio e ora tenuta prigioniera dagli spregevoli dominatori. Ne seguirà un viaggio ai confini del mondo, affrontato dal piccolo esercito per salvare la donzella e distruggere i castelli in aria innalzati da genti più 'elevate'.

Avete capito bene: castelli, piramidi e templi simil-Maya ai tempi dei mammuth. Emmerich però non si prende troppo sul serio (e ci mancherebbe pure) e confeziona sì un film polpettone, sfarzosamente pieno di morti ammazzati e pelosi animaloni preistorici dalle lunghe zanne, ma riesce anche nell'impresa di essere tanto kitsch quanto (volontariamente) comico. C'è da dire però che stavolta il livello di entertainment è notevolmente inferiore a quello dei suoi film passati, per non parlare dell'insulsaggine di dialoghi e sceneggiatura, quest'ultima frutto di un'attenta quanto spudorata e mal riuscita scopiazzatura.

Non c'è dubbio, la confezione dei giganteschi mammuth è impeccabile (e vorremmo anche vedere, 100 milioni sono 100 milioni) come anche le scene di lotta, quelle di combattimento e le immense inquadrature panoramiche templari ricostruite in computer grafica, ma a infastidire maggiormente sono proprio gli homo sapiens, la loro rappresentazione, il loro spessore umano, il loro spirito d'aggregazione, per non parlare delle scelte a livello linguistico e storico fatte dai realizzatori, talvolta a dir poco imbarazzanti. Tra uno sbadiglio e l'altro lo spettatore viene trascinato e sballottato per circa due ore nel nulla narrativo più assoluto, e ai fortunati che riescono a non assopirsi, il film riserva anche qualche grassa dissacrante risata. Se avete la passione per le le avventure epiche, per gli effetti visivi che fanno strabuzzare gli occhi e vi accontentate di una storia che sembra scritta per un cartone animato dedicato agli under 10 allora questo è il film che fa per voi. L'uomo primitivo rozzo che ha inventato il fuoco? Un mito definitivamente distrutto.

Movieplayer.it

2.0/5